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“Pierre Loti”

di Gabriele Ottaviani

Pierre Loti – Ritratto di un fuggitivo, Lesley Blanch, Medhelan, traduzione di Cecilia Tagliabue. Louis Marie Julien Viaud, noto con lo pseudonimo Pierre Loti, originato dal soprannome che gli dette la regina di Tahiti, intellettuale, artista parente d’artisti, ufficiale di marina, viaggiatore indefesso, anticonvenzionale per natura, ideali e indole, sedotto e seduttore, appassionato d’oriente dall’esistenza contraddittoria, travolgente e avventurosa, rivive in questo ritratto che spazza via molti dubbi e pregiudizi: elegante e coinvolgente, realizzato in un’edizione raffinatissima.

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“Professori di desiderio”

di Gabriele Ottaviani

Professori di desiderio, Valentina Sturli, Carocci, prefazione di Guido Capuano. Il romanzo del Novecento, secolo breve ma di certo denso e pieno di dettagli, correnti, istanze, avanguardie, mutamenti e transizioni, ha indagato fra i suoi temi più significativi anche la seduzione, legata, come Eros a Thanatos, anche sovente al concetto di decadenza e rovina: Sturli realizza un affresco completo e compiuto ricco di domande e risposte, divulgativo e istruttivo.

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“Ramesse II”

di Gabriele Ottaviani

Ramesse II – Il re dei re d’Egitto, Toby Wilkinson, Carocci. Ramesse II in fondo non è molto diverso da tutti gli altri sovrani egizi, tuttavia è il solo a cui siano stati riconosciuti appellativi che suonano come vere e proprie acclamazioni entusiastiche di gloria sempiterna e memoria imperitura: come mai? Tra propaganda, culto della personalità e monumentali opere architettoniche, Toby Wilkinson risponde al quesito fornendone un ritratto interessantissimo. Da leggere.

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“Antisemitismo di carta”

di Gabriele Ottaviani

Antisemitismo di carta, Enrico Serventi Longhi, Carocci. La propaganda fascista e le leggi razziali sono passate anche per la stampa di regime, grancassa del potere anziché suo cane da guardia, come dovrebbe sempre essere per vocazione libertaria tutto ciò che si ispira al racconto del reale: il saggio di Serventi Longhi è interessantissimo e ricco di notizie, da leggere.

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“Il mistero di Montmartre”

di Gabriele Ottaviani

Il mistero di Montmartre, Laurie R. King, Timecrime, traduzione di Stefania Vaccaro. Nella Parigi, bella come e più di sempre, dell’anno del Signore millenovecentoventinove, mentre l’America sprofonda nella crisi più atroce a memoria d’uomo, Harris Stuyvesant pare aver vinto alla lotteria: gli è stato infatti affidato un incarico profumatamente retribuito che con ogni probabilità è il sogno di ogni investigatore privato, al di là d’ogni più rosea aspettativa. Il suo compito è difatti aggirarsi tra i locali di Montparnasse alla ricerca di Philippa Crosby, bella e giovane, trasferitasi dall’altra sponda dell’oceano per lavorare come modella e attrice e scomparsa. Ma Harris immagina di trovarla fra le braccia di qualche artista emergente, e scopre infatti che in molti la conoscono, persino Man Ray e Hemingway: non immagina che gli indizi lo porteranno di arrondissement in arrondissement fin dentro al Théâtre du Grand-Guignol di Montmartre, là dove la depravazione diventa arte e si sprofonda nell’abisso dell’umanità… Da non perdere.

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“Tutta la mia rabbia”

di Gabriele Ottaviani

Tutta la mia rabbia, Sabaa Tahir, Leggereditore, traduzione di Emilia Carmen Cavaliere. Non c’è dolore più penoso della fine d’un’amicizia, per una lite che costringe ad andare avanti sapendo che niente potrà mai più essere come prima: Salahudin e Noor sono una vera e propria famiglia, cresciuti da emarginati a Juniper, nel deserto della California, e il legame è così forte, e affonda le radici in un passato così potente e lontano, di esclusione e speranza, a Lahore, in Pakistan, che quando si spezza la deflagrazione è devastante e travolge ogni cosa, mentre i problemi, lo strazio e la solitudine si fanno sempre più grandi. Che forse però non tutto sia perduto, e la vita sappia ancora sorprendere? Commovente, scritto in modo emozionante.

