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“Il cinema di Henri-Georges Clouzot”

clouzotdi Gabriele Ottaviani

Il film si apre su una pozzanghera sulla quale scorrono i titoli di testa musicati da Georges Van Parys che ha un doppio interesse. Da una parte segna uno dei temi visivi del film, l’acqua, possibilmente torbida come le vite della provincia; dall’altra, il fatto che è una delle due sole sequenze – l’altra riguarda i titoli di coda – contenete musica (in totale poco più di due minuti su quasi due ore), essendone il film privo. Su questo silenzio di sottofondo, Clouzot fonda parte del suo lavoro filmico in questo film il cui obiettivo è quello dell’atmosfera.

Stefano Giorgi raccoglie per Edizioni Il Foglio un buon numero di saggi su uno dei più grandi cineasti della storia: Il cinema di Henri-Georges Clouzot è motivo di interesse, di studio, di curiosità e di passione non solo per coloro i quali vengono definiti con espressione efficace ma abusata gli addetti ai lavori, ma anche, se non soprattutto, per tutti. Perché i temi trattati nelle sue pellicole, in particolare in quelle più celebri, afferiscono alla dimensione dell’oscurità dell’anima, che appartiene a ognuno, e che con desiderio di catarsi misto a paura si tende a reprimere e respingere, pur subendone talvolta il fascino mefitico e maligno. È un libro agile questo, chiaro, che sicuramente farà imparare e conoscere molte cose a chi lo leggerà, e lo farà riflettere.

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