di Gabriele Ottaviani
Il silenzio grava su di noi, pesante e oscuro.
Il corpo che vuoi, Alexandra Kleeman, Black coffee. Traduzione di Sara Reggiani. Il corpo parla. Vive. Soffre. Sente. Seduce. Affascina. Desidera e fa desiderare. Si fa desiderare. Conduce a Dio e induce al peccato. Il corpo è lo specchio di noi, è l’immagine che vogliamo dare, avere, possedere, plasmare. È il nostro biglietto da visita. È il primo mezzo che abbiamo per attrarre. Per amare. Per essere amati. Per godere del piacere torrido, stropicciato e indispensabile del sesso. A vive in America. Con B e C. B è la sua coinquilina. C è il ragazzo di A. A mangia solo arance e ghiaccioli, più o meno. Vuole essere bella. Lo è già. Ma non di una bellezza da copertina. Passa il tempo davanti alla tv. Guarda reality e poco altro. A C piace A. A C piacciono i reality. A dipende da C. In tutto e per tutto. B vuole fare di sé una copia di A. E in questo crogiuolo di ossessioni ci si mette pure la famiglia dei dirimpettai. Che tutto d’un tratto svanisce nel nulla… Mozzafiato, perversamente ammaliante, imperdibile. Splendido sin dalla copertina.