di Gabriele Ottaviani
Volevo che arrivasse l’equipaggio successivo, per poter di nuovo vedere le loro carni dilaniarsi.
Circe, Madeline Miller, Sonzogno. Traduzione di Marinella Magrì. Con una nota di Maria Grazia Ciani. Trovarono in mezzo alla vegetazione l’abitazione di Circe, fatta di rocce bianche e protetta tutto attorno. Intorno c’erano lupi montani e leoni che ella ammansì con un incantesimo e delle erbe magiche. Le bestie non attaccarono gli uomini, anzi scodinzolavano e si misero a sedere sulle quattro zampe. Come i cani stanno attorno al padrone quando questo torna a casa dal banchetto, perché egli ha sempre buoni bocconi per loro, così questi si fecero attorno agli uomini di Ulisse, ma erano pur sempre lupi dalle forti unghie e leoni, e scodinzolavano, mentre gli uomini tremavano. Si fermarono davanti all’entrata della casa della maga dai lunghi riccioli, si sentiva a cantare fin da fuori con voce dolce, mentre tesseva una lunga tela magica, una tela lucente, soffice e ben fatta che solo gli ei riescono a tessere. Polite, il mio più caro amico, parlò ai compagni: “Compagni, qualcuno là dentro canta mentre tesse, tutta la casa risuona della voce di questa dea o donna. Affrettiamoci a presentarci”. Gli altri la chiamarono ed ella aprì le porte splendenti e uscì subito, chiamandoli e loro, stolti, entrarono. L’unico che rimase fuori fu Euriloco che pensava a qualche inganno della maga. Lei li fece entrare tutti e li fece accomodare; a quel punto gli diede formaggio e farina e miele e vino rosso. Poi nell’impasto del pane aggiunse malvagie erbe, che facessero scordare loro la loro patria. Dopo che elle porse il cibo agli uomini, essi subito bevvero e poi lei li colpì con una bacchetta e li chiuse nel porcile. Ed ecco che gli uomini si trasformarono in maiali, ma la mente era sana, come prima, da uomini. Essi piansero mentre la maga li chiudeva ed ella gettò loro ghiande e cornioli come mangime, come porci che stanno nel fango… L’allegorico e mitico episodio è noto, così com’è celebre la sua protagonista: almeno, così a ognuno sembra. Perché in effetti quanto davvero sappiamo di Circe, la maga sensuale e bellissima, indipendente, figlia del sole e d’una ninfa, fosca, cupa, ombrosa, eccentrica, che agli immortali preferisce gli umani, finisce esule e apprende le virtù delle piante, ammansisce fiere come e meglio della cetra di Orfeo, seduce ed è sedotta, diviene di fatto moglie, nel grembo madre, eroica antieroina? La figura è complessa e potentissima, e l’appassionata e appassionante prosa di Madeline Miller ne fornisce un ritratto intenso e piacevole.