Intervista, Libri

Roberta Palopoli, il crimine e la seduzione

di Gabriele Ottaviani

Roberta Palopoli ha scritto l’ottimo Tre per una – I crimini di Stuart Newell: Convenzionali la intervista per voi.

Da quale esigenza nasce questo romanzo?

In realtà nasce semplicemente da un’idea che mi è venuta su un personaggio che avrei voluto descrivere, non avevo esigenze particolari, mi è venuto in mente proprio lui, Stuart, e mi sono inventata la sua vita.

Chi è il protagonista?

È un uomo ancora giovane, che nel passato ha subito maltrattamenti e abusi da suo padre, rimasto orfano di madre molto piccolo. Ha sviluppato una patologia criminale che tiene sotto controllo nel quotidiano, e sfoga con grande organizzazione e lucidità.

Cosa c’è secondo lei nel delitto di così seducente da portare qualcuno a compiere un crimine?

Secondo me può esserci onnipotenza, sfida, voglia di farla franca. Spesso la patologia emotiva che in genere hanno i serial killer, fa si che non sentano colpa o dispiacere e quindi continuino convinti che sia l’unica strada possibile. Parlo dei seriali, non di chi commette un delitto dettato dall’esplosione di ira occasionale.

Quale messaggio vorrebbe trasmettere ai suoi lettori?

Soltanto di sedersi e leggere e godersi il viaggio, se la storia fa per loro. Io l’ho scritta anche con un pizzico di ironia, che andrebbe colta. Non è una storia drammatica, con epilogo tragico, anche se la follia guida i personaggi.

Perché scrive?

Perché mi aiuta a sognare. A fare ciò che non posso fare, a dar vita a personaggi che non conoscerei, altrimenti.

Il libro e il film del cuore, e perché.

Di libri del cuore ne avrei troppi… leggo da quando ho otto anni; dico L’innocente di Gabriele D’Annunzio, perché è un racconto spietato che riporta alla totalità di un sentimento tra due persone. Il film è senza dubbio C’era una volta in America, capolavoro di emozione, sentimento, crudeltà, tradimento, amicizia e falsità, tutto in uno. L’ho visto tante volte e non mi stanco di guardarlo.

Prossimi progetti?

Ho idee e presto cercherò di svilupparle.

Da cosa sono unite e/o divise psicologia e letteratura?

Sono unite dalla profondità dell’autore, dalla sua capacità introspettiva e di osservazione del mondo esterno. Ahimè non tutti sanno farlo, ma tutti vengono chiamati scrittori o autori, ormai… io considero scrittore solo colui che è capace di suscitare emozioni, non solo negative, anche allegria, ma che sia in grado di far si che chi legge pensi “ proprio come è capitato a me” oppure “ non ci avevo pensato, questa situazione è proprio vera”, che sappia far piangere o sperare, che accompagni il lettore in un viaggio e lo avvolga. Insomma la psicologia serve a rendere condivisibile ciò che si scrive, perché si scrive per essere letti, no?

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Libri

“Tre per una”

di Gabriele Ottaviani

Ursula arrivò al Sant’Orsola in anticipo, prima delle due…

Tre per una – I crimini di Stuart Newell, Roberta Palopoli, Castelvecchi. Che l’amore sia la più grande rivoluzione esistente è un dato di fatto: riesce a mutare abitudini che si riteneva incrollabili, a far considerare la vita in modo diverso, a cambiare gusti e opinioni. Quando Stuart si innamora arriva persino a non provare più quell’irrefrenabile piacere nel momento in cui uccide: perché sì, lui è un assassino, un criminale efferato e raffinato, che ha tutto eppure non può fare a meno del delitto. Un giorno, però, accade che… L’indagine della psiche umana che con perizia Roberta Palopoli compie nelle pagine di questo romanzo induce alla riflessione, avvince e conquista, grazie a una sorprendente caratterizzazione di ambienti, personaggi e situazioni, uno stile fluido, una prosa ampia, un ritmo sostenuto. Da leggere.

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Intervista, Libri

Torino, tatuaggi, terrore e…

di Gabriele Ottaviani

Daniela Schembri Volpe scrive l’avvincente Killer Tattoo – La strana coppia: Convenzionali la intervista per voi.

