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“Carne viva”

51AZHvVi5hL._SY346_.jpgdi Gabriele Ottaviani

Il mio ex ha dato un pugno contro il muro l’unica volta che voleva picchiarmi, e probabilmente me lo meritavo. Aveva una barba pazzesca di un rosso autunnale e gli occhi caldi e bruni e voleva soltanto farmi felice ma io gli strillavo contro per aver comprato il succo d’arancia sbagliato e via dicendo. Avrebbe fatto qualunque cosa per me, mi ha fatto perfino un clistere una volta che mi era presa una strana malattia e la merda mi era diventata così dura che sono dovuta andare al pronto soccorso. Non gli scocciava mai alzarsi quando la bambina piangeva nel cuore della notte, la cambiava e la riportava da me. Ma io al lavoro sono andata a letto con tutti e allora lui ha spaccato con un pugno la parete di compensato e ci siamo lasciati. Quando torna a casa la sera suona la chitarra, e lavora come insegnante di sostegno alle medie. Ecco che tipo è. Vorrei non desiderare l’uomo esotico che conosce tutta la storia del jazz, e desiderare invece l’insegnante, che ha i suoi difetti ma è di una gentilezza rara quanto il genio.

Carne viva, Merritt Tierce, SUR. Traduzione di Martina Testa. Ciò che, oltre al titolo perfetto, sin da subito colpisce nella lettura di questo travolgente romanzo che conquista dalla prima riga e che dispiace davvero abbandonare una volta giunti alla conclusione (del resto, però, il passaggio è inevitabile, ogni cosa umana è destinata a riprodurre nella sua essenza la caducità dell’artefice, nulla è davvero eterno, infinito o per sempre) è che la sua protagonista, a differenza della gran parte delle persone, reali o viventi solo nelle pagine d’un libro, non fa la lagna. Non si lamenta. Non vuole sembrare migliore di quel che è. Anzi, in più di qualche occasione si dà davvero consapevolmente la zappa sui piedi da sola. Ma non per vittimismo o autolesionismo, anche se a quest’ultima condizione in certi momenti ci si avvicina parecchio. No. She is simply what she is. Irresistibilmente consapevole, disordinata ma non inaffidabile. Ha fatto le sue scelte, sa che ogni cosa ha un prezzo, e lo paga. Non lo fa pagare ad altri. È inadeguata, ma non cattiva. Non è una brava madre, ma non rovina scientemente la figlia. È una brava cameriera e racconta con sensazionale lucidità il mondo di mezzo che sta tra la sala scintillante del locale e il vicolo sul retro dove si rovesciano i bidoni della spazzatura, ritraendo con sensualità un’umanità varia, squallida, famelica di vita, che passa anche tramite, naturalmente, la compulsione del sesso. Da non perdere.

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