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“Qui giace un poeta”

di Gabriele Ottaviani

Di tomba in tomba, si rafforza una convinzione: questo cimitero rappresenta la suprema espressione dell’assurdo che diventa reale. Dove, se non qui, la figura di un magnaccia diventa una divinità a cui chiedere intercessioni? Eccomi di fronte a una lapide ingombra di bottiglie di rum e birra, accanto a bigliettini con richieste di grazie ed espressioni di devozione. Sono le offerte lasciate ad Alberto Yarini, detto “il re di San Isidro”, famigerato importatore di prostitute francesi nella viziosa Cuba di inizio Novecento. Una brillante carriera interrotta a ventotto anni, quando un suo concorrente lo uccide a revolverate per avergli rubato la “piccola Berta”, petite princesse dei bordelli avaneri. Yaneisimi assicura che le jineteras, cavallerizze del turismo sessuale a poco prezzo, vengono qui nottetempo a ballare attorno alla tomba di Yarini, macchiando con baci vermigli il bianco sepolcro…

Qui giace un poeta – 60 visite a tombe d’artista, Jimenez. Keats, Onofri, Kerouac, Camilleri, Holan, Yeats, Frost, Virgilio, Leopardi, Whitman, Carver, Carbone, Thomas, Genet, Chateaubriand, Silva, Campana, Mansfield, Bolaño, Vittorini, Sbarbaro, Kapuściński, Skene, Kafka, Carpentier, Biamonti, Tolkien, Browning, Woolf, Poe, Hesse, Joyce, Spark, Pirandello, Sartre, De Beauvoir e tantissimi altri nelle parole di Forster, Governi, Miele, Ghiotti, Trabacchini, Manuppelli, Simon, Damiani, Emmons, Ciccolari Micaldi, Gallico, Keevil, Pasti, Benigni, Escorcia, Ulbar,  Kimber, Coletta, Dozzini, Mencarelli, Ferracuti, Rickard, Grazioli, Ricci, Denti, Gulisano, Ciampi, Rampello, Vannucci, Bertoldi, Brunoni, Tafi, Cacioppo, Cutolo e un ulteriore gran numero di autori, fini esegeti, dicitori eleganti e sensibili. La morte non è niente, in fondo, si scivola nella stanza accanto, quel che rimane è nel ricordo di chi resta, nelle opere che si sono lasciate: visitare le tombe, che nascono per fare dell’immateriale qualcosa di tangibile, è un atto d’omaggio che ricorda il machiavelliano cambiarsi d’abito prima di andare, di sera, al termine di una lunga giornata, nello studio per recarsi al cospetto dei più grandi, che parlavano tramite i propri testi, e questo mosaico policromo e corale di sessanta viaggi letterari è una celebrazione della bellezza come essenza inevitabile e salvifica.

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