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“Il caso Valarioti”

valariotidi Gabriele Ottaviani

Anche la vicenda della 127 azzurrina è troppo debole e troppo poco indagata…

Il caso Valarioti – L’omicidio di un uomo, l’inesorabile ascesa della ‘ndrangheta, Danilo Chirico, Alessio Magro, Round Robin. Con un’intervista a Giorgio Bocca. Testimonianze, ritrattazioni, un assassinio rimasto senza giustizia, interi e voluminosi faldoni straboccanti di documenti come cornucopie lo sono di primizie che vengono “inspiegabilmente” smarriti, un superpentito cui non è dato peso alcuno benché parli, eccome, un insegnante precario che crede nella sua missione educativa eliminato dalle cosche calabresi la notte fra il dieci e l’undici di giugno di quarant’anni fa a Rosarno, il vertice settentrionale della piana reggina di Gioia Tauro: c’è tutto questo in un volume di fondamentale pregio etico, civile, politico, sociale, culturale e morale. Da non perdere per nessuna ragione. Semplicemente splendida la copertina di Mauro Biani.

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“Francesco Marcone, un uomo onesto”

10121786di Gabriele Ottaviani

Com’è possibile che non ci siano testimoni? Alle sette di sera Corso Roma è movimentato…

Francesco Marcone era direttore dell’Ufficio del Registro di Foggia quando, dopo aver denunciato alcuni illeciti amministrativi, il trentuno di marzo di venticinque anni fa venne assassinato dalla criminalità organizzata: Round Robin pubblica uno splendido graphic novel, che ne racconta l’importante storia. Di Ilaria Ferramosca. Disegni di Giuseppe Guida. Introduzione di Don Luigi Ciotti. Contributi di Daniela e Paolo Marcone. Francesco Marcone, un uomo onesto: imperdibile. Per conoscere e non dimenticare.

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“La forma del buio”

61J2DJOuJZL._AC_UY218_ML3_.jpgdi Gabriele Ottaviani

Io resto. Ci sono ancora troppe cose, qui. Cose che devo capire.

La forma del buio, Mirko Zilahy, Domenico Esposito, Round Robin. Scrittore fantastico, traduttore sopraffino, in primo luogo del monumentale Cardellino divenuto anche un film con Nicole Kidman, Zilahy ha dato alle stampe tempo addietro La forma del buio, romanzo che narra una vicenda ambientata a Roma, quella dello Scultore. La capitale d’Italia è difatti nelle mani di un killer dal potere incredibile e devastante: sa dare forma al buio, che invece, com’è noto, come l’acqua, forma non ha, e rendere l’intangibile concreto, dare sfogo alle sue folli visioni per il tramite delle sue incolpevoli vittime, mettendo a dura prova il commissario Enrico Mancini, non più quello d’un tempo. Questa è la versione graphic novel: eccellente.

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“Ilaria Alpi e Miran Hrovatin”

51rNF5lKdwL._AC_US218_.jpgdi Gabriele Ottaviani

Pochi fogli, sdruciti dagli anni e con tante parole e nomi anneriti.

Ilaria Alpi e Miran Hrovatin – Depistaggi e verità nascoste a 25 anni dalla morte, Round Robin, a cura di Luigi Grimaldi e Luciano Scalettari, contributi di Marco Birolini, Francesco Cavalli, Max Giannantoni, Mariangela Gritta Grainer, Alessandro Rocca, Roberto Scardova, Maurizio Torrealta. Sono stati uccisi perché volevano fare bene il loro lavoro, documentando gli abissi di orrore cui arriva l’umanità per interesse facendo guerra. E probabilmente sapevano troppo. Ma ancora ciò che non si conosce è proprio la verità, per la quale in tanti, strenuamente, contro muri di gomma anche, se non soprattutto istituzionali, hanno combattuto, combattono e, si spera, senza arrendersi, se potranno, se riusciranno, se glielo faranno fare, combatteranno, sulla loro sorte. Ilaria Alpi, giornalista interpretata anni fa al cinema da Giovanna Mezzogiorno in un film che comunque ha contribuito a non far spegnere i riflettori sulla vicenda, e Miran Hrovatin, suo amico, sodale e collaboratore, sono morti in Somalia. E da un quarto di secolo si sussegue una ridda aberrante di illazioni, che il testo ricostruisce con dolorosa dovizia di particolari. Da non lasciarsi sfuggire per nulla al mondo.

