Libri

“Fake Sud”

di Gabriele Ottaviani

I terroni (ma anche gli zingari) escono di scena persino dalle rilevazioni. Ma ciò non fa sparire l’antimeridionalismo strisciante, pervicace. Impermeabile ai fatti.

Fake Sud – Perché i pregiudizi sui meridionali sono la vera palla al piede d’Italia, Marco Esposito, Piemme. Prefazione di Alessandro Barbero. Un tempo, purtroppo non così lontano da far pensare che oggi una cosa del genere non sarebbe più possibile, e verrebbe anzi rifiutata, stigmatizzata e ritenuta del tutto inconcepibile, a Milano, Torino e Genova, i vertici del triangolo industriale nazionale, ma non solo lì, le case venivano affittate a tutti o quasi tranne che a chi migrava dalle regioni meridionali, perché quelle persone erano considerate sporche, disoneste e scansafatiche, e non era questo certo il solo pregiudizio. Di queste volgari aberrazioni la storia d’Italia è piena, e atteggiamenti come questo sono in realtà alla base del mancato sviluppo economico, politico, sociale, culturale, etico e morale dell’intera nazione: Esposito compie un’esegesi brillantissima, viepiù necessaria in questo periodo in cui la meravigliosa opportunità della tecnologia ha in realtà non avvicinato la conoscenza a tutti com’era ed è nelle speranze ma dato più spesso purtroppo, per l’uso nefasto che se n’è fatto, la stura ai seminatori di fandonie. Da leggere.

Standard
Libri

“Aghi”

aghi+.PNGdi Gabriele Ottaviani

Il vizio non se n’è andato via e nemmeno le cicatrici sulla fronte, che la mia folta chioma biondo platino ormai nasconde perfettamente. Mi diverto a cambiarmi il nome con ogni cliente, tranne con quelli fissi o che mi pagano di più. A loro dico il mio vero nome per uno strano senso di lealtà. Così in una sola giornata sono più di dieci donne diverse. Sono Patrizia, Luana, Sofì, Rebecca, Lina, Donata, Fortunata e tante altre ancora. Ognuna ha una sua storia, un passato e soprattutto dei sogni per il futuro, perché i clienti spesso mi chiedono cosa mi piacerebbe fare quando la smetterò con questa vita. Quindi, a seconda del nome, mi invento un finale quasi sempre lieto tranne per quei clienti che proprio non sopporto. A quelli dico che continuerò a fare questo mestiere finché campo perché non voglio alleggerire i loro sensi di colpa convincendoli che, grazie ai loro soldi, un giorno potrò partire per l’America e fare fortuna o comprarmi una bella villa con il prato inglese e magari aprire una boutique. Sotto questi ponti c’è un’altra morale. Qui sotto, tutto è permesso. Nessuno si meraviglia di niente, nemmeno delle macchine della polizia. Sì, le volanti girano intorno ai miei collant lucidi come gli sciacalli attorno alla carcassa di un animale, mi squadrano e anche loro mi fanno la stessa domanda, anzi, loro mi domandano solo quanto prendo. Ma a volte, a quelli della squadra mobile, io e Mariangela i pompini glieli facciamo gratis, li consideriamo un omaggio della ditta. Tra noi due c’è un patto: quando una è in pericolo, cioè sotto le grinfie di Totore o della polizia, l’altra corre a salvarla, qualsiasi cosa stia facendo, anche se è con un cliente. Devo dire che con gli sbirri è più facile, basta poco per non farti portare al commissariato; con Totore invece è molto più difficile e il taglio profondo sul lato destro della faccia che parte dalla tempia e arriva fin sotto la bocca fa capire molte più cose di quante se ne possano comprendere sentendolo parlare. Anche quando non c’è, ci controlla. Non possiamo stare sedute, non dobbiamo fumare, addirittura è vietato andare a pisciare…

Aghi, Ornella Esposito, Augh! Edizioni. Giornalista, assistente sociale, dottoressa in Programmazione, Organizzazione e Gestione dei servizi sociali, autrice, co-produttrice e organizzatrice di produzione del documentario in merito alla condizione della Terra dei Fuochi Ogni singolo giorno, di Thomas Wild Turolo, Ornella Esposito, nell’arco di un decennio, ha ritratto la sua Napoli e le persone che la abitano, spesso in situazioni difficili, di marginalità, dalle quali, in ogni modo, tentano di emergere, con forza, tenacia, passione, ironia, limpidezza d’animo, rabbia, dolore e speranza, con scabra e icastica tenerezza: il risultato è una raccolta di racconti, preceduti da una bella e adatta citazione di Fabrizio De André, cantore degli esclusi e dei reietti, sovente reali maestri di vita che mostrano e ricordano ai più avvantaggiati il corretto ordine delle priorità, mai retorici ed evocativi sin dai titoli (Aghi, da cui prende il nome il volume, Attentati (ovvero come ammazzare Babbo Natale), Benvenuti a Nisida, ’E figlie so’ figlie, Femmina ovvero La Maddalena, Il binario, Giro in moto, Macchie, Terremoti, L’apparenza inganna), che piacevolmente inducono alla riflessione. Da non perdere.

