di Gabriele Ottaviani
Mi avvio verso il ponte, cercando di ritrovare un po’ di lucidità. Una mente ottenebrata dall’odio fa paura anche a se stessa.
Autostop per l’Himalaya, Vikram Seth, Guanda, traduzione di Alessandro Cogolo. Poeta e prosatore indiano pluripremiato, quando è appena divenuto ventinovenne ed è ancora uno studente della Stanford University che in piena guerra fredda, trentanove anni or sono, frequenta un corso biennale in quella Nanchino che di recente ci ha fatto conoscere, rinchiuso per quaranta giorni nella stanza di ospedale in attesa di rivedere la luce del sole e di negativizzarsi al Covid, il brillante inviato di Repubblica Filippo Santelli, Vikram Seth decide che, durante la lunga estate calda che gli si dipana dinnanzi, attraverserà tutto il paese della grande muraglia in autostop, passando per Tibet e Nepal, fino a raggiungere Delhi: questa è la cronaca di un viaggio, spirituale prima ancora che fisico. Maestoso.