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“Femminile plurale”

download (2).jpgdi Gabriele Ottaviani

Per diminuire una disuguaglianza non bisogna insegnarla, non si deve parlare di giocattoli per le bambine e di giocattoli per i bambini, né di colori da maschio o colori da femmina.

Femminile plurale, Giorgia D’Errico, Round Robin. Pamela, Elena, Patty, Sara, Katia, Chiara, Vanessa, di Viterbo, moglie, madre, che con la sua valigia rossa si occupa di salute e benessere sessuale femminile, Sabina, una lavoratrice di una compagnia aerea che preferisce l’anonimato, e visto quello che racconta…, e Diva. Tutte donne che lavorano. Come l’autrice di questo bel libro d’inchiesta, del resto. E che fanno i conti con un paese che non è fatto per i giovani, non è fatto per i vecchi e men che meno è fatto per le donne, specie se vogliono avere bambini. Ma non è un quaderno di doglianze questo agilissimo volume, è anche, se non soprattutto, una fotografia perfettamente nitida del mondo che ci circonda e un segnale di speranza. Da leggere.

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“47”

51cYMjbPkiL._AC_US160_.jpgdi Gabriele Ottaviani

Quando sei lì sopra e la campana suona, suona per te.

47 – L’oscurità del Golem, Emanuele Bissattini, Round Robin. Nasce come giornalista d’inchiesta sociale e si vede lontano un miglio: descrive i margini, le periferie, gli ambienti al limite dove lo squallore fa spesso da contraltare a un’inusitata e inaspettata bellezza che esplode d’improvviso e di soppiatto laddove meno lo si crederebbe possibile con perizia magistrale. Se a tutto questo si aggiungono trame ben congegnate, personaggi ben caratterizzati e vicende appassionanti, è chiaro che il romanzo di Bissattini, dal ritmo travolgente e cinematografico, sia da non lasciarsi sfuggire: è il secondo capitolo di una trilogia noir che vede tornare per le strade della capitale d’Italia Ettore, detto il Gatto, killer di Primavalle, quartiere non ignoto alle pagine più torbide della cronaca, appassionato di moto e questa volta alle prese nientedimeno che con l’odio cieco del Golem, sgherro di Spartaco, boss di Roma sud…

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“Se chiudo gli occhi…”

51NsJm4ChmL._AC_US218_.jpgdi Gabriele Ottaviani

Sentivo mio padre piangere nella tenda. Sentivo mio padre dire alla mamma che si vergognava di non poterci garantire il futuro che meritavamo.

I figli non sono nostri, sono della vita e non ci appartengono. Così come non è nostro il mondo, lo abbiamo preso in prestito dalle generazioni che ancora non sono nate, e che quando verranno ci chiederanno conto, così come ha fatto di recente la straordinaria Greta Thunberg, attivista ambientale quindicenne scandinava al cospetto dei più potenti fra i cosiddetti grandi della terra, del perché abbiamo lasciato loro solo lo scheletro spolpato della bellezza, del perché abbiamo distrutto l’ambiente, del perché non abbiamo costruito la pace: da anni in Siria si combatte una guerra atroce, in questo libro dalle illustrazioni commoventi la raccontano i bambini. Se chiudo gli occhi…, Francesca Mannocchi, Diala Brisly, Round Robin: da non perdere per nessuna ragione al mondo.

