di Gabriele Ottaviani
Ciò su cui si soffermava a pensare con tristezza, rammaricandosi di averla sempre data per scontata, era la felicità nel suo rapporto con Angelica.
Peccati di famiglia (che dà anche il titolo alla raccolta di William Trevor, tradotta da Laura Pignatti ed edita da Guanda), Per amore di Ariadne, La trinità, Stampe, Caffè con Oliver, Il ritorno di un marito, I figli del direttore, Sabato d’agosto: otto racconti. Uno meglio dell’altro. Perché in ognuno sembra trovare senso la vita stessa. Ognuno ha una parte del cuore che riserva solo a sé, che non condivide con nessuno, e che forse nemmeno gli appartiene del tutto, proprio perché la sente più sua. È il posto delle fragole, la parte in cui si nascondono i segreti, che chi sa davvero tenere finisce per dimenticare, per rimuovere dalla coscienza: ma quando invece un segreto affiora fin sulle labbra, e non è più solitaria custodia, ecco che ogni cosa, inevitabilmente, muta, cambia, diventa più vera, sincera e dolorosa. Sono personaggi addirittura quasi banali quelli che racconta Trevor, eppure, come in altri felicissimi casi (Elizabeth Strout e Anne Tyler su tutti), diventano, grazie alla sua prosa mai ridondante, figure coloratissime che si imprimono con forza irresistibile nella memoria. Più che un’antologia, una pinacoteca, una collezione di ritratti splendidi, vivi e riconoscibili, in cui immedesimarsi, da cui trarre ispirazione.