Che ruolo hanno la magia e l’esoterismo nella vita?

Affermo spesso che la gente viva inconsapevolmente, intendo dire che l’essere umano ha abbandonato la consapevolezza che oltre ai cinque sensi, che ci fanno percepire il mondo, dovremmo sviluppare quello che chiamiamo intuito e che secondo me è qualcosa che va al di là di questo. Basta cercare l’origine della parola “magia” che ha accompagnato la civiltà umana dagli albori, è stata ed è oggetto di studio da parte delle scienze sociali, relazionandosi anche con la scienza e la religione. Magia ed esoterismo viaggiano a braccetto, esoterismo è ciò che pare incomprensibile e quindi misterioso, e il mistero è per l’uomo un fortissimo polo di attrazione. Basta notare quanti generi letterari si basano sul mistero o ancora quanta attrazione abbiano le pagine dei quotidiani che propongono fatti misteriosi insoluti. Purtroppo della magia approfitta una schiera di ciarlatani che strumentalizza le disgrazie altrui per trarne profitto.

Cosa c’è di macabro e grottesco nella nostra società?

La nostra è divenuta una società grottesca, le grandi ideologie sono crollate inesorabilmente lasciando spazio a un vuoto cosmico leopardiano che l’uomo sta riempiendo con il consumo di oggetti e di valori. Il macabro ha sempre convissuto con la nostra società, è dentro di noi, sopito, tenuto a bada, ma pronto a esplodere con i nostri sinistri primitivi istinti.

Che città è Torino, che lei ben conosce e che è uno dei vertici sia del triangolo della magia bianca che di quello della magia nera?

Torino è una città dalle potenzialità infinite, ricca e depauperata al contempo. È una città rinata con i giochi olimpici 2006 e poi irresponsabilmente fatta affossare, dopo tanto lavoro, da una giunta incapace. Torino è celti, liguri, romani, Savoia, romanico, barocco, siti Unesco, delizie reali, palazzi nobili, chiese, esoterismo e magia. Torino è una serie di scatole cinesi che contengono meraviglia all’infinito. È ora che qualcuno che la ami davvero la prenda in mano per farla risorgere.

Da che esigenza nasce questo romanzo?

L’esigenza è stata quella di una sfida. Ho editato diversi noir e ho fatto una scommessa con me stessa: scrivere un noir grottesco in cui non si ripetesse il classico schema omicidio, scientifica, commissario, assassino. Insomma, leggendone un certo numero ho trovato che ci fosse poca capacità di costruire un racconto noir che uscisse fuori dagli schemi soliti del noir nostrano territoriale.

Prossimi progetti?

Sicuramente il sequel di Killer Tattoo – La strana coppia, a cui darò un’ambientazione particolare, e altri libri a tema turistico sulla nostra bella Italia.

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Libri

“Killer Tattoo – La strana coppia”

di Gabriele Ottaviani

Aprì la porta, e vide…

Killer Tattoo – La strana coppia, Daniela Schembri Volpe, Castelvecchi. Dafne è una guida turistica: spesso dunque si trova di fronte a curiosità e vicende anche misteriose e intriganti della storia, da conoscere e far conoscere, scoprire e far scoprire, raccontare e commentare, per punteggiare le esposizioni con cui intrattiene e rende più erudite le persone che accompagna con mano sicura a visitare luoghi a vario titolo significativi. D’un tratto però si ritrova coinvolta in primissima persona in una macabra matassa, dipanando il cui groviglio, in cerca della verità in merito alle sparizioni di un numero sempre maggiore di adolescenti, si trova ad affrontare situazioni che mettono in discussione molte delle sue razionali certezze… Appassionante.

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La foresta invisibile dell’esistenza: intervista a Maria Elisabetta Giudici

di Gabriele Ottaviani

Maria Elisabetta Giudici ha scritto La foresta invisibile: Convenzionali la intervista con gioia per voi.

Da dove nasce questo libro?
Tutto è iniziato un giorno cercando di mettere per iscritto un sogno fatto molti anni fa. Ricordo dopo ricordo la fantasia mi ha spinto in un mondo che altro non è che quello dello scrivere dove ogni desiderio è possibile e dove tutto può accadere. Parola dopo parola è nato un qualcosa di compiuto e coerente che assomigliava molto a un romanzo.

