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“Il cielo per ultimo”

91SNGbINFJL._AC_UL436_.jpgdi Gabriele Ottaviani

A Boris piace da morire fare conversazione, solo che sta sempre zitto…

Il cielo per ultimo, Michele Cecchini, Bollati Boringhieri. È basso. È goffo. Si chiama Emilio. Cacini. Per tutti, dunque, Soldo di Cacio. È un uomo mite. È un docente. Di educazione artistica. Alle scuole medie. Un uomo senza qualità? No. Senza aneddoti particolari, più che altro. Una vita tranquilla, comune, semplice. Ma non banale, né anonima. Anzi. Dimessa, però. In ombra, lui che vive in una terra di sole e mare come Livorno, lui che sa spiegare quanto sia importante la luce per realizzare un capolavoro. Infatti lui ha un segreto, in verità, ma nessuno gli chiede di raccontarlo: la relazione clandestina con Ilaria, una donna con un passato da brigatista, non sarebbe certo avara di spunti, ma si sa che spesso le persone gentili vengono messe in secondo piano. Cacio ha un figlio, Pitore, un bambino che parla una lingua inventata tutta sua, fatta di parole incomprensibili, ma del resto che cos’è il mondo se non un mosaico fatto di tessere che si possono ricombinare in infinite maniere? Il genere del realismo magico ha trovato il suo nuovo capolavoro: delizioso, delicatissimo, tenero, è la dichiarazione di poetica di chi sa ancora meravigliarsi con purezza. Imperdibile. A dir poco incantevole sin dalla copertina.

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