Cinema

“Campioni”

di Gabriele Ottaviani

Campioni. Remake di Bobby Farrelly dell’iberico Non ci resta che vincere, in sala da oggi per Universal, una classica storia di riscatto e presa di coscienza con Woody Harrelson mattatore, un po’, cambiando quel che dev’essere cambiato, come per esempio il Nicholas Gob di Gamberetti per tutti, qui nei panni di Marcus Marakovich, un ex allenatore di basket di una lega minore, che, dopo una serie di passi falsi, si ritrova di fronte a un tribunale, che gli toglie ogni incarico e gli affida la gestione di una squadra di giocatori con disabilità intellettive e a vario titolo emarginati dalla vita che Marcus ritiene siano impossibili da allenare. Forse il suo compito è solo quello di farli sentire uniti come una squadra? O forse no? Il film è piacevole, semplice, lineare, divertente, lieve ma niente affatto superficiale, ben confezionato e non retorico: consigliato.

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Cinema

“Brividi d’autore”

di Gabriele Ottaviani

Brividi d’autore. In sala dal quindici di giugno. Con Maria Grazia Cucinotta, protagonista in un ruolo assolutamente inedito, quello di una regista pronta a tutto per realizzare il film della sua vita. Ma si sa, quando Dio vuole punirci fa sì che i nostri sogni si realizzino… Insieme a lei, nel cast dell’intrigante pellicola di Pierfrancesco Campanella, connotata anche da una compagine di maestranze tecniche di formidabile spessore, anche Franco Oppini, Emy Bergamo, Adolfo Margiotta, Nicholas Gallo, Chiara Campanella, Gioia Scola e Sebastiano Somma. Da vedere.

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“Inshallah a boy”

di Gabriele Ottaviani

Inshallah a boy. A Cannes. Di Al Rasheed, che racconta con empatia, delicatezza e grazia la storia di una giovane donna giordana, Nawal, una formidabile e intensissima Mouna Hawa, che ha appena perso il marito e che rischia anche di perdere la casa in cui vive con la figlia, per difendere il futuro della quale è pronta a tutto, soprattutto ad abbattere le convenzioni e a combattere il maschilismo imperante. Da non perdere.

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“All to play for”

di Gabriele Ottaviani

All to play for (Rien à perdre). A Cannes. Di Delphine Deloget, all’esordio dietro alla macchina da presa e anche da scrivere, visto che tutto si deve a lei di questo drammatico, commovente, emozionante e splendido film, con, tra gli altri, una splendida Virginie Efira, Jean-Luc Vincent e Félix Lefebvre, che racconta la storia di Sylvie, una madre di Brest che vive amata con i suoi due figli che ama, Sofiane e Jean-Jacques. Un giorno, mentre Sylvie è al lavoro e Sofiane è sola nell’appartamento, quest’ultima si ferisce. In seguito a una denuncia, Sofiane viene affidata a un istituto. E Sylvie deve affrontare la sorda, cieca, stolida, destabilizzante, meccanica e infernale macchina burocratica dell’ingiustizia. Da non perdere.

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“Chicken for Linda!”

di Gabriele Ottaviani

Chicken for Linda!, delizioso film di animazione di Chiara Malta e Sébastien Laudenbach. A Cannes. Linda viene ingiustamente punita da sua madre, Paulette, che farà di tutto per farsi perdonare. Anche un pollo con i peperoni quando non sa cucinare. Ma c’è uno sciopero generale, e i francesi, si sa, loro certe cose le fanno per bene, così… Un incanto vero!

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“Stranger”

di Gabriele Ottaviani

Stranger. A Cannes. Di Jehnny Beth e Iris Chassaigne. Un corto magnifico e potentissimo, da vedere, rivedere e far vedere, che racconta la storia di un risveglio, di uno scollamento dalla realtà, di un’abulia, di una paura di vivere, di musica e del coraggio di ricominciare, dopo quasi due anni di tormenti. Emozionante.

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“The other Laurens”

di Gabriele Ottaviani

The other Laurens. A Cannes. Di Claude Schmitz. Con Olivier Rabourdin, Louise Leroy, Marc Barbé, Tibo Vandenborre, Kate Moran, Edwin Gaffney, Rodolphe Burger, Francis Soetens e tanti altri, dal Belgio con furore, raccontando con accenti magnetici e avvincenti la storia di un detective privato dal passato tormentato costretto a guardare in faccia la realtà e soprattutto i demoni della sua storia personale nel momento in cui non può rifiutare di aiutare la nipote che gli chiede di scoprire la verità sulla morte di suo padre. Da vedere.

