Libri

“Annette e la signora bionda”

di Gabriele Ottaviani

A Rouen dormivano quasi tutti…

Annette e la signora bionda e altri racconti, Georges Simenon, Adelphi, traduzione di Marina Di Leo. Lieve ma niente affatto superficiale, caratterizzata dal consueto pregio letterario che si deve all’immarcescibile e prolificissima vena creativa di un assoluto maestro della letteratura mondiale, quest’antologia è un profumato bouquet di raffinati tableaux vivants che ritraggono con elegante immediatezza la molteplicità della condizione umana nella sua policromia, indagando figure complesse ma nelle quali allo stesso tempo ognuno può rivedere tracce di sé. Come l’acqua per chi ha sete.

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“I superstiti del Télémaque”

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«Scansati un po’, Charles!». «La cosa più interessante, capisci, è aver scoperto dove dorme, perché…». Lei gli diede un pizzicotto sulla mano, ma lui non capì. Di colpo lei fece: «Ssst!…». Tutti e due tesero l’orecchio, avvertendo uno scricchiolio sulle scale, come se qualcuno stesse salendo a passi felpati, a sua volta con le orecchie tese. «È Jules?» domandò Charles. Babette fece un cenno con la testa, ma al buio Charles non capì se era un sì o un no. «C’è qualcuno?» domandò una voce bassa sul pianerottolo, proprio dietro la porta. Silenzio. «Rispondi, Babette! Chi c’è con te, svergognata?». «Che succede?» biascicò Babette fingendosi insonnolita. La porta non era chiusa a chiave. Jules la spalancò e accese la luce senza dare a Charles il tempo di tirare fuori dal letto il suo lungo corpo vestito di tutto punto. Si era infilato i pantaloni sulla camicia da notte. Gli occhi sembravano più sporgenti del solito e aveva le palpebre gonfie. «Ah, sei tu!» constatò senza eccessivo stupore. A stupirlo era più che altro il fatto di trovare Charles a letto vestito e con gli abiti in ordine. Probabilmente, se gli avesse giurato di non aver mai toccato Babette, avrebbe risposto: «Saresti capacissimo!». Nel frattempo, erano l’uno più imbarazzato dell’altro. Babette si era rimessa a letto, Charles si era alzato e ora la stanzetta era completamente occupata dai due uomini, entrambi di notevole statura.

I superstiti del Télémaque, Georges Simenon, Adelphi, traduzione di Simona Mambrini. Scrittore eccezionale e prolificissimo capace di trascendere la mera cornice tassonomica dei generi e quintessenza di un’originale poetica capace di fare di ogni e con ogni cosa letteratura, Simenon, in questo romanzo allegorico, deflagrante, emozionante, solenne, gravido di riferimenti aulici ma accessibili e prorompenti, narra la storia di due fratelli, Charles e Pierre Canut, di Fécamp, gemelli ma diversi quanto nessun altro mai, segnati dalla morte del padre e dalla follia della madre, uno che si scusa anche perché esiste e l’altro che è bello, forte e in salute, ma che, accusato dell’assassinio dell’ultimo dei super­stiti del naufragio di trent’anni prima che misteriosamente li aveva privati proprio del padre, non potrebbe nemmeno sperare, se non fosse per Charles, di sfuggire al proprio destino. Ammesso e non concesso che si possa turlupinare il fato… Sontuoso e geniale.

