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“Questo non è un racconto”

di Gabriele Ottaviani

I funerali di Valentino diedero insomma misura e di quel che era stato il fenomeno Valentino e della disponibilità delle masse a divizzare, a divinizzare, attori-personaggi (più personaggi che attori) offerti dal cinema: sicché la creazione di dive e divi diventò quasi una scienza. Fenomeni di divismo aveva prodotto, ma in un’area che approssimativamente possiamo delimitare ai lettori di D’Annunzio, il cinema muto italiano (Lyda Borelli, Francesca Bertini); il francese con Mosjoukine, l’americano con Mary Pickford (la Fidanzata d’America), Douglas Fairbanks e Teda Bara ne avevano prodotto di più vasti; ma dopo Valentino nasce uno «star system» che trabocca dagli uffici pubblicitari dell’industria cinematografica, dagli schermi, dalle riviste dedicate al cinema e invade la vita sociale americana ed europea. Dopo Washington e New York, Hollywood è il centro di informazioni più importante degli Stati Uniti: centomila parole al giorno vengono trasmesse da Hollywood alle agenzie, ai giornali, alla radio; centomila parole che riguardano amori, divorzi, rivalità, gusti e disgusti di dive e divi. Nel 1937, si calcola che il novanta per cento dei grandi programmi della radio americana sono occupati o si occupano di dive e divi hollywoodiani.

Questo non è un racconto – Scritti per il cinema e sul cinema, Leonardo Sciascia, Adelphi. A cura di Paolo Squillacioti. Nato cent’anni fa, morto troppo presto, nel millenovecentoottantanove, intellettuale finissimo e fuori dagli schemi, anticonvenzionale e anticonformista, scrittore, giornalista, saggista, drammaturgo, poeta, politico, critico d’arte e insegnante, e chi più ne ha più ne metta, Leonardo Sciascia era anche un grande e competentissimo appassionato della settima arte, che declina in una grande molteplicità di sfaccettature attraverso la sua ottica e la propria esperienza in un ampio numero di testi, qui raccolti in un’edizione mirabile, esaustiva, divertente, curiosa, intrigante. Da non farsi sfuggire.

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