Libri

“Padre occidentale”

di Gabriele Ottaviani

E io realizzavo che il trasloco per quel giorno non l’avremmo fatto mai. Me ne stavo sul divano pensando a certi racconti che avrei dovuto scrivere per il giornale, o addirittura al romanzo sullo yoga che avevo quasi del tutto abbandonato, e poi pensavo a come quella giornata fosse un’enorme voragine e che di certo non sarei mai andato a yoga alle sette al parco delle Cascine, né avrei scritto una riga per quel giorno, né avrei fatto un bel niente. Restavo ancora un momento immobile su quel divano mentre di fronte a me Mauro Tutino e Niccolò Riccomini Guicciardini finivano di bere tutto quello che era possibile bere, implacabili, e mettevano a volume altissimo una canzone di Lucio Battisti per non sentire la tristezza che era ovunque intorno a noi, finché io mi alzavo e me ne andavo via. Come ci riuscissi, non saprei dirlo. Me ne andavo da casa di Tutino già ubriaco alle tre di pomeriggio a cercare il mio scooter parcheggiato da qualche parte per la strada e fuori il cielo era grigio e l’aria un po’ rinfrescata per la pioggia. «Oggi per il trasloco non è la giornata adatta» mi aveva detto Tutino come a convincermi e convincersi della verità di quell’affermazione, ma il temporale era stato uno scroscio, era già finito da ore; la sua era solo una scusa come lo sarebbe stata, molte ore dopo, la risposta al messaggio di mio padre, perché in realtà era la giornata perfetta per fare un trasloco e per praticare yoga. Andavo via da casa di Tutino in uno stato confusionale. Chiamavo Carla, le dicevo: «Carla, amore, è tutto a posto, sto tornando». Ma poi per strada, al gradino calamita di Santo Spirito, vedevo il profilo inconfondibile di Daniel, il naso aguzzo, le labbra da seduttore e, pur sapendo che cosa dovessi fare, proseguivo oltre, ignorandolo. Salvo poi, dopo un momento, ripensarci e tornare indietro. Parcheggiavo il motorino e correvo da Daniel che non vedevo da mesi, da quel giorno della sua mostra di fotografie…

Padre occidentale – L’ineffabile origine dello yoga, Simone Lisi, Effequ. Scrittore e libraio, dalla prosa ironica, brillante, policroma, ricchissima di livelli di lettura e chiavi d’interpretazione, seducente e affascinante, miscellanea perfetta di indagine, autofiction e storia familiare, Simone Lisi dà alle stampe il vividissimo affresco della commedia umana della nostra grottesca società precaria in tutto, specialmente nelle relazioni, e dei rapporti interpersonali e tra le generazioni prendendo le mosse da una ricerca non avara di colpi di scena scaturita dal momento in cui in una palestra si presenta un anziano tassista che sostiene d’essere stato allievo del primo maestro di yoga che abbia mai insegnato tale nobilissima disciplina all’ombra di Ponte Vecchio… Incantevole.

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