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“Un bel problema”

di Gabriele Ottaviani

Mi strinsi nelle spalle, perché era successo molto tempo prima, ma ricordavo ancora com’era stata la vita insieme a Raymond Calder nei giorni brutti. Quando riuscivo ad andare a scuola, lì almeno avevo il pranzo, che sarebbe stato l’unico pasto della giornata. Quando entrai anche nello School Breakfast Program, facevo in modo di essere a scuola anche se il mio vecchio la notte prima me le aveva date ed ero ancora indolenzito. I fine settimana erano turbolenti, ma se ero fortunato, venivo invitato a casa di qualche amico e stavo fuori tutte e due i giorni, senza andarmene fino alla domenica sera. Piacevo a tutti i genitori dei miei amici: lavavo i piatti e tosavo l’erba, mi assicuravo di essere d’aiuto in modo che loro non avessero problemi con me. Arrivato alle superiori, avevo il mio lavoro come bar back perché il proprietario del club voleva entrare nelle mie mutandine anche se avevo solo sedici anni. Come runner ricevevo parecchie mance, perché portavo i jeans stretti e flirtavo molto. A dire la verità ogni tanto dovevo fare qualche pompino o farmi una reputazione come rizzacazzi, ma era stato un compromesso ragionevole per essere in grado di mangiare con regolarità. Mio padre firmò i documenti del mio arruolamento quando avevo diciassette anni perché, cosa diavolo fregava a lui, e un anno più tardi, appena mi fui diplomato, me ne andai. Lasciai San Diego alle spalle, con tutto quello che avevo al mondo infilato in un grande zaino. Un anno più tardi ricevetti la notizia che si era risposato e tre anni dopo morì di cirrosi epatica. Sembrava proprio che non avesse smesso di bere in tempo. La sua nuova moglie, della quale non ricordo il nome, mi inviò dei documenti da firmare perché lui aveva un’assicurazione sulla vita, soldi che aveva lasciato a me. Io invece li diedi a lei. Sei mesi più tardi ricevetti un messaggio, mi ringraziava e diceva, se mai fossi passato per Santa Monica, di andare a trovarla. Fu l’ultima volta che ebbi sue notizie.

Un bel problema, Mary Calmes, Triskell, traduzione di Cristina Fontana. Sono passati cinque mesi da quando si è congedato dall’esercito, dove ha svolto con onore tutte le più impegnative missioni pensabili, e certo non si possa dire che non sappia tenere a bada la tensione: ma Brann non si è mai trovato prima d’ora a vivere in un piccolo centro e a guadagnarsi il pane come babysitter di due bambine che hanno perduto la mamma e che stanno per vedere un’altra donna entrare nella vita del loro papà. Un papà fragile. Dannatamente sexy. E niente affatto indifferente al “tato” ex Navy SEAL… Intrigante.

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“Ti conosco, mi conosci”

di Gabriele Ottaviani

Non riuscivo a guardarlo in faccia. Non volevo tornare alla realtà perché, se quello era un sogno, era maledettamente bello. Così gli spinsi giù i pantaloncini…

Ti conosco, mi conosci, Renae Kaye, Triskell, traduzione di Chiara Fazzi. Uno ha la passione per i libri, l’altro è una promessa dello sport: promessa che prima di essere mantenuta fa tremare le vene dei polsi di un diciottenne spaventato che per la prima volta nella sua vita si sente libero solo fra le braccia del suo amico d’infanzia, divenuto poi negli anni, ogni volta che da Melbourne torna nella nativa Perth, il suo friend with benefit, senza farsi problemi né domande. Ma gli anni passano, i sentimenti si evolvono, la frattura appare insanabile: il primo dei due è deciso a dimenticare il suo amore non corrisposto, l’altro, finalmente, a farsi perdonare e lasciarsi andare. E… Intenso.

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“Finché non sei arrivato tu”

di Gabriele Ottaviani

Avete mai provato a fare una spaccata fingendo di essere una spogliarellista che si chiama Gigi Fontaine mentre ballate una canzone di Britney Spears con i passi che avete imparato da una videocassetta di aerobica degli anni Novanta di Paula Abdul dopo aver bevuto quattro bicchierini di Jager? Anche io. Quindi sapete quanto poi sia difficile rimettersi in piedi fingendo che vada tutto bene. In qualche modo, tuttavia, ci riuscii. Con l’aiuto di Vince, ovviamente, che nel giro di mezzo minuto mi trascinò giù dal palco e, per l’ultima volta da celibe, mi fece…

Finché non sei arrivato tu, TJ Klune, Triskell, traduzione di Claudia Milani. Quando Kevin Walker organizza il suo matrimonio con Scotty la cosa che più raccomanda alla madre, la sublime Nora, l’immarcescibile Sally Field, è la semplicità: mutatis mutandis, la situazione qui, anche se non siamo a Pasadena nella villa di famiglia dei protagonisti di Brothers and sisters, è la medesima. Paul e Vince stanno per sposarsi, ma tutto pare in alto mare, e la sobrietà un’utopia: riusciranno a scrivere le loro promesse e a dire il fatidico sì a celebrazione del loro amore? Da leggere.

