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“Paradiso”

sur47_lezamalima_paradiso_coverdi Gabriele Ottaviani

L’uno all’altro si sentivano come impedimenti; innumerevoli mari, invisibili disgeli, impedivano che l’uno mettesse la mano nel segreto trasfigurativo dell’altro, per raggiungere la sospensione in cui gli opposti annegano nell’Uno Unico.

Paradiso, José Lezama Lima, SUR, traduzione e curatela di Glauco Felici, prefazione di Chiara Valerio. Un saggio di Julio Cortázar accompagna la nuova edizione di questa che è in assoluto e indiscutibilmente, sin dalle prime pagine, una delle opere più significative della letteratura, non solo novecentesca, non soltanto in lingua spagnola. La gestazione di questo romanzo, che è realmente riduttivo definire semplicemente come tale, in quanto si tratta di una vera e propria monumentale, complessissima, ammaliante, magistrale, poderosa e ponderosa, potente, cocleare, gargantuesca, vorticosa summa filosofica (e pure così non si riesce a comprendere tutto, non si racconta il complesso, non si abbracciano tutte le sfumature che si dipanano di fronte agli occhi del lettore come un gomitolo che ipnoticamente si srotola disegnando cerchi concentrici), è durata diciassette anni, dal millenovecentoquarantanove al millenovecentosessantasei, quando comparve per la prima volta sugli scaffali: tempo evidentemente necessario per portare a compimento questa indagine autobiografica che riesce a essere anche un Bildungsroman e un affresco totale. Ovviamente la critica ufficiale dell’epoca lo vide pressappoco come il fumo negli occhi: troppo libero, pure linguisticamente, e al tempo stesso ermetico, morboso, perverso, sia per tutte quelle sue esplicitissime, fluviali, roboanti, simboliche, oniriche, fantasiose, carnali e straripanti allusioni a quello che è interpretato come uno strumento di conoscenza della vita e della sua molteplicità, ossia il sesso, orale, anale, violento, tantrico, omoerotico (e a Cuba la parola Castro rappresenta il cognome di un dittatore, benché idolatrato da una certa sinistra, che i gay li internava, non certo, come negli USA, il nome del quartiere liberale per eccellenza di San Francisco) e non, sia per le sua peculiarità a livello tematico, contenutistico, concettuale. È il culmine della riflessione poetica di Lezama Lima e traccia, con accenti e modalità espressive che fanno persino riandare con la mente a Petronio, la vita e la formazione del poeta José Cemí Olaya, dall’infanzia agli anni universitari, narrando parallelamente la storia della famiglia del protagonista e una sequela di sempre più complesse, paradossali, escheriane dispute teologiche, filosofiche, storiche di Focion e Fronesis. E tra l’altro Focion desidera Fronesis, lo brama ardentemente, il suo anelito è possederlo. Forse non un libro per tutti, ma assolutamente imprescindibile.

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