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“Il giorno della nutria”

nutria_montata_STORE_800h.pngdi Gabriele Ottaviani

Come prima cosa volle essere penetrato, usammo il Luan. Ma era un nostro segreto.

Il giorno della nutria, Andrea Zandomeneghi, Tunué. Dirige una rivista, scrive sul Foglio, è giovane ed evidentemente talentuoso, è all’esordio come romanziere e fa subito centro, come un arciere per cui le frecce e i bersagli non hanno segreti, e che anzi tende la corda con invidiabile souplesse, manifestata per il tramite di una prosa prorompente: è di Capalbio, ma il turismo altolocato pare lontano anni luce dalla dimensione di questa vicenda a tinte fosche e al tempo stesso vivide e sorprendenti, e nella splendida località maremmana sulla costa toscana dell’Argentario ambienta la storia di Davide, un cefalgico cronico che campa di psicofarmaci e alcol e vive con la madre malata che brama che le si induca la morte e col nipote e che un giorno, dopo essersi come al solito ubriacato col figlio della badante della genitrice e col prete della cittadina, si ritrova sul pianerottolo non la proverbiale testa di cavallo bensì una nutria congelata e spellata. È l’inizio di una deflagrante ossessione: da non perdere.

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