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“Abbracciare Syn”

di Gabriele Ottaviani

Nel suo letto era completamente impotente all’attacco spietato dell’uomo…

Abbracciare Syn, A. E. Via, Triskell. Traduzione di Gemma T. Syn è un bravo detective ma non ha esperienza per quanto riguarda l’indagine dei sentimenti e in particolare la passione e il desiderio travolgenti: quando incontra Furi, irresistibile e tormentato da un passato che non accenna a lasciarlo libero, è come se venisse catapultato in un mondo nuovo. Al tempo stesso però questa realtà sconosciuta non mancherà di metterlo alla prova, non solo come sergente… Avvincente, erotico, mozzafiato.

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“Blue swan”

di Gabriele Ottaviani

Che cosa ci sta succedendo?

Blue swan, Maria Antonietta, Triskell. Quello che doveva essere solo il festeggiamento per l’ennesimo trionfo professionale in realtà per William non è che l’inizio di un vero e proprio nuovo capitolo della sua vita, un’avventura in cui l’inaspettato e l’imprevisto divengono presenze costanti: anche per Lorenzo, del resto, l’incontro con l’uomo che ha sempre ammirato e che vede come un irraggiungibile punto di riferimento, in realtà, dà il via a una reazione a catena niente affatto priva di conseguenze… Da leggere.

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“Acque tranquille”

di Gabriele Ottaviani

Bret non sapeva cosa l’avesse svegliato, ma all’improvviso si ritrovò a fissare il soffitto, le pale della ventola che giravano all’infinito. Voltò la testa di lato e vide Jeff sdraiato accanto a sé con ancora addosso l’uniforme. Il giubbotto antiproiettile, che si era sollevato, e il capo piegato in una strana angolazione lo facevano sembrare così giovane che Bret non riuscì a trattenere un sorriso. Si mise seduto, facendo una smorfia per il dolore al petto. Timmy gli aveva fatto male per pompargli l’acqua fuori dai polmoni, però riuscì a sollevarsi contro la testiera e a girare le gambe per alzarsi. Una volta in piedi si sentì meglio; si stiracchiò con cautela, aggirò il letto e rimase a fissare l’adorabile posizione in cui si era addormentato Jeff. Con una risatina cominciò a slacciargli le scarpe; tolse prima l’una, poi l’altra, infine i calzini. Jeff si risvegliò e si mise seduto. «Che stai facendo?» domandò in tono assonnato. «Ecco, mettiti seduto,» disse Bret; Jeff obbedì, i capelli arruffati e gli occhi socchiusi. Bret gli passò le mani oltre i fianchi, aprì il velcro e gli sfilò il giubbotto dalla testa. Lo appoggiò a terra accanto alle scarpe e poi gli tirò su la maglietta. Jeff chiuse gli occhi e alzò le braccia in modo che potesse sfilargliela. Appena finito Bret fece per girarsi, ma Jeff lo prese per la vita e gli appoggiò il capo contro lo stomaco. Il ragazzo lasciò cadere la maglia sul letto, gli prese la testa tra le braccia e lo strinse a sé. Passò le mani tra i capelli castani di Jeff, affondandovi le dita, mentre l’uomo gli stringeva il sedere. Bret sentì il cuore colmo d’emozione, il sangue che si faceva bollente e gli bruciava le vene. Era notte fonda e tutti dormivano, ma Bret sentì l’irrefrenabile bisogno di stringere ed essere stretto.

Acque tranquille, F. E. Feeley Jr., Triskell, traduzione di Victor Millais. Si sono giurati amore eterno, ma la loro felicità è stata di brevissima durata. Dopo la morte di uno dei due l’altro ritorna a Promise, Michigan, in apparenza – ma si sa che non esiste nulla che inganni di più – una cittadina come tutte le altre, nella realtà un luogo su cui incombe una vera e propria maledizione, e l’aria è resa irrespirabile dalla cappa incombente di un luttuoso mistero intriso di vendetta e disperazione… Da leggere.

