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“Aghi”

aghi+.PNGdi Gabriele Ottaviani

Il vizio non se n’è andato via e nemmeno le cicatrici sulla fronte, che la mia folta chioma biondo platino ormai nasconde perfettamente. Mi diverto a cambiarmi il nome con ogni cliente, tranne con quelli fissi o che mi pagano di più. A loro dico il mio vero nome per uno strano senso di lealtà. Così in una sola giornata sono più di dieci donne diverse. Sono Patrizia, Luana, Sofì, Rebecca, Lina, Donata, Fortunata e tante altre ancora. Ognuna ha una sua storia, un passato e soprattutto dei sogni per il futuro, perché i clienti spesso mi chiedono cosa mi piacerebbe fare quando la smetterò con questa vita. Quindi, a seconda del nome, mi invento un finale quasi sempre lieto tranne per quei clienti che proprio non sopporto. A quelli dico che continuerò a fare questo mestiere finché campo perché non voglio alleggerire i loro sensi di colpa convincendoli che, grazie ai loro soldi, un giorno potrò partire per l’America e fare fortuna o comprarmi una bella villa con il prato inglese e magari aprire una boutique. Sotto questi ponti c’è un’altra morale. Qui sotto, tutto è permesso. Nessuno si meraviglia di niente, nemmeno delle macchine della polizia. Sì, le volanti girano intorno ai miei collant lucidi come gli sciacalli attorno alla carcassa di un animale, mi squadrano e anche loro mi fanno la stessa domanda, anzi, loro mi domandano solo quanto prendo. Ma a volte, a quelli della squadra mobile, io e Mariangela i pompini glieli facciamo gratis, li consideriamo un omaggio della ditta. Tra noi due c’è un patto: quando una è in pericolo, cioè sotto le grinfie di Totore o della polizia, l’altra corre a salvarla, qualsiasi cosa stia facendo, anche se è con un cliente. Devo dire che con gli sbirri è più facile, basta poco per non farti portare al commissariato; con Totore invece è molto più difficile e il taglio profondo sul lato destro della faccia che parte dalla tempia e arriva fin sotto la bocca fa capire molte più cose di quante se ne possano comprendere sentendolo parlare. Anche quando non c’è, ci controlla. Non possiamo stare sedute, non dobbiamo fumare, addirittura è vietato andare a pisciare…

Aghi, Ornella Esposito, Augh! Edizioni. Giornalista, assistente sociale, dottoressa in Programmazione, Organizzazione e Gestione dei servizi sociali, autrice, co-produttrice e organizzatrice di produzione del documentario in merito alla condizione della Terra dei Fuochi Ogni singolo giorno, di Thomas Wild Turolo, Ornella Esposito, nell’arco di un decennio, ha ritratto la sua Napoli e le persone che la abitano, spesso in situazioni difficili, di marginalità, dalle quali, in ogni modo, tentano di emergere, con forza, tenacia, passione, ironia, limpidezza d’animo, rabbia, dolore e speranza, con scabra e icastica tenerezza: il risultato è una raccolta di racconti, preceduti da una bella e adatta citazione di Fabrizio De André, cantore degli esclusi e dei reietti, sovente reali maestri di vita che mostrano e ricordano ai più avvantaggiati il corretto ordine delle priorità, mai retorici ed evocativi sin dai titoli (Aghi, da cui prende il nome il volume, Attentati (ovvero come ammazzare Babbo Natale), Benvenuti a Nisida, ’E figlie so’ figlie, Femmina ovvero La Maddalena, Il binario, Giro in moto, Macchie, Terremoti, L’apparenza inganna), che piacevolmente inducono alla riflessione. Da non perdere.

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