di Gabriele Ottaviani
È proprio questo funzionariato che conduce alla corruzione spirituale i cui risultati si vedono concretamente in una prassi dai mille equivoci, nella quale le priorità diventano le forme e gli orpelli, le cornici e non il quadro, il calice e non il suo contenuto, la stessa ricerca ossessiva di una propria perfezione che ignora gli altri e il mondo e che pone se stessi al centro di tutto. Un egocentrismo spirituale che conduce ad una apparente santità formale dove tutto è perfetto, ma non ci si accorge che manca “soltanto” la vita, che la distanza dagli altri è siderale e che la loro presenza è avvertita come puramente accidentale e ingombrante. La scelta secca è tra l’abito perfetto, di buon tessuto e sempre ben stirato, e l’abito sgualcito e un po’ liso della gente comune, tra chi pensa che l’evangelizzazione sia una conquista e chi la comprende come un servizio che non prevede né trionfi, né successi.
Il cristiano deve vivere nel mondo, ma ha il dovere di farlo senza mai dimenticare di trasmettere al prossimo il messaggio di pace, di amore, di fratellanza, di rispetto e di solidarietà universale che gli deriva da Gesù, e che, come è fondamento della sua religione, deve esserlo, se il cristiano è realmente e sentitamente osservante e coerente – non che laicità e bontà d’animo siano inconciliabili, sarebbe falsissimo sostenere un’argomentazione del genere – con ciò in merito a cui professa la propria fede, anche dei suoi comportamenti quotidiani. Anche l’anima, come il corpo, come ogni organismo, può ammalarsi, rovinarsi, corrompersi, specie quando l’avidità di beni materiali offusca la mente e i sensi. E anche per l’anima esiste la possibilità di guarire, esistono cure e rimedi. Anna Carfora e Sergio Tanzarella, Il cristiano tra potere e mondanità – 15 malattie secondo papa Francesco (introduzione di Nunzio Galantino), Il pozzo di Giacobbe editore: un volume agile, leggibile, interessante per tutti, che parla proprio di questo e fa riflettere.