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“Scambiato”

di Gabriele Ottaviani

Sam scoppiò a ridere e sprofondò contro il divano. «Non è così terribile, dai.» «Non è neanche così fantastico.» «Per fermare il bruciore dovresti mangiare una banana o bere latte o yogurt.» «È questo che ti hanno detto alla clinica per le malattie veneree?» Sbuffò divertito. «Ci sono delle banane in cucina.» Lo fissai, in attesa. Ebbe l’audacia di mostrarsi sorpreso. «Che c’è?» «Sto solo aspettando la battuta sul pompino.» Sogghignò ma scosse la testa. «No, no. Dico sul serio. C’entra qualcosa un equilibrio chimico che interrompe l’effetto del peperoncino. Nessuna battuta sui pompini.» La lingua mi bruciava ancora, così mi alzai e andai in cucina, solo per sentire Sam ridere e canticchiare la sigla di un vecchio programma per bambini. «Una banana, due banane, tre banane, quattro…» Evidentemente lo trovava esilarante. Così tornai in soggiorno con una banana sbucciata, mi sedetti di nuovo accanto a lui e me la infilai in bocca per intero proprio sotto i suoi occhi. La feci scivolare fino in fondo alla gola senza il minimo riflesso faringeo. La tirai fuori lentamente, leccandola. Adesso non rideva più. Aveva la bocca aperta. «Mmm,» dissi. «Hai ragione. La banana funziona davvero.» Lui mi stava ancora fissando, le guance rosse e le pupille dilatate. «Cazzo,» ansimò. Gli diedi una pacca sulla schiena. «Mangia la tua papaya piccante, Sam.» Diedi un morso alla banana e masticai con un sorrisetto compiaciuto. Sam passò quasi tutta la sera a sbirciarmi con la coda dell’occhio, e ogni volta che lo sorprendevo muovevo le sopracciglia con fare allusivo. Era evidente a cosa pensava quando distoglieva lo sguardo e deglutiva a fatica.

Scambiato, N. R. Walker, Triskell, traduzione di Micol Mian. Sam è il migliore amico di Israel, che ha appena scoperto di aver vissuto la vita di un altro, e che c’è un altro che sta vivendo l’esistenza che spettava a lui, poiché è avvenuto il più assurdo degli errori, uno scambio fra neonati, e quindi decide di accompagnarlo a conoscere la madre biologica e quel ragazzo che da ventisei anni è al suo posto e che probabilmente non avrebbe deluso sempre e comunque l’uomo che l’ha cresciuto come un padre, col colpo di grazia del coming out. Quello che però Sam non immagina ancora è che sarà costretto a interrogarsi sulla vera natura dei suoi sentimenti per Israel, perché l’amore non è solo questione di sangue, anzi… Intenso.

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“L’ultima estate felice”

di Gabriele Ottaviani

Avevo posseduto molti uomini. Tutti sapevano che avevo una vita sessuale piuttosto attiva. Le matricole, quei ragazzini alle prime esperienze, erano le mie prede preferite. Quel senso di inesperienza e di irrequietezza che avevano regalava al rapporto un guizzo in più, un piacere intenso, vibrante, possente. Eppure una volta che erano sgusciati fuori dal letto, mi sentivo vuoto, spento, come se mancasse qualcosa. Per quel motivo andavo subito alla ricerca della prossima preda, sperando che il sesso potesse colmare il solco che avevo in petto, e scacciare tutta la solitudine in cui stavo affogando. Era un dolore che io stesso avevo deciso di provare, come se volessi espiare tutti gli errori commessi in gioventù, come se in quel modo potessi trovare un escamotage, un espediente per riportare Michael da me. Curavo solo la mia carne ma non il mio spirito. In quel modo speravo di poter mettere in ordine i cocci del mio cuore, di poter dimenticare Michael e riempire quel vuoto esistenziale che aveva lasciato in eredità. Affrontare il suo spettro però fu un bene, perché finalmente dopo tanto tempo mi sentivo in forze, come se fossi in pace con il resto del mondo. Avevo capito che avevo sbagliato a chiudere le porte del mio cuore. E il merito era anche di Harvey. Quel ragazzino non rispondeva ai miei canoni di bellezza, eppure ero totalmente e follemente attratto da lui che sarei voluto morire su quel corpo così dolce e fragile. Era magro come un grissino, ma la pelle era liscia come un bocciolo di rosa. I capelli ramati profumavano di mare, le labbra erano sottili ma sinuose e sul mio corpo si muovevano con facilità. Gli occhi, quello sguardo smeraldino, erano la parte migliore di lui. Lì c’era lo specchio della sua anima, lì potevo leggere chi fosse il vero Harvey, e quello che avevo intravisto era la perfezione fatta persona. Tutti avevano dei difetti, io ad esempio ne avevo anche troppi, ma lui per me era come un angelo sceso dal cielo, con un carico emotivo e una storia tormentata che desiderava condividere. C’era un altro uomo nella sua vita, un uomo che lo aveva fatto soffrire, che aveva distrutto le sue certezze…