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“Rapito”

di Gabriele Ottaviani

In sala da oggi per 01, in concorso a Cannes, il nuovo e riuscito film, curato e pregiato in ogni aspetto, di un grande e vitalissimo maestro della settima arte, Marco Bellocchio, curioso dell’esistenza e delle sue pieghe, indaga una storia vera, tormentosa e ottocentesca, che attirò anche l’attenzione di Spielberg, quella di Edgardo Mortara, bambino – poi uomo dall’esistenza traumatica – di famiglia ebraica bolognese che, al tempo di Pio IX e dello Stato della Chiesa, istituzione ambigua, proterva e complessa che sente il potere scivolarle via come sabbia in una clessidra o fra le dita, essendo, secondo la testimonianza di una domestica, stato pietosamente e segretamente battezzato all’insaputa della famiglia perché ritenuto, a sei mesi d’età, in pericolo di vita, non poteva, secondo una legge inappellabile e intransigente, non essere educato altrimenti che come un perfetto cristiano, e quindi nell’anno del Signore milleottocentocinquantotto venne Rapito. Con Paolo Pierobon, Fausto Russo Alesi, Barbara Ronchi, Enea Sala, Leonardo Maltese, Filippo Timi, Fabrizio Gifuni, Andrea Gherpelli, Samuele Teneggi, Corrado Invernizzi, Aurora Camatti, Paolo Calabresi, Bruno Cariello, Renato Sarti, Fabrizio Contri, Federica Fracassi e molti altri ancora. Da non perdere.

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“Renfield”: un ottimo prodotto di intrattenimento, dagli interessanti spunti di riflessione

di Sabrina Colangeli

Dopo aver stimolato la curiosità e acceso l’attenzione, Renfield sbarca al cinema il 25 maggio, grazie alla distribuzione di Universal Pictures. Protagonisti dell’eccezionale comedy horrorNicolas Cage Nicholas Hoult formano una coppia inedita e assolutamente irresistibile. Il primo interpreta niente meno che il celebre Conte Dracula, mentre il secondo presta il volto al suo fedele servitore, Renfield appunto. La pellicola narra così le vicende che hanno condotto all’incontro tra i due e, soprattutto, quelle che li portano ad affrontare una vera e propria crisi relazionale. Il filtro della risata, ampiamente (e spassosamente) condito con lo splatter più sanguinolento, conduce lo spettatore a godersi fino in fondo la visione del film. 90 minuti di divertimento, azione, effetti speciali, tutti al servizio di una storia che ha comunque qualcosa di importante da raccontare. In primo luogo, il meccanismo di dipendenza che viene talvolta a crearsi tra due persone – ovviamente, nel caso di Dracula e Renfield è dettato dalle abilità soprannaturali del vampiro – spinge a perdere di vista tutta una serie di elementi basilari, quali un equilibrio psicologico, l’autostima, le necessità personali. Da qui, la fiducia e l’identità cominciano a mostrare le prime crepe, rischiando di gettare nel baratro chi finisce in una simile relazione. Renfield si fa, quindi, portatore di messaggi tanto semplici quanto fondamentali: l’essere abbastanza, il saper dire no, la possibilità di cambiare vita e riprendere in mano la propria. Attraverso la figura del protagonista e di chi gli gravita intorno, vengono affrontate varie tematiche. Un altro esempio è il discorso sulla famiglia e sulle responsabilità dovute al far parte di un certo nucleo: se da un lato troviamo l’agente Qincey (Awkwafina), determinata a ottenere giustizia – sin troppo somigliante alla vendetta – per la morte del padre, dall’altro ecco Teddy Lobo (Ben Schwartz) che agisce non sentendosi mai all’altezza degli standard imposti dalla madre. Nessuno dei due vive serenamente il proprio ruolo, cercando altrove ciò che può dar loro soddisfazione o, se non altro, almeno un minimo di sfogo. In un caso la rabbia, nell’altro la violenza. È così che Renfield si rivela un ottimo prodotto di intrattenimento, dal quale però emergono anche interessanti spunti di riflessione.

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“Légua”

di Gabriele Ottaviani

Légua. A Cannes. Il cinema lusitano è una garanzia di delicatezza e profondità, e quest’opera di Filipa Reis e João Miller Guerra non fa eccezione, narrando la vicenda di Emilia, che per oltre quarant’anni si è occupata di Casa da Botica, una casa padronale nel villaggio rurale di Légua, nel nord del Portogallo, fino a quando ha dovuto prendersi cura di Ana, e… Elegantissimo, dolce, emozionante.

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