Libri

“Animazioni e incantamenti”

download.jpegdi Gabriele Ottaviani

Si sa che per leggere e capire un testo scritto è necessario certe volte riprodurlo mentalmente nella sua forma sonora, comprensiva dell’altezza dei vari suoni, dell’esatta serie d’accenti, pause ecc. David Shillan, informandoci sull’analisi melodica del linguaggio per mezzo di certi Détecteurs de Mélodie, dice che persino il lettore del «Times» può fermarsi di colpo di fronte a un passaggio oscuro, finché non abbia introdotto nel proprio orecchio la forma sonora del passaggio stesso. Questo ci ricorda la relativa indipendenza della forma scritta da quella orale; infatti poi nella lettura silenziosa di solito usiamo la nostra esperienza di parlanti per decifrare un testo, creando una forma di analogia cinestesica che ci dia il messaggio. Ma vi sono altri casi in cui non è possibile afferrare il senso completo d’un discorso senza introdurre nella nostra mente la sua rappresentazione gestuale, cioè la rappresentazione sia pur vaga dei caratteri e della mimica del personaggio che recita quel discorso. In tali casi dobbiamo ricorrere alla nostra esperienza di fruitori di spettacolo, creando una ben più vasta serie di analogie cinestesiche. Quando raccontiamo un aneddoto a un ascoltatore che non conosce il personaggio di cui si parla, assai spesso diciamo: «Ma tu non puoi capire, dovresti conoscerlo». Infatti avvertiamo che l’ascoltatore non può rappresentarsi i caratteri e la mimica del personaggio e quindi cogliere, attraverso la nostra descrizione linguistica, il senso gestuale delle parole.

Animazioni e incantamenti, Gianni Celati con Carlo Gajani, L’orma. Forse la parola più importante di tutte, quella che deve essere posta inevitabilmente al centro del discorso, anche perché ne racchiude il senso nella sua forma più piena, solida, intima, definita e significativa, una sorta di nucleo da cui si irradia un’energia che sa essere varia e caleidoscopica ma sempre parimenti intensa, parlando di Gianni Celati, è sperimentazione. Non conosce limiti, schemi, barriere. La curiosità dell’autentico intellettuale, la sua lungimiranza, che gli permette di andare oltre confini che appaiono insormontabili, oltre il consueto, oltre la sterile, perché improduttiva, infeconda, incapace di regalare altro che non sia ripetizione del già visto, rassicurazione delle abitudini, la sensibilità finissima di un uomo che prima di tutti gli altri sa interpretare i segnali che il mondo che lo circonda, e di cui lui, senza snobismo alcuno, si interessa e si nutre, manda: tutte queste caratteristiche si manifestano con brillante e inequivocabile evidenza nel complesso della sua produzione, che spazia fra generi e temi comunque connessi, taluni dei quali, come il corpo, l’erotismo e la comicità (Italo Calvino, suo editor negli anni Settanta in Einaudi, gli censura Comiche facendogli togliere tutti i riferimenti sessuali), ricorrono, ma sempre rielaborati, mutevoli, multiformi, nuovi. Vive da anni a Brighton, eppure nella cultura italiana è sempre presente, sempre di più, un punto di riferimento autorevole come nessun altro. Da decenni ormai, lui che di anni ne compie ottanta in questi giorni, è un modello: in lui continua a vivere Tondelli, scomparso troppo presto, rimasto tra noi con la sola poca sabbia tra le dita che ci lascia lo sfogliare i suoi preziosi libri, si riverbera l’amatissimo Joyce, su cui si è laureato e di cui ha tradotto l’Ulisse, ed esplode prepotente la vitalità di un uomo che ha davvero saputo realizzare un’interpretazione analitica e psicanalitica dell’arte ed edificare il dialogo fra le arti, grazie alla collaborazione con il medico, pittore e fotografo Carlo Gajani, che ne è prova inconfutabile e che nel volume dato alle stampe dall’Orma, che si apre con Il chiodo in testa e La bottega dei mimi, ossia un romanzo epistolare stravagante ed erotico e una antologia di didascalie sceniche, testi che non avevano più un’edizione da quarant’anni e più, si manifesta in tutta la sua scintillante intensità.

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