di Gabriele Ottaviani
Mentre l’esame procedeva qualcosa non andava. Il medico si fermò un paio di volte ripetendo la manovra. Un sensore non trasmetteva. Provò a toccare tutti i sensori per vedere se aderissero. Tutti erano perfettamente aderenti. Spense e riaccese l’apparecchio ma nulla. Uno faceva le bizze, sembrava un falso contatto. Il segnale arrivava ad intermittenza. Germano si accorse della cosa e provò a chiedere cosa stesse accadendo. A seguito della sua discesa violenta dal lettino uno dei cavetti si era strappato dal pannello. Nel riposizionarlo forse si era deformato e la trasmissione non era continua. Il medico spiegò la cosa ai due indicando uno spinotto strozzato, e concluse «…e adesso come facciamo?»
Facciamo come possiamo, Andrea Tirelli, FogliodiVia. Ama definirsi frate de-scrittore anziché autore Andrea Tirelli, che ha una sensibilità densa e piena e una voce narrativa delicata e sonora: questa sua nuova prova narrativa, che come sempre lo aiuta a devolvere in beneficenza, per sostenere la costituzione di un fondo di nanocredito a favore di soggetti non bancabili noto come Ti presto fiducia, somme di rilievo, racconta con intensità una vicenda simbolica della condizione umana, che solo nell’incontro con l’altro riesce a trovare senso e pienezza. Germano ha quarant’anni, è un vigile del fuoco, è disilluso, nessuno tra coloro che lo circondano, moglie compresa, riesce a capire come mai sia così inaridito, quasi stanco della vita. Costretto a fermarsi, in ospedale incontra un bambino. Luca, otto anni, che ne ha già passate tante, troppe. E tutto muta. Da non perdere per nessuna ragione.