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“Candido suicida”

candido_suicida_coverdi Gabriele Ottaviani

Tenterò, per quanto mi è possibile, di riportare l’accaduto. Ora Maximilian me lo spiega guardandomi negli occhi. Partiamo dall’inizio, con ordine. Maximilian ha ricevuto proprio quest’oggi, in mattinata, una macchina, regalo per il diploma da parte dei genitori, non che sia un bolide fiammante, ma è la prima che possiede lui solo, dunque, ai suoi occhi, non potrebbe essere più splendida di così. Si tortura le mani mentre la descrive, lo sguardo azzurro, a tratti nascosto da piccoli mazzetti di capelli biondi, chino sulla tovaglia sbiadita del mio tavolo. È tutto il giorno che la guida, sussurrando di tanto in tanto «mia», piano piano, come se rischiasse di essere sentito da altri. Non sa spiegare come sia successo, forse ha preso coraggio mentre passavano i minuti, si è sentito sempre più sicuro. Ha anche abbassato il finestrino per poggiare il gomito all’esterno, portando le dita alla tempia sinistra, continuando a stringere con l’altra mano il volante di pelle scrostata. D’un tratto, in un sibilo fastidioso, nell’abitacolo si è introdotto un nugolo peloso, un’ape impazzita venuta a minacciare la sua tranquillità…

Candido suicida, Sofia Pirandello, Round Robin. Pronipote del premio Nobel che ha eternato il simbolo della maschera come filtro tra la verità dell’essere e l’apparenza costruita per placare l’innata e umanissima sete d’accettazione, da sempre appassionata di letteratura, al suo romanzo d’esordio con quest’opera avvincente e convincente che si è aggiudicata il bando SIAE Sillumina, sviluppato sul modello della più celebre opera voltairiana nell’arco di due giorni e due notti, è la storia allegorica, leggibilissima, profondissima e gravida di livelli di lettura e di chiavi d’interpretazione, di un uomo che distrutto per la fine del suo amore pensa che sia giunto il momento dio farla finita, ma non essendo capace nemmeno di togliersi la vita si lascia andare all’abulia e trascinare in mille stupefacenti peripezie: da non perdere.

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“Skorpio”

415m4cUp4dL._AC_US218_.jpgdi Gabriele Ottaviani

Mi ricordo che squillò il telefono a casa e mia cognata disperata, mi avvertì che Vincenzo era morto. Mi chiese di partire subito per Roma e così feci. Io non ero a conoscenza di quale tipo di lavoro specifico facesse mio fratello. Spesso lo andavo a trovare a Trapani, ma mai nel suo ufficio e mai parlavamo del suo lavoro. Io non chiedevo e lui non diceva, tutto qua. Quando è morto sono andato a Roma a prendere la salma. Ricordo perfettamente che dopo l’arrivo dell’aereo, la bara fu caricata su un carro funebre e in fila indiana, seguimmo quella vettura fino in zona Colosseo. Anche se sono siciliano conosco bene Roma. Sapevo dove era il Celio. Il carro funebre girò verso il Celio ma il nostro autista non lo seguì. Mi arrabbiai, e chiesi al militare che guidava la macchina di fermarsi. Io volevo vedere Vincenzo. Non mi importava se aveva un corpo spappolato dalle pallottole, io di morti ne avevo già visti tanti nella mia vita e non mi spaventavo di certo. Ci assicurarono che lo avremmo visto il giorno dopo. E così fu. Alla camera ardente al Celio io, Pina (la moglie di Li Causi) e gli altri parenti abbiamo visto il corpo senza vita di mio fratello. Era Vincenzo, senza ombra di dubbio e lo possiamo testimoniare in molti. Non aveva il corpo spappolato e non capisco come possano girare queste voci senza fondamento che parlano di una bara vuota o addirittura con un altro cadavere all’interno. Magari fosse stato così. Purtroppo lì dentro c’era Vincenzo. L’ultima volta che lo avevo visto era stato a Partanna. Mi ricordo che al Celio venne anche il presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Il giorno dopo ci fu il funerale nella Basilica dei Santi Giovanni e Paolo a piazza della Navicella, c’erano un sacco di persone, politici, generali e semplici militari. Mi ricordo i ministri Fabbri e Conso. C’erano i capi di Stato maggiore. La messa era officiata da monsignor Marra. Fuori dalla chiesa c’era un drappello di militari. Faceva freddo. Mia cognata era impegnata a cacciare la stampa. Cameraman e fotografi rimasero fuori. Mi ricordo le mie nipotine, Daniela e Roberta, che avevano appena 14 e 13 anni. Quando i sei militari portarono fuori a spalla la cassa con dentro il corpo di mio fratello fui preso dallo sconforto. Eravamo distrutti dal dolore e non vedevamo l’ora di riportare Vincenzo a Partanna, a casa sua.

