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“Romanzo di Londra”

81fIREU-FNL._AC_UY218_SEARCH213888_ML3_.jpgdi Gabriele Ottaviani

Risultò poi che era stato il gatto. Ciò aveva finito per essere divertente, ma un’altra storia lo era stata molto meno. Tornando da Londra, un giorno si era fermata davanti a una casa dove alcuni traslocatori trasportavano dei mobili. Si era fermata perché si trattava di mobilio Chippendale, che le sarebbe piaciuto avere in casa. L’uomo che, con altri due tipi, li caricava, le aveva gridato di sloggiare. Così brutalmente che era rimasta attonita, piantata là come uno spartitraffico. Il tipo le si era persino avvicinato. Era strabico. Le sue braccia erano pelose come quelle di una scimmia. Era scappata, spaventata. Mai una cosa simile le era capitata a Londra. L’indomani i giornali avevano riportato quel “trasloco”. Un furto, commesso in pieno giorno, in uno stabile i cui abitanti erano andati in vacanza. Rannicchiata contro suo marito, Nadja racconta – Dio solo sa per quante volte l’aveva già fatto – come al crepuscolo, stanca di cucire, uscisse dalla cittadina per passeggiare nei campi, nel verde, da dove tornava attraverso un sentiero che costeggiava una strada ferrata. Un sentiero in mezzo alla boscaglia. I passanti erano rari. È così bello il silenzio della campagna inglese. Una volta, su quel sentiero, sotto la boscaglia era stata trovata una ragazza, morta. Un cadavere. Il coltello dello sventratore spuntava ancora dalla vagina quando la polizia è arrivata sul posto. Il Big Ben suona i suoi nove colpi nella T.F.S. incastonata nel muro e Nadja non è ancora di ritorno. Sprofondato nei suoi pensieri, lo sguardo puntato sulla sua caviglia, Repnin, inquieto, resta seduto sulla poltrona che, la sera, diventa il suo letto. Aspetta sua moglie e si domanda cosa stia facendo.

Romanzo di Londra, Miloš Crnjanski, Mimesis, traduzione di Alessandra Andolfo, postfazione di Božidar Stanišić. Scrittore e poeta serbo vissuto a cavallo fra Ottocento e Novecento, Crnjaski, noto in particolare per Migrazioni, opera capitale che narra l’epopea di serbi migranti, all’epoca della despota illuminata Maria Teresa d’Austria, da soli o in gruppo, mercanti, contadini, finanche soldati, tutti diretti verso una Russia che è meta e assieme quasi miraggio, sogno vagheggiato, torna negli scaffali delle librerie italiane con questo testo attualissimo e finora ancora inedito nel nostro paese, la storia, ricca di livelli di lettura, rimandi, riferimenti e chiavi d’interpretazione, del principe Nikolaj Rodionovic Repnin e sua moglie Nadja, segnati dagli eventi della seconda guerra mondiale, umiliati, emarginati, emigrati, profughi, uniti eppure diversi, in una Londra swinging ma indifferente al loro dramma e destino di esuli. Da non perdere.

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