L’ultima estate felice, Carlo Lanna, Triskell. Harvey non conosce l’amore ma troppo bene, per disgrazia, il rifiuto, ha il cuore a pezzi, diciott’anni e davanti a sé un baratro di incognite, promesse, speranze, opportunità, sogni, desideri, domande, paure: si sente dannatamente solo, insicuro, fragile, sbagliato, fin quando non incontra Lukas, un fotografo giunto in città da New York per regolare i conti col suo passato, legato a filo doppio a Droovers Bay, più adulto, risolto, esperto e pieno di fascino, nonché… Intenso, intrigante, credibile, trascinante, appassionato e appassionante.

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“Hush”

di Gabriele Ottaviani

F-16 gemelli, uno dalla Polonia e uno dalla Norvegia, si dividevano i cieli sopra l’Estonia. Facevano parte della pattuglia della NATO che testava costantemente il sistema radar mobile della difesa aerea russa, trascinato oltre il confine e messo lungo la linea di città occupate dai russi nell’Estonia orientale. Proprio come in Ucraina, i russi si erano trasferiti lì e si stavano attrezzando per restarci. L’Estonia aveva a lungo predicato che non erano come l’Ucraina, che non sarebbero stati investiti e calpestati dall’orso russo. Le loro forze armate si addestravano e addestravano e addestravano per essere un intoppo, una spina nella zampa dell’orso fino a quando il resto della NATO non sarebbe arrivata per sostenerli. Nessuno in Estonia aveva creduto che la propria gente avrebbe cambiato idea e dato le chiavi del confine – per invadere il proprio paese – direttamente ai russi. Invitando il diavolo a entrare dalla porta sul retro. La secessione della regione di confine dell’Estonia era un pantano politico-legale-militare, che dava l’emicrania a ogni testa pensante della NATO. Quel giorno, la NATO voleva testare la rapida risposta dei russi alla minaccia implicita della loro incursione con i caccia. Con quale rapidità la Russia avrebbe schierato i propri MiG in risposta al loro sorvolo? Quanti aerei avrebbero mandato? Tutto veniva misurato. Tutto veniva rintracciato. Il comando NATO a Bruxelles ascoltò la missione, trasmessa direttamente ai due piloti.

Hush, Tal Bauer, Triskell, traduzione di Barbara Cinelli. Gli USA cercano di gestire una situazione incandescente, la Russia è sul piede di guerra, Washington è devastata da un terribile attentato terroristico e il giudice che, nascosta per un quarto di secolo la propria omosessualità, pare finalmente essere determinato a lasciarsi andare, si trova a dover celebrare un processo che rischia di mettere a nudo tutti i più inconfessabili segreti del potere a stelle e strisce: così… Intrigante.

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“Draakenwood”

di Gabriele Ottaviani

Quindi pensa che a suo fratello vada bene aiutare quelli per uccidere vostro padre?

Draakenwood, Jordan L. Hawk, Triskell, traduzione di Mariangela Noto. Quando i sospetti della polizia cominciano ad addensarsi su colui che in realtà si sta dando da fare per risolvere il caso che ha turbato l’inusitata e insperata tranquillità, difatti di breve durata, sconvolgendo le coscienze con una serie di delitti, opera di una oscura creatura di nebulosa origine che pare accanirsi sulle più storiche famiglie di Widdershins, per quella persona non ci sono alternative: deve essere più determinato che mai a svelare il mistero, per far risplendere alla luce del sole la sua innocenza e riabilitare il nome che porta dall’onta di un’infamante accusa di colpevolezza. Questo è il tema cardine del nono volume della saga di Whyborne e Griffin, ambientata nell’America della fine del secolo decimonono, che, tra mistero, passione e magia, è più intrigante che mai: un gradito ritorno e un bel regalo per tutti gli appassionati.

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