Quali sono gli aspetti invisibili delle nostre vite?
Vedente e non vedente, visibile e invisibile. Ognuna di queste parole suggerisce un modo diverso di essere al mondo. Non esistono aspetti invisibili della vita uguali per tutti, esiste invece il fenomeno di rendere visibile l’invisibile e invisibile il visibile. È una questione interessante ma soggettiva e potrebbe essere proprio questa soggettività l’unica invisibilità che ci accomuna.  

Cosa rappresentano l’amore e la storia per lei?
L’amore è tutto ciò che ci rende umani. È tutto ciò che capiamo. È vita. La storia è tutto ciò che dobbiamo sapere per capire il presente e il futuro.


Quali sensazioni spera di trasmettere ai suoi lettori?
Vorrei trasmettere interesse per la storia, coinvolgimento, divertimento, responsabilità, curiosità.

Perché scrive?
Come ho detto prima è iniziato per caso. Poi ho capito che scrivere è un antidoto al mondo dei click, è un rallentare i ritmi, è uno spazio che ci consente di guardarci e di guardare ciò che in quest’epoca così veloce non riusciamo più a vedere. Procedere con lentezza dà l’impressione di sprecare tempo, ma non è così perché quella parte di tempo perso viene messa sul futuro. È un po’ come i tempi lenti dell’agricoltura: si dissoda un terreno, lo si ara, si semina si raccoglie e si aspettano i frutti. Scrivere è insomma un investimento sul tempo che viene sospeso e mi piace così tanto che credo che continuerò a farlo.

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“La foresta invisibile”

di Gabriele Ottaviani

A galanteria Giovanni non era mai stato un granché, ma la dolcezza di quella donna stimolò in lui l’istinto di protezione che lo mise a suo agio nella veste di seduttore. Salirono sul tram arrivato alla fermata con un quarto d’ora di ritardo e per tutta la durata del viaggio Giovanni non riuscì a staccarle gli occhi di dosso. Attraversarono come in un percorso a ostacoli quel quartiere con le case dai tetti rossi, i vicoli rumorosi e gli ubriachi usciti in anticipo dalle loro tane e si lasciarono sulla porta di casa mordendo il freno del desiderio. Giovanni si staccò a fatica da lei cercando di interpretare i segnali che la mente trasmetteva al suo corpo e provò compassione per se stesso. Camminò fino a casa immerso nel buio dei suoi pensieri nei quali spuntavano improvvise pennellate di colore acceso: il giallo delle luci dei lampioni in lontananza, le insegne incandescenti e multicolori dei negozi e mille arcobaleni che cadevano dal cielo bagnati dalla pioggia che aveva iniziato a scendere. Si fermò diverse volte ad annusare l’aria in cerca di quell’aroma di gelsomino che, indifferente agli odori della città, lo aveva pervaso di un desiderio di piacere. Pensò al corpo sconosciuto di Dominika e ne immaginò le gambe sottili, la vita stretta, il seno generoso, la pelle umida di peccato, insolenza e provocazione. Gli apparve con gli occhi socchiusi, le labbra audaci che perlustravano il suo corpo e pronunciavano parole indecenti. Si era separato da lei voltandole le spalle senza girarsi e rivolgerle un ultimo sguardo per non soccombere alla potente tentazione di rapirla e portarla dove il mondo iniziava da capo. La mattina dopo al cantiere, Dubois gli avrebbe rovesciato addosso le sue frustrazioni di piccolo padrone, ma Giovanni non se ne curò, immerso com’era nel sapore palpitante di quell’incontro che aveva ripercorso per l’intera notte.

La foresta invisibile, Maria Elisabetta Giudici, Castelvecchi. Sembra una pianta ma è un animale, e già da queste premesse si può capire come, nel caso specifico, apparenza e sostanza ingaggino una contesa che coinvolge tutto il sistema di riferimento e di appartenenza: il corallo spezzato è come se spiccasse sangue dalla sua ferita, novello Polidoro, suicida per contrappasso, come Dante insegna, e ora come ora è sempre più raro, e pallido. Al tempo stesso però queste selve subacquee donano preziosi monili che artigiani sapienti forgiano, e uno di questi, un pegno d’amore, attraversa la storia e lo spazio, mentre ogni cosa muta, simboleggiando la forza irresistibile della vita. Maria Elisabetta Giudici dà alle stampe un romanzo pieno di passione, intenso, avvincente, convincente, coinvolgente, ben scritto, ben confezionato, ben congegnato, ricco di temi e significati.

