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“Happy hour”

download (4).jpegdi Gabriele Ottaviani

Si siede sul letto e io gli appoggio una mano sulla gamba, poi inizio a salire. Ce l’ha duro, glielo tocco, poi apro la lampo dei pantaloncini e glielo prendo in bocca. Me lo spinge fino in fondo alla gola, mi soffoca, e mi sfilo le mutandine. Faccio prima a lasciarmi scopare.

Mi sveglio che ho indosso solo il braccialetto e la canottiera rosa. Cerco le mutande e le trovo sul pavimento: sono le più carine che ho, di pizzo con i fiocchi. Lui russa leggermente, a bocca aperta. I capelli gli si sono allungati e si arricciano sulle punte. Mi avvicino. Non gli dispiace quando gli sto addosso. Mi chiama fornetto, dice che vado bene d’inverno. Chissà perché non mi ama più, se è perché sono troppo forte o troppo debole. Le cose fra noi sono diventate talmente confuse che ormai tutto può essere il contarrio di tutto.

Happy hour, Mary Miller, Black coffee. Traduzione di Sara Reggiani. Dedica: Ai miei ex. Già questo è molto significativo, oltre che brillante. Com’è la scrittura dell’autrice, affilata come la lama di un bisturi, profondamente vera, dolorosa, credibile, realistica, senza infingimenti, senza ipocrisie, senza agiografia, talmente scintillante da rendere maestoso anche lo squallore, la desolazione, la cupezza sorda dell’eco di una solitudine da quadro di Hopper, da motel con l’insegna al neon che frigge e non illumina mai completamente, da incarto di plastica preconfezionato. Sono sedici i racconti di questa antologia. Uno più bello dell’altro. Come una più bella dell’altra sono le protagoniste di queste storie. Donne che bevono. Donne che soffrono. Donne che cercano il sesso. Donne che dipendono dal sesso. Donne che dipendono da uomini che valgono meno di loro, che le fanno stare male, che non sono alla loro altezza. Eppure non sanno farne a meno. Donne che amano. Donne che sono poco amate. Donne che sono troppo amate. Donne che cercano sé e la propria felicità. Amaro come il fiele, immenso come il mare.

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