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“La linea del deserto e altri racconti”

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Il caldo cominciava a diventare soffocante…

La linea del deserto e altri racconti, Georges Simenon, Adelphi, traduzione di Marina Di Leo. Lo scalo di Buenaventura, Un delitto in Gabon, Il poliziotto di Istanbul, L’inchiesta della signorina Doche e La linea del deserto: l’immenso Gianni Mura, che manca come l’aria, lo scrive in un riuscito dialogo del suo bellissimo giallo ambientato al Tour (e dove, altrimenti, lui che del ciclismo è stato grandissimo aedo ed eccelso rapsodo?), era un fascista ma scriveva da dio. Politica a parte, così come tutte le illazioni sulle migliaia di donne con cui si è unito, per lo più, dicono, pagandole, Simenon era, è e sarà, sempre e per sempre, uno scrittore prolificissimo e geniale, e i cinque racconti, esotici ed erotici, comici e solenni, affreschi perfetti della vita in tutto il suo contraddittorio divenire, qui raccolti e di cui si sono poc’anzi citati in ordine i titoli, lo dimostrano in modo del tutto incontrovertibile. Impeccabili e imprescindibili.

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“Un delitto in Gabon”

unnamed (1)di Gabriele Ottaviani

«Non penso niente. Ma le dico questo, Chauvin: a Libreville tutti sanno che lei è l’amante della signora Stil. E tutti sanno che non si tratta di un’avventura passeggera, ma di una passione ardente, una di quelle passioni cosiddette cieche, che possono ispirare i gesti più inconsulti… Hanno sparato a Stil tre volte… I tre attentati sono stati commessi da qualcuno che conosceva a menadito le sue abitudini, e l’ultimo, quello di stamattina, da qualcuno che aveva libero accesso ai luoghi… Dov’era, lei, al momento dello sparo?… A casa?».

Un delitto in Gabon, Georges Simenon, Adelphi. Traduzione di Marina Di Leo. Per chi li fa e chi li legge i libri sono – volendo usare il titolo di uno degli ultimi che siamo riusciti a stampare – una forma di concupiscenza. Di cui non è facile liberarsi, anche in circostanze avverse. Specie in circostanze avverse. Costretti alla clandestinità, i libri prosperano. È già accaduto non poche volte – e adesso tentiamo di farlo succedere di nuovo. Così abbiamo deciso di farvi leggere, in formato digitale, alcuni dei testi che avremmo pubblicato in queste settimane e che usciranno in un futuro imprecisato. Più qualcosa d’altro che non era immediatamente in programma e qualcosa che non lo era affatto. In questa serie troverete quindi racconti di vario genere, tratti da volumi più ampi, nonché brevi inediti. In un caso e nell’altro, abbiamo cercato di dare a questi minuscoli libri la forma non di un estratto, ma appunto di un libro autonomo, per quanto in miniatura. È una deformazione professionale, verosimilmente: ma ci ostiniamo a rimanerle fedeli. È con queste belle, importanti e sentite parole che Adelphi dà alla luce Microgrammi, la sua nuova, magnifica, collana digitale, di cui questo è uno dei titoli: Un delitto in Gabon e La linea del deserto, qui raccolti, sono l’ennesimo saggio della prosa eccezionalmente ricca sotto ogni punto di vista di un genio della letteratura – celebre per Maigret, ma limitarsi alle avventure di quel pur formidabile personaggio sarebbe davvero esageratamente riduttivo, oltre che sbagliato – come Simenon, di cui la casa editrice fondata a Milano cinquantotto anni fa pubblica la sterminata produzione sin dal millenovecentoottantacinque. I racconti qui pubblicati fanno parte di un ciclo di cinque scritti “esotici” redatti nel millenovecentotrentotto a La Rochelle: editi prossimamente in La linea del deserto, sono apparsi in fascicoli settimanali nella collana Police-Roman, per essere poi raccolti, insieme a tre inchieste del succitato commissario Maigret, cinque-sei anni dopo, nel millenovecentoquarantaquattro, in Signé Picpus. Da non perdere: lasciarsi sfuggire quest’occasione sarebbe un vero e proprio peccato.

