Libri

“Le colline della morte”

di Gabriele Ottaviani

Quand’erano più giovani la fiducia e l’energia li avevano aiutati, ma non sarebbero andati oltre. Non erano né abbastanza intelligenti né abbastanza coraggiosi né abbastanza cattivi. Quelli come loro finivano morti o in galera.

Le colline della morte, Chris Offutt, Minimum fax. Traduzione di Roberto Serrai. Mick Hardin, un uomo ruvido, romantico, originale, disincantato, anticonvenzionale, fragile benché tutto d’un pezzo, un veterano di guerra che lavora come investigatore per l’esercito, è tornato a casa, tra le verdi e amatodiate colline del Kentucky natio, ma la sua licenza è quasi finita, e mentre la moglie, con cui ormai il matrimonio è una candela all’ultima favilla, sta per partorire, la sorella, appena nominata sceriffo, incalzata dal tempo che fugge, è alle prese con il suo primo caso di omicidio, un delitto senza un apparente perché, in una comunità dove il tradimento, quale che sia, fa rumore, e genera violenza, e tutti conoscono tutti e sempre, o quasi, quando muore qualcuno, il motivo non lascia adito a dubbi, ma i politici cui deve la stella appuntata sul petto paiono ansiosi – per sfiducia o perché temono che sia brava? – di toglierle le indagini, per lasciarle nelle mani della polizia del capoluogo, o dell’Fbi. Ma… Splendido.

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