di Gabriele Ottaviani
Ahmed era alto almeno venti centimetri più del pompiere, aveva forse anche vent’anni di meno, e avrebbe potuto facilmente scappare lasciandolo fermo sul molo. Invece, pur non capendo nulla di quello che gli stesse dicendo, lo affiancò, lo ringraziò con un cenno del capo per quel caffè, unico gesto di amicizia da quando era sbarcato, gli indicò con un lento, largo gesto, il golfo che ormai si andava illuminando di quel blu cristallino che fa sembrare Capri solo a qualche bracciata dalla riva e iniziò a canta re una melodia tuareg che aveva imparato da bambino. I due uomini rimasero così, in quella posizione surreale, per qualche minuto, guardando il mare, finché il canto di Ahmed non si dissolse con dolcezza modulando verso registri alti e sfumati la sua voce baritonale.
Gocce per gli occhi, Carlo Picchiotti, Giovane Holden. Da attento osservatore, Carlo Picchiotti, in questa dozzina di brevi e intensi racconti, declina con originalità e per il tramite di un’amplissima gamma di sfumature uno dei temi che è alla base del fare letteratura e del suo salvifico potere: se effettivamente scrivere di ciò che si conosce pare essere la migliore delle regole per dare credibilità al proprio narrare, è altrettanto vero infatti che la fantasia, l’empatia, l’immedesimazione e la curiosità sono lo spunto da cui prende le mosse l’arte consolatoria della parola. Da leggere.