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cultura

Spazio Simenon – Cineteca di Bologna

simenon2Pubblicazione a cura della redazione del comunicato stampa

Il Comune e la Cineteca di Bologna hanno deciso di unire le proprie forze in un progetto polivalente per un centro studi, con archivio e spazio espositivo, dedicato a Georges Simenon. Un’idea capace di coniugare il desiderio di John Simenon, figlio dello scrittore belga, di creare uno spazio consacrato alla figura e all’opera del padre, e la volontà del Comune di Bologna di completare un polo culturale di primissimo piano in pieno centro. Il luogo individuato è il sottopassaggio di Piazza Re Enzo, con il Cinema Modernissimo da un lato e la Biblioteca Sala Borsa dall’altro, uniti idealmente da un percorso alla scoperta dello scrittore più rappresentato sul grande e sul piccolo schermo. La Cineteca di Bologna che ha sviluppato in questi anni il suo bagaglio di competenze lavorando con archivi di grande prestigio internazionale – ricordiamo, su tutti, quello di Charlie Chaplin – intende assumere il compito di custodire, conservare e valorizzare l’archivio che John Simenon ha affidato al Fonds Simenon Patrimoine della Fondazione Roi Baudoin. La Giunta ha dato mandato alla Cineteca di Bologna, in collaborazione con la Direzione Generale e l’Area Cultura e rapporti con l’Università del Comune, di occuparsi dello studio e dell’elaborazione del progetto, la cui realizzazione è ipotizzata nel 2018. La Giunta ha altresì dato mandato alla Direzione Generale di sovrintendere alle valutazioni di fattibilità che concernono il complesso degli spazi interessati (locale ex biglietteria Tper a piano terra di palazzo re Enzo, lato Rizzoli), i locali ex CIT, a scadenza dell’attuale concessione, nonché l’area del sottopassaggio, al fine di garantire la piena valorizzazione degli edifici e il più alto grado di qualità e di integrazione dei progetti di utilizzo. “Grazie alla casa editrice Adelphi, che edita Simenon in Italia – racconta il direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli – siamo entrati in contatto con John Simenon, che da tempo sta lavorando al progetto di un centro di ricerca dedicato a Georges Simenon. John Simenon è venuto a Bologna e gli abbiamo fatto visitare i possibili spazi. Da questo incontro è scaturita l’idea di scegliere Bologna e di fare del Cinema Modernissimo la sede di questo progetto”. “Perché l’Italia, visto che mio padre non era italiano?”, si chiede John Simenon. “Perché l’Italia è, insieme alla Francia, il Paese in cui è più letto ed ammirato. Dopo Shakespeare, Georges Simenon è lo scrittore più tradotto da quando Adelphi, scelta da lui stesso su consiglio dell’amico Federico Fellini, è diventata la sua casa editrice”. “Perché Bologna? – continua Gian Luca Farinelli – Perché Bologna è una città dalla straordinaria tradizione culturale, sede della prima Università, il primo Comune in Italia a dotarsi di un assessorato alla cultura e di un sistema di istituzioni culturali autonome. Non dimentichiamo poi che Bologna ha fatto del romanzo giallo uno dei segni caratteristici della sua produzione letteraria. E, infine, perché il più famoso interprete di Maigret, Gino Cervi, è l’immagine stessa della nostra città”. “E perché la Cineteca di Bologna?”, prosegue John Simenon. “Perché con oltre 80 adattamenti cinematografici e più di 450 adattamenti televisivi, dei quali molti sono diventati dei classici, il patrimonio audiovisivo di mio padre rappresenta un fondo di considerevole importanza. Conosco da tempo la reputazione della Cineteca di Bologna nel restauro e nella conservazione di fondi di tale complessità, compreso quello di Charlie Chaplin, nonché la sua capacità di valorizzarli proponendoli ad un pubblico ampio e trasversale”. Infine, Gian Luca Farinelli conclude: “In virtù dell’entità e dell’impatto che tale progetto può avere sulla città, riteniamo che in futuro debbano essere coinvolte, oltre al Comune e alle sue Istituzioni culturali, in primis l’Istituzione Biblioteche, l’Università di Bologna e la Regione Emilia Romagna”.

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