Skorpio – Vincenzo Li Causi, morte di un agente segreto, Massimiliano Giannantoni, Round Robin. Militare e agente segreto italiano, sottufficiale a capo di una cellula Gladio – un’organizzazione paramilitare appartenente alla rete internazionale Stay behind e legata a filo doppio a CIA e NATO nell’ottica della lotta, durante la guerra fredda, al comunismo, di cui si cominciò a sapere qualcosa dopo le rivelazioni del neofascista Vinciguerra, nel millenovecentoottantaquattro, confermate sei anni dopo di fatto dal premier Andreotti e suffragate dalle dichiarazioni del duemilaotto di Francesco Cossiga, che sostenne che “i padri di Gladio sono stati Aldo Moro, Paolo Emilio Taviani, Gaetano Martino e i generali Musco e De Lorenzo, capi del Sifar. Io ero un piccolo amministratore: inoltre gli uomini di Gladio erano ex partigiani. Era vietato arruolare monarchici, fascisti o anche solo parenti di fascisti: un ufficiale di complemento fu cacciato dopo il suo matrimonio con la figlia di un dirigente MSI. Quasi tutti erano azionisti, socialisti, lamalfiani” –  ucciso a dieci giorni dal compimento dei suoi quarantun anni venticinque anni fa, pochi mesi prima di Ilaria Alpi, nel corso di una missione dell’ONU in Somalia, la Ibis II: Vincenzo Li Causi è il protagonista di una storia nera, piena di ombre, che questo volume racconta con estrema dovizia di particolari. Da non perdere.

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“Mast€rcash”

51tg1nfk8aL._AC_US218_.jpgdi Gabriele Ottaviani

Il rimborso dei buoni ordinari trentennali emessi tra il 1982 e il 1985 sta producendo effetti addirittura peggiori sul sistema risparmio e sulla fiducia dei cittadini. Per cercare di capire il motivo di quel che sta accadendo dobbiamo fare un passo indietro e tornare al 1974, quando – come dicevamo – il Comitato centrale Buoni fruttiferi ha rilevato una crescente perdita di appeal di questa forma di risparmio e ha pensato ad alcuni correttivi per invertire la rotta e incentivare l’investimento in buoni. L’escamotage, adottato con intento premiale, è stata dapprima la modifica dell’art. 173 Dpr 156/73 mediante la previsione della facoltà di estendere ai buoni appartenenti a serie precedenti le variazioni (di rendimento, ad esempio) fissate dai Dm via via adottati e, subito dopo (1976) l’emissione di un Dm istitutivo di rendimenti migliorativi finalizzato a sollecitare il risparmio. Nell’insieme dei “buoni appartenenti a serie precedenti” troviamo due categorie di titoli: quelli emessi dopo l’entrata in vigore del Dm modificativo con l’utilizzo di vecchi cartacei ancora circolanti (di cui abbiamo già parlato) e quelli emessi prima del decreto modificativo con l’utilizzo di cartacei idonei rispetto al momento del collocamento. Se la modifica introdotta nel 1974 avesse interessato soltanto buoni appartenenti a serie precedenti e collocati dopo il Dm con l’impiego di cartacei vecchi, l’idea sarebbe senza dubbio stata ottima perché l’effetto incrementale dei rendimenti avrebbe riguardato un numero di buoni più circoscritto.

Mast€rcash – Ricette agrodolci per il risparmio in buoni postali, Marta Buffoni, Round Robin. Gli italiani sono tradizionalmente un popolo di risparmiatori, generalmente molto più formiche che cicale, anche perché si tratta di un insieme di persone che per generazioni ha conosciuto la migrazione, la fame, la guerra, il sacrificio, che ha intessuto la trama della società amalgamando impegno, lavoro e solidarietà: ovvio quindi che i buoni fruttiferi postali, pochissimo rischiosi, facili da sottoscrivere e ancor più da riscuotere siano tra i prodotti finanziari più amati per cercare di raggiungere l’agognata sicurezza. Ma è veramente tutt’oro quel che riluce? Marta Buffoni, con linguaggio chiaro e divulgativo, va ben a fondo della questione… Da leggere.

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