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“Via Convento”

41i1AuZh7iL._AC_US218_.jpgdi Gabriele Ottaviani

Che si grembiulassero solo i cretini, porca miseria! I sani di mente, in fondo, che c’entravano?

Primo, dopo, successivo, immediatamente dopo, un altro, dopo quello di prima, susseguente, prima di quello dopo, dopissimo, successivo al precedente, precedente al successivo, a questo punto, ma non significa che mi arrendo, ancora più nuovo, che segue l’altro, che precede l’alt, nuovissimo, ancora più nuovo, terzultimo o penultimo, dipende, primo. Perché?. Basterebbe quest’elenco per far capire che ci si trova dalle parti del genio. Perché questo è l’elenco dei titoli dei capitoli di cui è composto il libro di Roberto Corradi, con cui chi recensisce vorrebbe tanto avere in comune la brillantezza della prosa, ma invece condivide solo il fatto d’essere romano, d’aver scritto per il teatro, di leggere regolarmente Topolino e di avere un’innata idiosincrasia per chi scrive centra per intendere c’entra. Ah, e, per un unico anno di asilo e cinque di elementari, esattamente come il suo protagonista, Alberto, di essere andato a scuola dalle suore (spagnole e a tratti amorevoli, meno temibili delle sue Giovannine). O come dice lui nel sottotitolo di Via Convento (Aliberti compagnia editoriale) di averci fatto il militare. Reduci delle elementari dalle suore: ci riconosciamo, noi che abbiamo avuto a che fare con le varie Suor Liberata e Incatenata di Dio, Idolatrata di Dio, Investigata di Dio, Incrementata di Dio, Temistocla Paziente, Laudatasìomisignore eccetera eccetera eccetera. Perché siamo stupefatti di esserne usciti vivi e di aver saputo bene o male affrontare il mondo. Via Convento è un’esilarante e profondissima commedia umana, da leggere e rileggere. Con un affettuoso sorriso rivolto ai bambini che siamo stati. E che, per fortuna e/o purtroppo, non siamo più.

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