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“Non lasciar cadere il cielo”

coverdi Gabriele Ottaviani

Il cappotto, di morbido tessuto bordò scendeva diritto e comodo appena sotto le ginocchia. Agata se ne stava lì, la fronte e le mani poggiate al vetro, come una personificazione dell’attesa avvolta in calze di seta. L’uomo, tra i trenta e i quarant’anni, indossava una giacca di panno sbottonata su un comodo maglione sportivo. Era salito a bordo a Marsiglia e sembrava che non avesse voglia di parlare con nessuno. Se qualcuno gli sedeva accanto scambiava solo poche battute di cortesia, poi si reimmergeva nella lettura. Probabilmente era afflitto da qualche problema personale di quelli cui non si trova facilmente soluzione, ma sulla nave non c’era scampo, durante le lunghe ore di navigazione, tra pranzi, cene e sdraio sulle verande. D’altra parte restare chiusi in cabina assaliti dai pensieri sarebbe stato peggio. Per fortuna in un paio di giorni sarebbero arrivati a destinazione. L’uomo però era incuriosito: quella donna se ne stava sulla nave con l’aria di bastare a se stessa. Era affabile con tutti, ma non cercava la compagnia di nessuno. Leggeva, passeggiava, restava a riposare sulla sdraio al sole. Le piaceva la musica. Aveva notato che seguiva con piacere lo spettacolo che c’era stato dopo cena la sera precedente. Così si alzò per cercare il maestro di sala e ottenere un posto a tavola vicino a lei. Desiderava conoscerla, prima di arrivare a Napoli. Prima di cena, Agata scese in cabina a cambiarsi. Tra poche ore avrebbe riabbracciato i suoi bambini. Tornare a casa era rassicurante, avrebbe dovuto essere felice, invece si sentiva in difetto. Tanto che la sensazione prevalente era la delusione. Lisciò con i palmi delle mani l’abito di jersey nero, osservandosi allo specchio, appeso su un minuscolo scrittoio. Poi controllò il trucco e ripassò il rossetto sulle labbra. Infine ritoccò i capelli con gesti rapidi. Li aveva accorciati prima di partire e le stavano bene. Più moderni.

Non lasciar cadere il cielo, Vera Puoti, IoScrittore. Vera Puoti, dottoressa in lettere, pittrice, blogger, ex redattrice presso l’Istituto Geografico De Agostini, autrice che esordisce ora con la più ampia dimensione del romanzo, in maniera riuscita, con una prosa classica ma non meramente canonica, credibile, ampia, solida, curata, intensa, raffinata, semplice, chiara, avvincente, coinvolgente, avvolgente, ben caratterizzata sia per quel che concerne ambienti, situazioni e contesto, anche dal punto di vista storico, che per quanto riguarda la ritrattistica dei personaggi, narra la vicenda di una donna forte e appassionata a cavallo fra Napoli e Rio, quella di Agata che non ha saputo, potuto e voluto resistere, appena prima del deflagrare tremendo della grande guerra, al fascino di Carlos, brillante diplomatico brasiliano di vent’anni più grande di lei. Ma… Da non perdere.

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