di Gabriele Ottaviani
La presenza, nella fiaba popolare, della moglie soprannaturale – sia essa un animale trasformato, o l’abitatrice di un altro mondo, o una specie di fata o elfo – ha interessato a lungo coloro che amano speculare sull’origine prima delle tradizioni umane, e, nella fattispecie, della fiaba popolare. Ogni generazione di studiosi ha avuto la sua teoria preferita. Un secolo fa, gli studiosi ci parlavano con la massima sicurezza dogmatica di queste mogli soprannaturali, dicendoci che rappresentavano questo o quel fenomeno atmosferico o celeste, questo o quel mutamento di stagione. Una generazione più tardi, quelle stesse mogli erano da tutti descritte, con la stessa sicurezza dogmatica, come animali e collegate con le idee totemistiche primitive. Più tardi, con il prevalere della scuola ritualistica, diventarono altrettante incarnazioni di antichi riti. Anche oggigiorno vi sono degli studiosi che affermano di possedere la chiave per penetrarne il mistero, e questa chiave risiederebbe nell’interpretazione dei sogni.
Stith Thompson, La fiaba nella tradizione popolare, traduzione di Quirino Maffi, Il saggiatore. La storia delle comunità si fonda in gran parte su miti, leggende, racconti, narrazioni a vario titolo e di diversa tipologia, caratterizzate da diversi livelli e registri espressivi, di norma piuttosto semplici e di immediata comprensibilità, anche se non privi di simboli, utili per sintetizzare e racchiudere insieme vari significati, attraverso cui trasmettere alla collettività quei valori fondanti la società e il vivere insieme. Per certi versi tutto inizia con la tragedia greca, che fa della sua funzione catartica, ossia della rappresentazione del male affinché chi vi assiste si renda conto delle orribili conseguenze di esso e se ne tenga ben discosto, il sostrato e il senso stesso e primo del suo esistere. La medesima cosa si può dire che avvenga attraverso la fiaba, rivolta principalmente, ma non soltanto, a un pubblico di coscienze in formazione, ossia per lo più bambini, futuri cittadini che devono essere messi in guardia – ma talvolta la mentalità del tempo veicola anche pregiudizi e dettami sconfessati dalla storia – dai pericoli: da questo deriva come diretta conseguenza il fatto che molte storie per i più piccini in realtà siano piene di elementi a dir poco terrorizzanti. Il saggio di Stith Thompson analizza con dovizia di particolari straordinaria e impeccabile rigore scientifico, nel tempo e nello spazio, l’evoluzione della fiaba come genere letterario e ogni principale topos che la connota. Da non perdere.