Libri

“I minatori della Maremma”

cassola.jpgdi Gabriele Ottaviani

Le case di Niccioleta sono sparse su una collinetta…

I minatori della Maremma, Luciano Bianciardi, Carlo Cassola, Minimum fax. Postfazione di Antonello Ricci. Dieci minuti. Dieci, piccoli, miseri, pressoché insignificanti minuti. Nulla in generale, ancor più in senso assoluto, rispetto all’immensità dell’eterno, per quanto il tempo sia estensione e durata, percezione al di là dell’oggettività. Un granello d’infinito, che per molti però ha rappresentato l’inconciliabile differenza fra la vita e la morte. Era un martedì il quattro di maggio di sessantacinque anni fa, l’anno dei mondiali di Svizzera, due anni prima della strage di Marcinelle, quando nella miniera di lignite, un carbone fossile dal modesto potere calorifero, di Ribolla, per la precisione nel pozzo Camorra, tra le otto e trentacinque e le otto e quarantacinque, un’esplosione uccide – cronaca di una morte annunciata… – quarantatré uomini, ricomposti e identificati in un’autorimessa e poi allineati, sotto a una pioggia di bandiere rosse, nella sala del cinema, con un elmetto per ogni bara. Carlo Cassola, scrittore, saggista, partigiano, convinto come Socrate che si potesse essere cattivi solo per ignoranza, perché chi ha provato il dolore poi non può odiare, nipote di uno dei patrioti delle dieci giornate di Brescia, figlio di un redattore dell’Avanti dell’epoca di Bissolati di cui nella casa di famiglia volterrana si conserva la scrivania, e Luciano Bianciardi, cantore per antonomasia della vita agra, stanno portando avanti un’inchiesta sulle condizioni di vita e di lavoro dei minatori toscani: nulla sarà più come prima… Un testo, oggi più che mai, necessario.

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