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“Adelaide”

di Gabriele Ottaviani

Non ero bella, ma il fascino del mio nome conquistava…

Adelaide, Antonella Ferrari, Castelvecchi. Teatina, laureata in giurisprudenza, docente a contratto nell’università della propria città, Antonella Ferrari ha già all’attivo diverse e convincenti prove letterarie: il suo nuovo romanzo conduce con mano sicura il lettore sul finire del diciannovesimo secolo, facendogli conoscere una donna assolutamente all’avanguardia, nubile per scelta ma certo per nulla ostile all’amore, anzi, che assieme a fratelli e amici decide di impegnarsi anima e corpo nella lotta carbonara, una battaglia sociale, culturale, etica, morale, collettiva per la giustizia e la libertà che trae forza proprio dagli ideali da cui è ispirata, e dal desiderio di autodeterminazione, di presa di coscienza, di affrancamento da una realtà asfissiante che non consente, ad Adelaide come agli altri personaggi, chi vive una passione che il resto del mondo segna a dito, chi viene accusato del male solo perché trova altre strade per il bene, chi perché vive in una prigione, ma non ne ha piena contezza, di essere davvero quel che sono. Da leggere.

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“Franco Toro”

di Gabriele Ottaviani

Le fantasticherie sul mio mestiere erano tanto ridicole, quanto frequenti. Ovviamente da parte degli uomini. Poche, se non nessuna, le donne a voler scambiare le abitudini con quelle di una prostituta. Molti, invece, gli uomini a invidiarmi per il mio lavoro, forse perché in verità non ne sapevano molto e gli restava quindi niente oltre all’immaginazione. C’erano addirittura mariti o compagni delle clienti a invidiarmi. Alcuni guardavano. Con l’immaginazione è come con la speranza. Se prende il sopravvento, ci ferma bloccandoci in balia del tempo che scorre. Non andiamo avanti, chiusi in quel guscio d’immagini e aspettative che risplendono più forti della realtà, mentre lei onestamente scorre bruna nel lezzo di un profondo fiume intossicato, sul quale, poco prima di andare a fondo, galleggiano i resti della dignità umana.

Franco Toro – L’uomo più bello del mondo, Dario Neron, Castelvecchi. Franco è bello. Bellissimo. L’uomo più bello del mondo. Affascinante. Sensuale. Eccitante. Il suo corpo splendido è il suo strumento di lavoro. Per un po’ di tempo con lui c’è chi è disposto a spendere fior di quattrini. Ma il suo essere escort è in realtà anche, se non soprattutto, una fuga. In primo luogo dall’unica persona dalla quale non può scappare, sé. Dario Neron, con prosa avvincente e solida, dà alle stampe una commedia umana connotata con brillante icasticità: intenso.

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“Non mi toccare”: il racconto di Giulia Cormons

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Giulia Cormons è l’autrice di Non mi toccare: Convenzionali la intervista per voi.

Come si elaborano il dolore e la rabbia per una violenza subita, terribile e ingiusta? Come si reagisce, si va avanti, si perdona, se si riesce?

È come l’elaborazione di un lutto. Ti muore qualcosa dentro, muori tu. Per quanto tu possa sforzarti di riprendere le redini della tua vita, questi avvenimenti restano come un cancro che ti divora e ti condiziona ma senza ucciderti mai. Reagisci aggrappandoti alle cose belle, a una mano tesa, a un grande amore. Il perdono, almeno per quanto mi riguarda, non è concepibile. “I mostri sono ovunque, fate che non vi trovino interessanti”.

Perché chiedere aiuto e parlarne è difficile?

