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“Un romanzo inglese”

images.jpgdi Gabriele Ottaviani

Torno a Londra per un po’. La città rinasce “come se non fosse successo niente”. Londra ha la disinvoltura delle belle donne che fingono di non aver tremato davanti a un pericolo. Si esce senza puntare il naso al cielo, si riscoprono i rumori della metropoli in tempo di pace, la circolazione delle automobili più numerose, gli edifici distrutti nei bombardamenti in fase di ricostruzione. L’orgoglio del paese risiede nei grandi monumenti della capitale rimasti intatti. Ci eravamo abituati al suono delle sirene, al rombo assassino dell’aviazione tedesca, alla puzza di zolfo e polvere, di fumo acre. Ora ci sono i gas delle auto e dei bus, l’odore di fritto e, a tratti, la sensazione di una ventata d’aria di mare che ci sorprende portando con sé, sparsi e chiassosi, i gabbiani affamati. I titoli dei giornali a tutta pagina non possono passare sotto silenzio il debito pubblico e il crollo della sterlina. È là, dietro l’angolo, il grande fallimento. Edward non fa che parlarne. La nostra vecchia Inghilterra è come un castello di carte sul punto di crollare. Le notizie pericolose riportate sui quotidiani sono minuscole bombe a orologeria. Non vogliamo sentir parlare di questa crisi finanziaria che annunciano senza troppa convinzione. Fin quando potremo considerarci inglesi della vecchia generazione, vittoriani, potremo evitare di guardare la realtà. Credere che il paese sia stabile come un matrimonio borghese sotto il regno della regina Vittoria. Credere che l’essenziale sia resistere mantenendo gli stessi schemi di sempre. Gli affari di Edward ripartono. Abbastanza bene, quasi come prima della guerra.

Un romanzo inglese, Stéphanie Hochet, Voland. Traduzione di Roberto Lana. Anna ed Edward sono una coppia. Classe media. Hanno un figlio. Di due anni. È tempo di guerra. Il millenovecentodiciassette, per la precisione. Il luogo è la campagna inglese. Il piccolo ha bisogno di una governante. I coniugi scelgono una persona. Anna va a prenderla alla stazione. E rimane sorpresa dal fatto che non si tratti di una donna, come aveva inopinatamente dato per scontato, bensì, con ogni evidenza, di un uomo. George. Che in breve tempo, al di là dei pregiudizi e dei luoghi comuni, saprà dimostrare di essere veramente affidabile. Unico. Insostituibile. Tanto che Edward, ovviamente, ne è geloso. Arriva finanche a pensare che possa avere una relazione con Anna… Parlare di maternità, identità sessuale ed emancipazione femminile senza essere retorici o banali è impresa assai ardua: non per Stéphanie Hochet, però, che dà alle stampe un ottimo romanzo. Belli i personaggi, il ritmo, gli ambienti, la cura, lo stile. Da non lasciarsi sfuggire per nessuna ragione.

 

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