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“La tana del polpo”

di Gabriele Ottaviani

Con un graffio improvviso visualizzò il volto di Federica…

La tana del polpo, Giorgio Lupo, Augh! Edizioni. Eloquente sin dal nome, parlante come forse solo quelli dei personaggi di Plauto, la figura del protagonista di questo riuscito thriller che si basa sull’inestricabile unione dei contrari: Placido Tellurico è un commissario di polizia tormentato da un passato che lo riporta di continuo a Palermo, da cui pertanto si è fatto trasferire per condurre, in quel di Termini Imerese, ex polo industriale di primissima grandezza nel meridione d’Italia, un’esistenza meno bisognosa d’essere a ogni piè sospinto rasserenata. Non esiste però neghittosa routine che non possa diventare d’improvviso funesta e rocambolesca: quando infatti viene rinvenuto un cadavere senza testa non può né vuole esimersi dall’indagare. E… Mozzafiato.

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“Lo scorpione dorato”

di Gabriele Ottaviani

Eccolo, lo scorpione l’ha di nuovo punta…

Lo scorpione dorato, Marika Campeti, Augh! Edizioni. Quando tutto sembra scritto, ecco che c’è ancora un’opportunità, se si ha il coraggio di coglierla. E spesso l’audacia delle donne, meno appariscente di tante altre dimostrazioni di forza, sa smuovere le montagne, soffocare assurdi sensi di colpa, tagliare il traguardo della verità, anche quando è talmente dolorosa da non potersi sopportare: così una profuga curda e una donna che dopo un malore improvviso si accorge che tutta la sua famiglia è scomparsa e si ritrova completamente sola intrecciano i loro destini in un viaggio fisico e dell’anima: travolgente.

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“Le mani in tasca”

di Gabriele Ottaviani

Il tempo scava, muta il corpo e la mente, definisce la nostra sostanza e ci segna…

Daniela Grandinetti, Le mani in tasca, Augh! Edizioni. Dario è timido e vive in un mondo tutto suo: solo sulle tavole del palcoscenico si sente a casa. Per Oriana, invece, quelle stesse tavole sono, come ogni suo gesto, ogni suo comportamento, ogni suo pensiero, nell’effervescente Bologna universitaria degli anni Settanta del Novecento, suo approdo dalla provincia, un atto densamente politico: le loro due solitudini si incontrano, e… Intenso, avvincente, appassionante, vibrante: impeccabile e imperdibile.

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“Schiaffeggiandomi rido”

di Gabriele Ottaviani

Per molti la lussuria è un peccato che porta dritti all’inferno, soprattutto per quei cristiani che hanno avuto la sfortuna di non nascere anche cattolici: qui nessun prete è riuscito a convincere tutti che la donna sia il male. Noi lo sappiamo, certe affermazioni stanno bene sull’altare, quando la messa è finita non vanno mai prese troppo sul serio… Benedetta ipocrisia mediterranea!

Schiaffeggiandomi rido, Walter Scarpi, Augh! Edizioni. Antonio è un uomo maturo, intelligente, brillante, che ama la letteratura, ironico, disilluso, che avverte incombente su di sé l’afosa percezione della fine, e pertanto, nonostante la sua vita scorra pressoché tranquilla e senza problema, percepisce nell’anima il ribollire di un’inquietudine, che lo porta a guardarsi intorno, a desiderare, a lasciarsi tentare, a cedere, ma… Intrigante apologo della fragilità imperfetta che tutti ci contrassegna, è elegante e divertente.

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“Mi hanno rapito gli zingari”

di Gabriele Ottaviani

Sono distrutto, muoio di freddo e di sonno. Non riesco a muovere gli arti, non sento più i piedi e le mani; inoltre ho le orecchie e il naso tappati, forse a causa del fumo di plastica. Sembro anch’io un richiedente asilo, e infatti diversi nuovi volontari cercano di offrirmi aiuto. Non vedo l’ora di tornare a casa, mentre Huan, instancabile, vuole restare ancora un’altra notte. Lo ammiro, non so come faccia. A metà giornata, finalmente, insieme agli altri due belgi mi trascino verso l’auto e ripercorro la strada fino a Shutka. Al confronto di quello che ho vissuto, la casa-garage mi sembra una reggia.

Mi hanno rapito gli zingari – Una storia vera, Cristhian Scorrano e Marina Pirulli, Augh! Edizioni. Brillante, intelligente, profondo, lieve ma mai banale, leggibile e semplice ma niente affatto semplicistico, credibile e solido in ogni suo aspetto e in tutte le sfumature che lo connotano, è un Bildungsroman sui generis che trascende le definizioni e che tratteggia con chiarezza lapidaria l’irredimibile e irriducibile policroma complessa della commedia umana, in cui l’amore e la morte sono due fili del medesimo ordito: in viaggio per i Balcani verso l’impareggiabile e vagheggiato mare della Grecia su di un’auto peggio in arnese degli sgangherati conestoga su cui i pionieri andavano incontro al miraggio d’una terra da rifondare e dove vivere bene e in pace, Luigi viceversa finisce in un fosso e quando rinviene è circondato da zingari. Non ha alternativa che seguirli là dove vive – vi rimarrà per mesi – la più folta comunità rom, in un sobborgo di Skopje, capitale e città più popolosa della Macedonia del Nord, come va chiamata per non dare adito a polemiche, non esattamente, sia detto senza offesa, e tenuto conto della sindacabilità dei giusti individuali, la più bella città del globo: e così, tra padri di famiglia, bambini che fumano, prostitute, cantanti, giovani transessuali, volontari, testimoni di Geova, viaggiatori, delinquenti, santoni e dervisci musulmani, tra farsa e tragedia, ambiguità e situazioni grottesche, impara molto degli altri e tantissimo di sé. Da leggere.

