Libri

“La lotteria dei divi morti”

di Gabriele Ottaviani

Sono così grato per il fatto che tu sia un amanuense così intelligente…

La lotteria dei divi morti, Susan Swan, SEM, traduzione di Alessandra Osti. Incantevole sin dalla copertina, brillante e guizzante di genio, il libro di Susan Swan, che ha una prosa chirurgica e magnetica, è un riuscito apologo sul cambiamento e sulla natura umana nella sua complessità policroma e contraddittoria nonché un affresco deliziosamente feroce e simbolico dei nostri tempi nei quali la forma è diventata sostanza, l’apparenza realtà, la felicità un obbligo da ostentare, mentre silenti nelle più ombrose profondità si aggirano squali assetati a ogni costo di mero profitto: Dale Paul è un truffatore raffinato, uno scommettitore indefesso, che d’un tratto viene abbandonato dalla buona sorte e finisce in galera, dopo che ha perso e fatto perdere tutto a chi si è affidato alle sua speculazioni. Che fare dunque: redimersi o tentare di sparigliare le carte rilanciando ancora e tuffandosi nel più spericolato dei bluff? Da leggere.

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“Una questione di cuore”

51+Oqz7bIBL._AC_US218_.jpgdi Gabriele Ottaviani

La sala era viva, pulsava di energia. Vibrante. Esotica. Stimolante. Uomini in frac e donne con abiti stravaganti e audaci che sembravano essere stati ideati proprio per una serata del genere. Elena si guardò intorno da dietro la sua maschera piumata. Quella festa era il suo più grande trionfo: un ballo in maschera di cui avrebbero continuato a parlare per generazioni e generazioni. Anche chi non era stato invitato aveva tentato di curiosare e di intrufolarsi all’evento: c’era un’enorme folla radunata all’esterno, le persone si fermavano per ammirare la processione di ospiti che sfilavano sugli scalini del palazzo, altri smaniosi di dare un’occhiata ai festeggiamenti all’interno, ai ballerini e agli invitati da dietro le finestre. Christina era stata sconfitta una volta per tutte. Il ritorno di Aurelio aveva aumentato l’eccitazione di Roma, tutte le donne – le mogli, perfino – avevano disatteso le indicazioni della loro regina di rifiutare l’invito di Elena per concedersi una serata di flirt, con la possibilità di essere strette tra le braccia di quell’uomo sulla pista da ballo, fosse anche solo per qualche istante. Era stato pianificato tutto in meno di una settimana, Aurelio aveva buttato lì il suggerimento a colazione la mattina di Natale – era il tipo d’uomo che presumeva che cose del genere si potessero organizzare in meno di sette giorni –, ma il suo fascino era tale che la città lo rese possibile. Le persone declinarono inviti precedenti, inventando scuse di ogni sorta, e le conferme inondarono l’edificio come una piena del Tevere. Vito si era dimostrato riluttante, naturalmente. Era tutto troppo avventato, precipitoso; eventi simili richiedevano tempo per essere organizzati. Ma le pulsazioni del palazzo erano accelerate, tutti riuscivano a sentirlo, perfino il personale di servizio, che si era affrettato a lucidare gli specchi, le decorazioni d’oro, a pulire le scalinate e i busti di marmo. La smania era stata l’ingrediente segreto – l’unico ingrediente, in realtà – che poteva far funzionare quella festa così improvvisata. Non appena la proposta del ballo in maschera uscì dalle labbra di Aurelio, Elena si rese conto che quell’uomo le aveva fornito lo strumento per riuscire a rimanere in quel palazzo e per impedire che scoppiasse una guerra – o qualcosa di peggio. Non si era mai data tanto da fare in vita sua – si svegliava all’alba e andava a dormire dopo il sorgere della luna – supervisionando ogni singolo dettaglio, al punto che Vito non riuscì nemmeno a tenere traccia dei suoi movimenti, e tanto meno di quelli di suo fratello. Ogni giorno Elena faceva avanti e indietro nei corridoi, mentre impartiva ordini a Maria – sposta quelle sedie, abbassa quel lampadario, arrotola i tappeti – e così ogni sera si abbandonava all’abbraccio di un sonno privo di sogni, da sola nel suo letto, intenzionalmente distante dalle braccia di suo marito e dall’ombra di suo fratello. E per una settimana aveva anche funzionato. Ma adesso? Stava osservando Christina che ballava, uno spettacolo che per lei rappresentava forse la massima soddisfazione. Non aveva avuto scelta se non quella di accettare l’invito. Erano tutti lì, e la donna sapeva bene quanto Elena che la sua assenza avrebbe sollevato troppe domande dirette, e la loro non era una guerra che poteva essere combattuta alla luce del sole. «Vedi come si inginocchia ai tuoi piedi», le sussurrò una voce all’orecchio, l’odore di cuoio e cannella l’avvolgeva come una nebbia invisibile. Elena si irrigidì, avvicinando ulteriormente la propria maschera al volto mentre si voltava. Quella fronte pronunciata, quegli occhi dal taglio allungato che conosceva tanto bene la fissavano da dietro una maschera di velluto nero. Non era un travestimento. L’avrebbe riconosciuto ovunque. In qualsiasi vita. «Non capisco di cosa tu stia parlando», commentò. «Certo che no. In fin dei conti lei si è dimostrata una carissima amica sin da quando sei arrivata; ti ha aperto tutte le porte, ti ha preso sotto la sua ala protettiva». Elena non rispose. Come faceva a saperlo? Christina non era mai andata a palazzo. A meno che… non gli fosse giunta voce delle cose che Christina andava dicendo sul suo conto… «Brava, sorella. Christina è sconfitta». «Non chiamarmi in quel modo». «È quello che sei, però».

Una questione di cuore, Karen Swan, Newton Compton, traduzione di Marzio Petrolo. Elena è nata poco dopo la fine della seconda guerra mondiale. Nel millenovecentosettantaquattro, ventiseienne, è al suo terzo matrimonio. La sua vita è perfetta. È ricchissima e bellissima. Ma d’un tratto capisce d’essersi innamorata. Davvero. Sul serio. E dell’unico uomo che non potrà avere. Sedurre. Comprare. Quarantatré anni dopo Francesca, fuggita dal suo doloroso passato londinese, trascorre una serena e piacevole esistenza a Roma, dove fa l’accompagnatrice turistica, e un giorno trova nella spazzatura una borsa. Con dentro una lettera, mai aperta, del duemilacinque. Vuole restituire la refurtiva alla legittima proprietaria. Elena. La celeberrima viscontessa Elena dei Damiani Pignatelli della Mirandola. È subito sintonia. Ma… Ottimo, brillante, intelligente, semplice ma niente affatto banale, costruito con precisione certosina, gradevole e rilassante.

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