di Gabriele Ottaviani
Attraverso gli indizi forniti dalle carote possiamo visualizzare le fasi interglaciali, corrispondenti a periodi di clima mite, in cui il fondo marino era sovrastato da acqua tiepida e nell’oceano vivevano organismi amanti del calore. Tra l’uno e l’altro di questi periodi il mare si raffreddava, le nubi si accumulavano, le nevi cadevano e sul continente nordamericano le grandi distese di ghiaccio aumentavano e gli iceberg si spostavano verso le coste. I ghiacciai raggiungevano il mare su un’ampia fronte e producevano quindi iceberg a migliaia. Le maestose processioni in lento movimento delle montagne di ghiaccio uscivano dal mare e, a causa del clima rigido di buona parte della terra, si spingevano verso sud più lontano che non gli attuali iceberg, salvo casi fortuiti. Quando finalmente si fondevano, abbandonavano il loro carico di melma, sabbia, ciottoli e frammenti rocciosi che si erano congelati sotto le loro superfici man mano che procedevano nel loro cammino distruttore sopra la terra ferma. In tal modo uno strato di frammenti glaciali ricoprì il solito fango a globigerine, e il ricordo di un’era glaciale rimase scolpito. Poi nuovamente i mari s’intiepidirono, i ghiacciai fusero e si ritrassero e ancora una volta le specie d’acqua calda di globigerine abitarono il mare; vi vissero e morirono e scesero a costruire un altro strato di fango a globigerine, questa volta sopra le argille e le ghiaie provenienti dai ghiacciai. E ancora il ricordo del tepore e della mitezza di clima venne scritto nei sedimenti. Dalle carote di Piggot è stato possibile ricostruire quattro differenti periodi di avanzata dei ghiacci, separati da periodi di clima temperato. È interessante pensare che anche adesso, nel corso della nostra generazione, i fiocchi di una nuova tempesta di neve stanno cadendo, a uno a uno, là sul fondale oceanico. Miliardi di globigerine vengono sospinti verso il basso per dare un’inequivocabile testimonianza che il nostro mondo attuale è nel suo insieme un mondo di clima mite e temperato. Chi leggerà il loro documento tra diecimila anni?
Il mare intorno a noi, Rachel Carson, Piano B edizioni. Traduzione di Gianluigi Mainardi, già usata per l’edizione Einaudi del millenovecentosettantacinque, qui sottoposta a un’ulteriore revisione. Rachel Carson, biologa e zoologa di Springdale, Pennsylvania, vissuta a cavallo fra il millenovecentosette e il millenovecentosessantaquattro, autrice di Primavera silenziosa, che di fatto ha portato alla messa al bando del DDT, interpretata anche sullo schermo e sul palco da Kaiulani Lee, è la madre dell’ambientalismo moderno. È con lei che è nata la coscienza della necessità della tutela dell’unico pianeta che abbiamo. Un pianeta che è fatto di terre emerse, certo, ma anche, anzi, soprattutto, di acqua. E l’oceano è una distesa immensa, una superficie che nasconde tesori preziosi e inimmaginabili: con prosa lirica e dotta, come se fosse un quadro di Turner, Rachel Carson racconta la storia del mare. Appassionante.