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“Il Piccolo Principe è morto”

PICCOLO PRINCIPE COPERTINAdi Gabriele Ottaviani

Così, a pochi metri da Piazza Partigiani, una manciata di fermate dal capolinea, poté esibirsi nel suo numero preferito, quello della fermata a richiesta. Suonando il campanello quasi sodomizzò la grassa signora occhialuta designata qualche attimo prima come vittima sacrificale del saccheggio. Poidè, come un clown consumato, si lanciò in una finta perdita d’equilibrio rovinando definitivamente addosso alla signora. Si scusò dispiaciuto e la grassa occhialuta sorrise sospirando un fa niente comprensivo. Indi, spalancatesi le porte, con una mano salutò l’inconsapevole benefattrice scusandosi ancora, mentre con l’altra s’infilò nei pantaloni il bottino appena estorto. Sparì nei cessi pubblici in un battito di ciglia, buttò nel cestino il portafogli signorile e contò i soldi. La vecchia aveva il soldo traboccante e ne era stato sicuro dal primo momento: ci aveva fiuto ormai, nello scegliersi le vittime. Con quei soldi ci sarebbe stato tranquillo almeno due giorni. Per farlo però, occorreva trovare uno schizzo e al più presto. Solo che a quell’ora l’unica via di salvezza sicura era andare dalle merde. Prima o poi, comunque e tuttavia, tutti finivano tra le grinfie delle merde. Esse merde erano cinque o sei abitanti delle fogne dell’universo, mercanti di giorni e stati d’animo dove più in basso è impossibile scendere. Vivevano, trafficavano e spingevano nella merda senza nemmeno agitarsi o alzare la voce, tanto sapevano che tutti, almeno una volta nella vita, avrebbero avuto bisogno di loro. E davvero tutti, dal novellino al vecchio tossico rancido senza più vene, temevano come la peste il giorno in cui il destino li avrebbe portati a incrociare la strada delle merde. Piccolo Principe, che non avrebbe mai scambiato un serpente che mangia un elefante con un cappello, appena guardata l’ora, considerato il tremore freddo come marmo delle sue mani e ricordato che in quei giorni pure i suoi pusher di fiducia se n’erano andati in vacanza, capì subito che il giorno dell’incontro con le merde era arrivato pure per lui.

Il Piccolo Principe è morto, Riccardo Lestini, Edizioni FogliodiviaEdizioni fogliodivia è una casa editrice nata dalla polvere, dalla strada, dalla voglia di continuare a raccontare storie. Come quelle che dal 2005 scriviamo su “FogliodiVia”, il giornale di strada dalla parte dei poveri e distribuito dai senzafissadimora di Foggia. Una piccola occasione di reddito, di riscatto, di condivisione. E sono proprio quelle storie, quelle chiacchiere fatte davanti ad un bicchiere di latte caldo con clochard, migranti e senzatetto, che ci hanno dato la spinta ad osare. Ad allargare le opportunità, le conoscenze, l’esplorazione. Per questo, ci siamo rimessi in strada. Anzi. La strada, la polvere, la piazza, le panchine non le abbiamo mai lasciate. Così l’intestazione che racconta la mission della ditta che dà alle stampe una storia emblematica, allegorica, simbolica, empatica, emozionante, intensa e importante, potente e significativa a vari livelli e in base a diverse chiavi di lettura e di interpretazione, fondamentale, soprattutto in questi nostri tempi egoisti, cattivi, invidiosi, rabbiosi, violenti e meschini, che fanno della delicatezza una colpa, dal punto di vista etico, civile, sociale, culturale, morale: è la vicenda, che Lestini, scrittore, insegnante, regista e interprete teatrale, che padroneggia le sfumature della parola e della sua inesauribile ricchezza comunicativa con abile agilità, narra potentemente e con credibile sensibilità, di un diciottenne abulico cui la vita sembra non promettere nulla, né di buono né di cattivo, finché non incontra lei, Riccioli Neri. Ma… Da leggere.

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