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“Assassino nel Palazzo del Governo”

51S9PmTDAFL._AC_UY218_di Gabriele Ottaviani

Strettamente confidenziale Dicembre 1979 Prot. n. 129 Rapporto dell’ufficiale dei Servizi Segreti N. M., filiale dell’intelligence della Jugoslavia, sull’atteggiamento dell’ingegnere Robert Domi relativo alla proposta di entrare a far parte dell’operazione “Sei torce”. Ing. Robert Domi è apparso turbato durante tutta la conversazione. L’imprigionamento dei genitori come agenti dell’UDBA jugoslavo, si sa, rendeva molto chiare le prospettive per la sua famiglia se non avesse accettato i nostri termini. Lui ha un figlio, nato un anno fa. La moglie lavorava all’università, insegnava alla facoltà di Scienze, indirizzo Chimica industriale. Ora è disoccupata. A sostenerli economicamente sono i genitori di lei, presso i quali soggiornano temporaneamente, dopo che ai novelli sposi Domi è stata pignorata la casa da parte dello Stato in seguito all’arresto dei genitori di lui, Hektor e Nada (Dragic) Domi, quest’ultima di nazionalità serba. Alla domanda: vuoi lavorare per il bene del tuo Paese e per la vittoria del socialismo o finire in esilio per tutta la tua vita, in un villaggio sperduto, insieme a tuo figlio e a tua moglie e vedere i tuoi genitori marcire in carcere, lui non ha risposto. Alla domanda: preferisci avere un giorno per pensarci su, ma solo un giorno, sia chiaro, lui ha risposto di sì. Ing. Robert Domi è tornato il giorno seguente, alla stessa ora, dopo averci chiamato dall’appartamento dei suoceri, Shpresa Krasniqi e Thanas Duka. Ha accettato la proposta. Oggi inizia a prendere dimestichezza con l’operazione “Sei torce”, con la dovuta formazione, per lavorare come marconista presso la nostra ambasciata a Belgrado, così come con le procedure, i codici e i contatti assegnati a lui. È un ottimo conoscitore della lingua serbo-croata, per ovvie ragioni. Pensiamo che nell’operazione debba essere coinvolta anche sua moglie, che lavorerà come contabile presso l’ambasciata. Questo coinvolgimento rafforza la sicurezza in vari aspetti. Con Ing. Robert Domi ci sarà bisogno di lavorare ulteriormente perché possa aver accesso all’UDBA. Questa sarà la seconda fase delle “Sei torce”, una volta appurata di nuovo la sua posizione in futuro.

Assassino nel Palazzo del Governo, Diana Çuli, Castelvecchi, traduzione di Elda Katorri. Nativa di Tirana, scrittrice, politica, giornalista, traduttrice, laureatasi alla Facoltà di Filosofia della capitale albanese nel pieno dell’egemonia di Hoxha, che rese il paese stalinista, antirevisionista ed estremamente isolazionista, da sempre impegnata per i diritti umani e delle donne, insignita otto anni fa del titolo di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana grazie ai meriti acquisiti verso la Nazione italiana nel campo delle lettere, delle arti, dell’economia e delle attività svolte a fini sociali, filantropici e umanitari, Diana Çuli trascende il genere e dà alle stampe un romanzo intenso, coinvolgente, ricco di dettagli, particolari, livelli, chiavi di lettura, sfumature e suggestioni: la protagonista, Beti, assistita dal fratello Genti, investigatore privato dalle notevoli capacità, è ingaggiata da una sua amica di vecchia data, che nel frattempo è arrivata a ricoprire la carica di presidente del consiglio dei ministri, perché appuri se davvero la morte del segretario generale, il braccio destro di quest’ultima, alle prese con un ruolo considerevolmente impegnativo, in un paese strattonato da un lato da nostalgie del passato e dall’altro da ideali tensioni europeiste, sia stata, o meno, un infarto. Per far questo le viene assegnato anche un incarico di copertura come consigliera per la cultura, e… Da non perdere.

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