Standard
Libri

“La forma del buio”

61J2DJOuJZL._AC_UY218_ML3_.jpgdi Gabriele Ottaviani

Io resto. Ci sono ancora troppe cose, qui. Cose che devo capire.

La forma del buio, Mirko Zilahy, Domenico Esposito, Round Robin. Scrittore fantastico, traduttore sopraffino, in primo luogo del monumentale Cardellino divenuto anche un film con Nicole Kidman, Zilahy ha dato alle stampe tempo addietro La forma del buio, romanzo che narra una vicenda ambientata a Roma, quella dello Scultore. La capitale d’Italia è difatti nelle mani di un killer dal potere incredibile e devastante: sa dare forma al buio, che invece, com’è noto, come l’acqua, forma non ha, e rendere l’intangibile concreto, dare sfogo alle sue folli visioni per il tramite delle sue incolpevoli vittime, mettendo a dura prova il commissario Enrico Mancini, non più quello d’un tempo. Questa è la versione graphic novel: eccellente.

Standard
Libri

“Corpi di ballo”

41glEnsdcUL._SY346_.jpgdi Gabriele Ottaviani

Rimaneva il telefono morente…

Corpi di ballo, Francesca Marzia Esposito, Mondadori. Il corpo è un tempio sacro, solenne, sublime, dotato di risorse e forze insospettabili, ma allo stesso momento fragilissimo, è il nostro biglietto da visita, il filtro attraverso il quale ci relazioniamo con il mondo, spesso vigliaccamente e gratuitamente ostile, ciò che ci dà forma, identità, autostima, unicità e determinazione: è questa la storia di due danzatrici che ricercano la perfezione e la bellezza, che chiedono molto al loro corpo, strumento di lavoro, espressione e seduzione, e alla mente, con cui il connubio non può che essere inestricabile. Finché una delle due non viene tradita proprio dal corpo, e per l’altra si spalancano le porte di una lacerante agnizione. Con prosa elegiaca e scabra Francesca Marzia Esposito dà alle stampe un’opera sontuosa e memorabile.

Standard
Libri

“Voragine”

51fPjIMnWyL._AC_US218_di Gabriele Ottaviani

Secondo arriva il freddo. Cammina per le strade del centro. Chi lo vede lo scansa. Il giaccone è sporco e i pantaloni e le scarpe sono incrostati di fango secco. Su una scalinata di una chiesa al centro di una piazza scoscesa trova l’uomo che dava da bere in casa sua. Accanto a lui non c’è la moglie e non c’è la figlia. È seduto su una coperta nerastra. Borbotta ubriaco e uno sfogo rosso gli attraversa la bocca e il naso. Guarda Giovanni senza riconoscerlo e senza smettere di parlare tra sé. Giovanni si affretta a lasciare la piazza e continua a camminare tra i turisti che lo scansano per l’odore e la sporcizia. Nel cielo rosa vede i palazzi farsi d’ombra. Raggiunge il fiume e ne segue il corso. Trova delle scale di pietra invase dalle foglie che portano giù al fiume. Scende e prosegue lungo il selciato grigio. Un olmo spunta da una lingua di terra molle tra lunghi fili d’erba oscillante. L’olmo è alto e gobbo e si staglia sulla campata buia di un ponte.

Voragine, Andrea Esposito, Il saggiatore. Giovanni vive ai margini di una città. Chi sia davvero non si sa. Tutto appare distrutto. Solo resti lo circondano. Rimasugli, relitti. Lui esiste e tutto intorno muore. Cresce e tutto intorno invecchia. Soffre. Soffoca. Si perde. Tra rottami macilenti, scaglie di mura, rifiuti e sfacelo cammina per un mondo che ha perso ogni traccia di umanità, in cui a dominare tutto è l’orrore. E la paura. Eppure non si arresta, continua, nel tempo di una realtà distopica e mccarthyana, spronato da una voce che mai tace, a muoversi, per testimoniare e raccontare, incarnando anche il simbolo di ciò che sono la letteratura e la storia, i punti fermi quando niente resta. Imperdibile.

Standard