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“Racconti dall’aldiquà”

unnameddi Gabriele Ottaviani

I due, con inchini e rituali antichi e cavallereschi, uscirono lentamente di scena in pompa magna…

Racconti dall’aldiquà – Caleidoscopio d’amore in dodici scatti, Franco Piol, Augh! Edizioni. Irresistibile sin dal titolo e soprattutto dal sottotitolo, che con lapidaria chiarezza sintetizza al meglio la natura di un sentimento immanente che anela all’infinito, una sete irrefrenabile e ineluttabile che è il rombante motore di ogni azione individuale e collettiva, quella grazia che ci spinge a voler esistere davvero e con pienezza, quel moto dell’animo uguale per tutti, benché ognuno lo declini a modo suo, che è viaggio, orizzonte e approdo, per sentirsi finalmente a casa, compresi, accolti, perfetti, compiuti, giusti, finiti e definiti, la pinacoteca di ritratti di Franco Piol, che saranno anche presentati domani pomeriggio, nei giorni dell’arrivo in parlamento della proposta di legge contro l’omofobia, crimine d’odio che rovina la vita di milioni di persone discriminandole semplicemente in quanto tali, nella splendida cornice dell’Enoteca Letteraria di via San Giovanni in Laterano, per i romani la gay street, una pietra miliare dell’impegno per i diritti di ognuno a poter essere in pace la persona che più desidera senza fare male a nessuno né soprattutto subirne da alcuno, ritrae con splendida e raffinata cura la condizione umana in ogni sua sfumatura, partendo dal racconto intenso, avvincente, empatico, simbolico, credibile, emozionante, profondo, necessario, politico nel senso più alto del termine, non lesinando mai in importanti riferimenti e citazioni, degli ultimi, degli emarginati, dei reietti, dei dimenticati, degli esclusi da quella stessa società, in ogni luogo e tempo, di cui sono membri, con pari dignità rispetto a tutti gli altri, prostitute, ballerini, gigolò, attori, partigiani…. Da non farsi sfuggire per nessuna ragione.

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“Il suo nome è Alex”

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Un pullman è in sosta sulla strada adiacente l’orfanotrofio. Gli ultimi giorni sono passati così velocemente che nessuno ha realizzato davvero ciò che sta accadendo. Sono state giornate un po’ strane, piene di sentimenti contrastanti di emozione per la nuova vita che li attende e tristezza per la separazione. Per la prima volta tutti sembrano andare realmente d’accordo. Tutti insieme senza scuse, amici veri e ragazzi che rispettano le loro età. Perfino Mattia non ha avuto niente da ridire sui suoi compagni. Non ci sono state prese in giro, scontri, pianti – fatta eccezione per quelli nascosti sotto le lenzuola. Una bella squadra, un bel gruppo di amici. Per l’ultima sera, Nadia ha organizzato una piccola festicciola con l’aiuto di Sofia e Giada; più che di addio, è stata una festa di ringraziamento per quegli anni trascorsi insieme, per celebrare la loro famiglia. La direttrice si è commossa, ed è stata costretta ad abbandonare la festa un po’ prima con scuse poco credibili. I ragazzini hanno fatto finta di niente per non metterla in imbarazzo. Anche loro sono dispiaciuti che tutto questo finisca, soprattutto in questo modo. Non col lieto fine in cui ognuno di loro ha trovato una famiglia, ma con un’imposizione. Più volte Nadia ha sottolineato che questa legge va a loro favore, che verranno accolti in luoghi più confortevoli e avranno ancora più attenzioni; che presto troveranno una famiglia, e che è solo l’ennesimo passaggio in una delle tante tappe della loro vita. Le vogliono dare fiducia anche questa volta, così come è stato per anni. Sono pronti. I ragazzini hanno messo poche cose negli zainetti. Non hanno molto, del resto. Le stanze sono più spoglie di prima, manca il loro calore e tutto risulta ancora più vuoto e spento. Le ragazze hanno lasciato ogni cosa in ordine, come al solito…

