Libri

“La scoperta della Currywurst”

di Gabriele Ottaviani

Non era più rimasto granché del Reich tedesco. Lammers da basso diceva: il Führer non ha voluto dar retta agli astri. Era chiaro, quando c’è stata la congiunzione di Plutone e Marte, bisognava sparare i V2 su Londra, su Downing Street. Le stelle non mentono, diceva Lammers. Roosevelt muore, uno che odia i tedeschi, ebreo ovviamente. Truman invece, quello è uno che vede lontano, Churchill, si sa, beve un po’ troppo ma si è accorto dove tutti stavano andando a impegolarsi. Comunismo, bolscevismo. Nemici dell’umanità. Tutti parlavano della svolta. Svolta, anche quella era una parola tipica dei nazisti. Arriva la svolta. Bremer, l’ufficiale di coperta, diceva: quando si svolta, quando si vira bisogna incassare la testa nelle spalle. Se ne stava lì seduto, un’ombra impaurita sul volto, una ruga si stampava interrogativa sulla fronte, un po’ storta, una ruga che si spingeva verso l’alto, un po’ sghemba, ancora priva di contorni. Mi sedetti accanto a lui sul divano e lui mi mise la testa sulla spalla e lentamente la sua testa scivolò giù, sul seno, e così io lo tenni. Pensai, se ora comincia a piangere, glielo dico. Gli accarezzai i capelli, i capelli fini, tagliati corti, con la scriminatura sulla destra. E lentamente, molto lentamente, il suo capo mi scivolò in grembo, la mano si insinuò sotto la mia gonna, una lenta preghiera, e fui anche costretta ad alzarmi per sollevare la stoffa.

La scoperta della Currywurst, Uwe Timm, Sellerio, traduzione di Matteo Galli. Sceneggiatore, romanziere e autore di libri per ragazzi, classe millenovecentoquaranta, di Amburgo, la città per antonomasia della sinistra tedesca, oltre che il panorama di cui per l’ultima volta poterono bearsi gli occhi di una gabbianella alla cui figlia un gatto insegnò a volare, Uwe Timm, dopo un apprendistato come pellicciaio, diversi abbandoni degli studi, un diploma conquistato con fatica, il trasferimento prima a Monaco e poi a Parigi e il vibrante attivismo politico, si è imposto sulla scena letteraria in maniera via via sempre più significativa: quest’opera è la quadratura del cerchio, la summa della sua poetica, un affresco che sa farsi universale, particolare e particolareggiatissimo assieme, in cui la vita quotidiana della Germania negli istanti del violentissimo disfacimento del Terzo Reich emerge con solenne ed empatica immanenza. Da non farsi sfuggire per nessuna ragione.

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