Libri

“Dante”

di Gabriele Ottaviani

Dante non poteva saperlo, ma era l’ultima volta che si alzava a parlare in uno dei consigli del comune di Firenze.

Dante, Alessandro Barbero, Laterza. Il duemilaventuno non è solo il secondo anno di pandemia né il centesimo dalla nascita del partito comunista italiano, di due anni più giovane di quel partito popolare istituito da Don Luigi Sturzo che pose le fondamenta non solo per il definitivo abbandono del non expedit che fa sovvenire nuovamente alla soglia della coscienza il ricordo di papa Mastai Ferretti ma anche per la venuta alla luce della democrazia cristiana, però è pure, per non dire soprattutto, il settecentesimo anno dalla scomparsa del sommo poeta, il padre dell’italiano, raccontato in ogni suo aspetto con la consueta competenza impeccabile, che si amalgama splendidamente con un’attitudine alla divulgazione deliziosa, da Alessandro Barbero, storico di chiarissima e meritata fama: Dante, o meglio Durante, Alighieri, o di Alighiero, dell’arte dei medici e degli speziali, esule dalla sua Firenze, tanto che è morto a Ravenna, che giustamente non vuole consegnarne le spoglie a chi non l’ha voluto da vivo, autore della Commedia e non soltanto, costretto ad abituarsi a quanto sappia di sale il pane altrui, e al duro cammino dello scendere e salire altrui scale, l’uomo che ha creduto in Arrigo VII, che amava Virgilio, non conosceva il greco, ma Ulisse sì, e che ha immortalato per sempre, con buona pace della moglie, la cara Gemma Donati, Beatrice. Impeccabile e imperdibile.

Standard

Lascia un commento