Cinema

“Sognare è vivere”

sognare-e-vivere-trailer-italiano-foto-e-poster-del-film-di-natalie-portman-2di Gabriele Ottaviani

Sognare è vivere. In sala a giugno. Amos Oz, classe millenovecentotrentanove, è uno degli intellettuali israeliani più stimati a livello globale. Da sempre sostiene la soluzione dei due stati per risolvere il conflitto con i palestinesi, è stato per decenni vicino al partito laburista per poi convergere su Meretz, formazione di ispirazione laica, socialista e socialdemocratica, è dell’idea, come i colleghi Grossman e Yehoshua, che Israele abbia già esaurito da tempo il suo diritto all’autodifesa, e che anche una occupazione inevitabile sia comunque ingiusta. Nel duemiladue ha pubblicato Una storia di amore e tenebra, un romanzo autobiografico in cui racconta la sua infanzia in Israele prima che lo stato esistesse davvero, come realtà politica indipendente e non come protettorato britannico, e nelle prime fasi del suo sviluppo: vive insieme a un padre accademico con cui i rapporti sono difficili, tanto che poi Amos si allontanerà dalla famiglia, recandosi giovanissimo in un kibbutz, e muterà il suo originario cognome, Klausner, e a una madre, Fania (nome che darà poi anche alla sua primogenita), che si aspettava di più dal luogo in cui si è rifugiata per sfuggire alle persecuzioni, si immaginava la realizzazione del biblico sogno, nella terra dove scorre latte e miele. È quindi inevitabile che la depressione, cui cerca in ogni modo di resistere, dando anche libero sfogo alla fantasia, con storie avventurose e oniriche che formeranno l’immaginario del suo figlioletto, la ghermisca, finché… Natalie Portman, nel duemilaquindici, presenta fuori concorso a Cannes questa pellicola che interpreta, dirige e sceneggia. E il problema è proprio questo. Dov’è la sceneggiatura? Certo, il premio Oscar per Il cigno nero dà vita a una ricostruzione precisissima per quanto concerne scenografia, fotografia e costumi, ma di fatto non fa altro, e ciò rende estenuante la visione del film, in cui inserisce anche immagini di repertorio, che prendere i paragrafi più significativi del romanzo, abbinarvi le immagini che le parole già descrivono e alternarli con brevi cesure a schermo nero, come quando si fanno scorrere delle diapositive. Peccato.

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