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“In orbita!”

di Gabriele Ottaviani

In orbita!, Myung-Hoon Bae, Add Editore, traduzione di Lia Iovenitti. Premiatissimo scrittore di fantascienza sudcoreano acclamato e interessante, che non manca di veicolare nei suoi scritti contenuti potenti e finanche satirici, specialmente a livello politico, Myung-Hoon Bae, prolifico e abile, conduce il lettore con mano sicura in una dimensione nuova e potente: d’un tratto anonimi sabotatori hanno infatti fatto in modo che nel cielo sopra la terra sia apparso nientedimeno che un secondo sole, dalla curiosa forma di Pac-Man, come se non bastasse già uno, tra l’altro, a rendere, per colpa dell’uomo, l’atmosfera incandescente. Si rendono necessari dunque dei provvedimenti, e in una sperduta base di lancio un’eccentrica masnada di guitti medita rocambolescamente sul da farsi, mentre il crudele governatore di Marte, che ha appena represso una rivolta sul pianete rosso ormai del tutto antropizzato, sta per varcare nuovamente le soglie dell’atmosfera terrestre… Appassionante.

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“Abu Avrahàm”

di Gabriele Ottaviani

Abu Avrahàm – Incontrarsi oltre la storia, Enrico Damiani editore. Il nuovo libro di Manuel Bonomo Morzenti è fatto di tempi e spazi caratterizzati con cura, significativi sotto ogni aspetto, corrispondenti alle numerose emozioni che punteggiano la prosa, limpida e chiara, profonda: tutto ha inizio con un incontro, con un muro che cade, e finalmente quelle ferite che si sono fatte cicatrici, in apparenza insanabili, quei pregiudizi pertinacemente radicatisi lasciano spazio al dialogo, alla comprensione, alla scoperta e alla riscoperta, al di là delle recriminazioni, delle ripicche, delle ideologie, oltre la guerra. Figli e nipoti di un uomo fra due mondi, quello ebraico e quello arabo, si tendono finalmente la mano, a partire dal primo, timido e destabilizzante contatto in un non-luogo tanto spersonalizzante quanto prossimo alla consapevolezza, un aeroporto. Da leggere, rileggere e far leggere: potente, non retorico, necessario.

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“Giacobbe o elaborazione di un’ossessione”

di Gabriele Ottaviani

Elio Petri, Giacobbe o elaborazione di un’ossessione, Mimesis. Scritto prendendo le mosse nientedimeno che dal primonovecentesco Jakob von Gunten di Robert Walser, è un dramma teatrale sinora inedito a cui il genio di Petri si è dedicato per tre anni, indagando il potere, l’ossessione e la violenza, umana e sociale. Da non farsi assolutamente sfuggire.

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“Figlio di cane”

di Gabriele Ottaviani

Attilio Scarpellini, Figlio di cane, Mimesis. Giornalista, saggista, docente, critico teatrale, Scarpellini valica il genere, e dà vita a una narrazione psichedelica, destabilizzante, seducente che conquista, intriga e fa meditare, in primo luogo sulla natura umana. Sulla scena due uomini, sono su una panchina, ma pur così vicini sono in realtà distanti fra loro come due estremi impossibili da conciliare, due miraggi irraggiungibili, sempre più evanescenti via via che il tempo passa, in dissolvenza, come la figura diVladimir Slepian, artista e scrittore “senza opera”, cinico vagabondo del pensiero nella Parigi degli anni Settanta che, fuggito dall’Unione Sovietica, pubblicò un unico racconto, Fils de chien, venne accolto nelle pagine di Mille piani di Deleuze e Guattari e poi svanì di fatto così com’era comparso. Da non perdere. Prefazione di Andrea Cortellessa.

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