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“Sul fondo sta Berlino”

unnamed (1)di Gabriele Ottaviani

In questa deriva emozionale Sophie manteneva la barra su un solo, imprescindibile punto cardinale: mai per nessuna ragione al mondo avrebbe abortito. Pensò all’uomo che amava, così bello, sicuro di sé e sfuggente. Non riusciva mai a sbirciare nei suoi pensieri, a capire cosa gli passasse per la testa. Proprio lei, abituata fin da ragazzina a far sbavare uomini trasparenti come lastre di vetro, uomini con cervelli elementari e pensieri come scritte al neon sulla fronte: “ti voglio scopare prima di adesso”, “riducimi a un rottame”, “dai un senso alla mia vita”, “la metà del mio regno per un pompino” e così via. Lui, invece, era completamente opaco, e questa sua impenetrabilità ostentata l’aveva trascinata in un amore costellato di cliché. Lei stagista, lui project manager nella stessa azienda; lei giovanissima e attraente, lui quarantenne brizzolato con moglie e figli; lei una francese naïf e sognante, lui un italiano taciturno e con i piedi per terra. Quando Sophie gli aveva detto di essere incinta, lui aveva reagito in un primo momento con freddezza e distacco, poi con grande tenerezza e comprensione. Repulsione, accoglienza, quale tra le due reazioni era stata la più istintiva, la più vera? Ogni volta che prendeva quel coso bianco in mano, le veniva voglia di chiamarlo; ma temeva di stargli troppo addosso. Un rapporto, soprattutto agli inizi, è come una partita a scacchi: tutte le mosse vanno soppesate e ragionate, e quando un pezzo si muove è perché nella testa il giocatore si è già prefigurato un ipotetico arabesco di pro e contro. L’unica cosa da non fare mai e poi mai è agire d’istinto. Però. Però c’era da considerare che lui stava per andare a Berlino e non le aveva né telefonato né scritto un messaggio per salutarla. In questi casi che si fa: si resiste aspettando, o si cede chiamando?

Sul fondo sta Berlino, Sirio Lubreto, CasaSirio. Felice lo è di nome ma non di fatto. È un manager. Non è vecchio ma non è nemmeno giovane. Ha una moglie con cui non parla. Due figli che sono praticamente due estranei, fra di loro e nei suoi confronti. Ha messo incinta la giovane stagista francese che collabora con lui. Ha un vecchio amico a Berlino, la città nella quale ha studiato, che lo chiama e che rappresenta per lui l’occasione di svolta, il punto di partenza, il cambio di rotta, l’ancora di salvataggio. Prende l’aereo e si prepara a lasciarsi alle spalle i problemi: che però, com’è noto, sono piuttosto restii a farsi ignorare, anche perché gli interessi del professionista entrano in breve tempo in conflitto con quelli di altri personaggi, che sullo sfondo della medesima e magnifica città, raccontata con credibilità e passione da un autore che la conosce a menadito e che costruisce una trama avvincente, vivono, temono, sperano, sbagliano, fingono, fuggono. Da leggere.

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