Difficile non è il termine adatto, perché a volte l’accaduto risulta impossibile da riferire. Io ho taciuto principalmente per paura di far soffrire, ingiustamente, la mia famiglia. Poi sono subentrati la vergogna e il timore di subire gogne, mediatiche e dai conoscenti informati dei fatti. Vede, Gabriele, quando si subisce quello che ho subito io, la morte dell’anima è un concetto difficilmente condivisibile. Come scrivo nel libro, se trovi una persona che ha subito la stessa identica cosa riesci a parlarne, forse, del male che vi accomuna. Altrimenti, come è accaduto a me, rimani chiusa in una scatola vuota le cui pareti sono fatte di quello che la tua mente costruisce in sua difesa.

Come mai spesso la nostra società mette sotto accusa le vittime e perché spesso loro stesse arrivano addirittura a provare un senso di colpa?

Perché la verità, quella cruda e senza filtro, è scomoda.  Alcune persone sono diverse, sono solo individui a cui manca qualcosa. “E quello che manca è quello che ammazza”. Affrontare l’argomento ammettendo che una spessa fetta della popolazione mondiale soffre di questo “handicap” è pericoloso, sarebbe come ammettere che ci sono dei serial killer liberi di agire, che nessuno può riconoscere e quindi bloccare prima che avvenga il peggio. Lei uscirebbe di casa se al tg la avvisassero che una belva feroce e pericolosa scappata da uno zoo si aggira libera e affamata nei dintorni del suo quartiere? E il suo stato di terrore cambierebbe se le dicessero che quella belva cammina in realtà su due zampe e non su quattro? Regna la banalizzazione, vincono gli stereotipi. A volte è più comodo cercare attenuanti, indorare la pillola, minimizzare… e, peggio, dare a intendere che le colpe possano essere condivise fra vittima e carnefice. Non è mai così. In nessun caso. Puoi essere drogata, ubriaca, vestita in maniera troppo succinta, provocante negli atteggiamenti ma il “NO” è NO, nella lingua universale del rifiuto e, come tale, dovrebbe essere riconosciuto da tutti. E rispettato.

La violenza e l’abuso sono problemi culturali? Come si sconfiggono?

Non vedo neanche il più timido barlume di speranza di sconfiggerli. Fanno parte di quelle mancanze di cui parlavo prima: intelligenza in alcuni casi, buon senso in altri, valori in altri ancora. Se sommate poi in un unico individuo, non c’è rimedio. In alcuni paesi è certamente un problema culturale, la donna è vista come un oggetto, una serva del focolaio domestico o un essere concepito per la sola procreazione. In altri che si ritengono più emancipati, voglio credere che sia un problema più che altro di turba individuale che si sfoga generalmente su chi è più debole fisicamente e incapace di opporsi e difendersi. Donne, bambini, anziani.

Guardandosi indietro cosa vede? E che prospettive ha per il futuro?

“La mia mente meravigliosa, che si annoia del gusto di vivere e si pavoneggia della sua malattia”, mi ha costretta a guardare indietro tutte le notti per una ventina di minuti a incubo, negli ultimi quindici anni. Ho perso il tempo, il mio percorso di vita, se mi guardo indietro non trovo più quella ragazzina di vent’anni. È scomparsa e ancora oggi, quando penso a lei, “vedo quello che diventi quando muori”, come quando mi sono specchiata in una pozza di sangue nero. Ma il mio futuro, Gabriele, adesso è inaspettatamente limpido. Ho trovato “un uomo potente, un amore gigante” e insieme siamo belli come Dio.

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Libri

“Fidel in love”

51jCuwfaPTLdi Gabriele Ottaviani

Il fido Machín li raggiunse a Trinidad…

Fidel in love – Il grande amore segreto del Líder Màximo, Paola Sorge, Castelvecchi. Quando Anna Maria Traglia, ventisettenne, moglie, madre, di famiglia conservatrice, nipote nientedimeno che del cardinale vicario di Roma, conosce nel millenovecentosettantacinque Margarita, primo segretario dell’ambasciata di Cuba, pensa che Fidel Castro, per cui la nuova amica stravede, non sia altro che una sorta di brutta copia di Stalin: in capo a pochi mesi, però, muterà radicalmente le proprie convinzioni. Lui, riamato, non senza ovvi, evidenti e laceranti dissidi, perderà letteralmente la testa per lei: e questa storia, finora davvero ben poco raccontata, andrà avanti per decenni… Paola Sorge, con voce piena, racconta una vicenda d’amore, ideali, politica e realtà: da leggere.

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