di Gabriele Ottaviani
In quanto primogenito, dovevo mostrarmi debitamente in lutto…
Uomo del mio tempo, Dalia Sofer, Mondadori. Traduzione di Manuela Faimali. Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo… Così il premio Nobel Salvatore Quasimodo, eternando in versi la tragica immutabilità della tensione dell’uomo a essere per l’altro un feroce predatore e a estirpare dal cuore la solidarietà, benché si tratti d’una ginestra capace di fiorire anche sulle riarse pendici di un vulcano: prendendo le mosse da questo suggestivo e profondo spunto, indagando la storia, la memoria, la politica, l’universo delle relazioni familiari e interpersonali, Dalia Sofer racconta la corruzione del potere, che corrode chi ne resta contaminato fin nell’intimo, attraverso la storia palpitante di Hamid Mozaffarian, un vero e proprio antieroe solenne e drammatico che, in missione diplomatica in America dopo anni al servizio del regime di Teheran incontra la famiglia che non vede da tempo e, recuperando le ceneri del padre, che desiderava essere sepolto in patria, fa i conti col suo passato e con un destino che è sempre sembrato già scritto. Intenso.