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“mickeymouse03”

51mLzDXE0JL._AC_UL436_.jpgdi Gabriele Ottaviani

Da grande farò il regista, basta con gli archivi e con le carte morte. Grazie Sergio dell’illuminazione. La parte buona del fratello che marciva in cella. Le immagini raccontano più di documenti che ormai comunicano poco a forza di sfogliare delicatamente, di staccare con cura fogli di pergamena e di carta velina. I fotogrammi andavano al loro posto con fluidità, si posizionavano naturalmente in un ordine corretto, interpretando la volontà dell’autore. Seguivano il filo logico della narrazione che avevo in mente, anzi, spesso lo anticipavano e lo restituivano così come lo volevo io. Barcellona e la luminosità trasparente, a volte pastosa nelle giornate di cielo coperto, mi aiutavano. Come se una luce fosse accesa dietro la cortina di nuvole. Bastava uscire di casa e attivare la videocamera. L’ispirazione si materializzava come d’incanto. L’obiettivo catturava le immagini con avidità, senza controllo. Il quartiere dove Francesco abitava era vivace. Soprattutto per il viavai incessante di fedeli e turisti nella cattedrale. Forse erano più fedeli che turisti, forse anche i turisti erano fedeli in pellegrinaggio. Con una chiesa con un nome così, Santa Maria del Mar, appellativo pomposo che girava di bocca in bocca e accendeva la curiosità di molti. Il portale d’ingresso inghiottiva e sfornava, oltre ai turisti, un buon numero di preti indaffarati e frettolosi, che parlottavano fitto sulla scalinata della cattedrale. Riprendevo quei gruppi di sacerdoti giovani, rubavo movenze ed espressioni, li seguivo quando si scioglievano e lasciavano la scalinata. Come facevano a essere sempre impeccabili? Camicia ben stirata, pantaloni che cadevano a pennello. Un’aria pulita da fare invidia. Da quando ero arrivato a Barcellona mi sentivo sporco. Un giorno troverò il coraggio di fermarli per sapere come fanno a essere così precisi. Nemmeno Francesco, da prete, era così in ordine. Ero curioso di scoprire se fossero preti modesti o amassero sentirsi eleganti…

mickeymouse03, Andrea Mauri, Alter ego. Alienante è il monitor sopra ogni cosa. A passarci troppo tempo dinnanzi si finisce per diventare altro da sé. Ma certe volte, oltre a essere una necessità dettata dal lavoro, dal quale, a meno di non essere così fortunati da poter vivere di rendita e trascorrere le giornate facendo esclusivamente ciò che piace, non si può prescindere, è anche, da strumento utilissimo quale è per sua costituzione, un tramite per connettersi con la parte più autentica di sé. Perché nascosti ci si può svelare. E così può succedere che due ragazzi, ognuno col suo nick, inizino a chattare. E scoprano di piacersi. Di amarsi. Ma uno è un prete. E l’altro vorrebbe invece un amore alla luce del sole, perché è da sempre che sta nell’ombra. Sentendosi in colpa. Rifiutato. Sbagliato. Respinto. Soffocando i palpiti del cuore, ricacciandoli giù, come un groppo in gola, come un dolore sordo e cupo, stipandoli nei recessi più nascosti di sé, come un sogno che non si ha il coraggio di sognare. E… Andrea Mauri, con rara sensibilità e ancor più inconsueta credibilità, dà vita a una storia che strugge e conquista.

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