Il suo nome è Alex, Annalisa Arcoleo, Augh! Edizioni. Ha un bimbo stretto in grembo. Il suo nome è Alex. Così recita il biglietto. Sono le sue ultime parole. Lei muore. Di freddo. In mezzo alla strada. In mezzo alla gente. Da sola. Nessuno se ne cura. È il millenovecentonovantasei. Siamo sotto Natale, ma si sa che non è affatto vero che si diventa più buoni, né in quel periodo né mai. Per il piccolo non possono dunque altro che spalancarsi le porte di un orfanotrofio: il tempo passa, Alex cresce, compie i suoi primi passi nella vita, fa le sue esperienze, ma l’altrove al di fuori delle mura dell’istituto resta una grande incognita. Per fortuna che c’è Sarah, luce nella tempesta, faro nel buio, antidoto al veleno della solitudine. Ma la legge, come sempre calata dall’alto come una scure, senza tatto, senza grazia, senza attenzione, magari animata dalle migliori teoriche e concettuali attenzioni ma sempre noncurante del dopo, delle conseguenze, come la natura, che non ci prova nemmeno a giustificarsi con l’islandese leopardiano, non vedendo, del resto, perché dovrebbe, visto che lei il suo dovere l’ha fatto, il resto non è affar suo, impone la chiusura degli orfanotrofi: come fare, dunque, per preservare la fiaccola della tenerezza, ora che il moggio è stato svelto? Annalisa Arcoleo sa scrivere, sa emozionare, sa raccontare: splendido.

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“I sinistri”

i sinistridi Gabriele Ottaviani

La distanza annulla la reazione più spontanea. Ci abbracciamo ma sento che la stretta non è quella che forse vorremmo scambiarci davvero. C’è una forma di autocensura che ti obbliga a fermarti su una soglia da non oltrepassare.

I sinistri – Cinque monologhi dalla parte del cuore, Mauro Bortone, Augh! Edizioni. Non un semplice libro, ammesso e non concesso che l’aggettivo qualificativo possa essere ritenuto adeguato, quello di Mauro Bortone, giornalista e scrittore, profondissimo conoscitore della natura umana, mutevole, fragile, contraddittoria, sofferente, in perenne ricerca di un senso, di stabilità, di risposte, mentre spesso tutto intorno cambia ed è difficile riconoscersi, e riconoscervisi: è un vero e proprio percorso, narrativo ed emotivo, quello che i protagonisti dei monologhi, che paiono foci a delta di un fiume, che si moltiplicano in mille rivoli, compiono, un viaggio in cui con mano sicura accompagnano il lettore alla scoperta, sovente, di ciò che non si pensava nemmeno possibile trovare. Elegante, raffinato, potente, lirico, bellissimo sin dalla copertina: da non perdere.

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“Il bacio della sirena”

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Tu in cosa credi?

Il bacio della sirena, Pasquale Capraro, Augh! Edizioni. È il ventuno di dicembre, Danilo sta esponendo le sue foto, un’enigmatica giovane lo raggiunge e comincia a subissarlo di domande, questioni sulla storia d’amore turbinosa e tormentata che, è evidente, è il tema, il fulcro e il protagonista di tutte quelle immagini, il filo rosso che le lega. Sono diciotto giorni che Danilo non ha più notizie della sua Simona, pittrice che gli ha sconvolto la vita dopo il loro incontro a Venezia, ragazza misteriosa, lunatica (è Cancro, del resto…), dalla personalità poliedrica e sfuggente: ma lui spera ancora nel loro primo Natale insieme, e… Si legge in un lampo e arriva dritto al cuore: è un romanzo, certo, compiuto e riuscito, semplice, limpido, intenso, profondo, credibile, empatico, emozionante, in cui ognuno può immedesimarsi e riconoscere il proprio bisogno di affetto, di un senso, di un abbraccio, ma al tempo stesso una poesia, un’allegoria, una ballad romantica, sentimentale senza sentimentalismi, intensa e profonda. Da non perdere.

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“Vita mia che esplodi”

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Ci baciammo così, senza nemmeno sapere cosa fosse l’amore.

Vita mia che esplodi, Fabio Baronti, Augh! Edizioni. Se l’amore, come dice la canzone, è un gioco a perdere, una partita che però non possiamo fare a meno di disputare, la vita è uno yoyo, che sale e che scende, e dà il ritmo alle nostre emozioni, come il cuore che batte. Demetrio, il nostro protagonista, è di San Donato Milanese: però tifa per la Juve. Il che, evidentemente, ci fa subito capire che abbia perlomeno una certa predisposizione all’alterità: d’altro canto, chi è che almeno una volta nella vita non ha sentito una certa estraneità rispetto a ciò che è intorno, come se ci si trovasse in una bolla, che fa vedere ogni cosa ma dilata i tempi, sfuma le sensazioni? Demetrio passa le estati con i nonni, lontano dalla metropoli e dai suoi sobborghi rimbombanti di motori e intrisi di scappamenti, e qui inizia a percorrere il sentiero della sua formazione, umana, psicologica, sentimentale, compie i primi passi di un viaggio in cui avremo la fortuna di accompagnarlo. E soprattutto sarà lui ad accompagnare noi, perché ci ritroveremo, abbracciati, nella comunione del nostro corrisponderci. Splendido sin dal titolo, il romanzo di Baronti è una prova d’autore magistrale e potentissima, che emoziona, travolge, coinvolge.

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