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“William S. Burroughs e il culto del rock ‘n’ roll”

di Gabriele Ottaviani

Senza Burroughs difficilmente Christopherson avrebbe esplorato i cut-up e i fold-in audio in maniera così approfondita. L’opera e lo stile di vita dello scrittore lo avevano inoltre spinto ad accettare pienamente la propria omosessualità: il musicista sosteneva che aver scoperto il Pasto nudo all’età di tredici anni gli avesse cambiato la vita. Con il suo compagno Balance, Christopherson esplorò le dinamiche di potere e le perversioni sessuali con una musica dal carattere intimo e tonificante al tempo stesso.

William S. Burroghs e il culto del rock ‘n’ roll, Casey Rae, Jimenez. Traduzione dall’inglese di Alessandro Besselva Averame. Non è l’intensità ma la durata della sofferenza che spezza la volontà di opporre resistenza: è questa una delle tante frasi di Pasto nudo, il capolavoro – messo all’indice per oscenità – di William Burroughs, che andrebbero scolpite nella memoria e nella storia, perché posseggono l’epico respiro dell’universale. Universale come è il linguaggio della bellezza, che si dipana attraverso le varie forme dell’arte: è proprio il dialogo tra la produzione di Burroughs, eroinomane, gay, discusso, discutibile, geniale e senza regole, e quella dei musicisti che ne hanno subito il fascino e l’influsso, il fulcro di quest’opera ampia, densa, dotta, colta, evocativa. Da non perdere.

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