di Gabriele Ottaviani
Item mulier mercatrix emit mala 7 pro denario 1 et vendidit 6 pro denario 1, et emit pira 8 pro denario 1 et vendidit 9; et investivit denarios 10 et lucrata fuit denarium 1. Queritur quot investivit in malis et quot in piris. Sic faciendum est, ut ponatur ut illa investiret in malis illos denarios 10, scilicet ut multiplica 7 per 10: erunt mala 70, quorum cum venderet sex pro 1 denario divide ea per 6…
Liber Abbaci, Leonardo Fibonacci, Olschki. Zero, uno, uno, due, tre, cinque, otto, tredici, ventuno, trentaquattro, cinquantacinque, ottantanove, centoquarantaquattro, duecentotrentatré, trecentosettantasette, seicentodieci, novecentoottantasette, millecinquecentonovantasette, duemilacinquecentoottantaquattro, quattromilacentoottantuno, seimilasettecentosessantacinque… si può procedere all’infinito, e del resto i numeri hanno questa caratteristica. Con questa successione, ma non solo, ricca di proprietà, che ha relazioni anche, fra l’altro, con il triangolo di Tartaglia, i coefficienti binomiali, il teorema di Carmichael e molte altre teorie, che appaiono fumose ma che in realtà hanno un diretto legame col reale (del resto la matematica è il linguaggio della natura, cos’è un broccolo se non un frattale, che ripete la sua omotetia?), il pisano Fibonacci, vissuto a cavallo fra dodicesimo e tredicesimo secolo, è divenuto immortale: Olschki, con la consueta impareggiabile cura, pubblica il suo testo capitale in un’edizione semplicemente monumentale, stampata su carta indiana con impressioni dorate, rilegata in cofanetto in seta, a cura di Enrico Giusti, che è stato anche docente di Analisi Matematica e Storia della Matematica nelle Università di L’Aquila, Trento, Pisa e Firenze, e Paolo D’Alessandro, professore ordinario di Filologia classica a Roma Tre, docente di Codicologia alla Scuola Vaticana di Paleografia, accademico della Pontificia Academia Latinitatis, componente della Commissione Scientifica dell’Edizione Nazionale di F. Maurolico, condirettore delle riviste Latinitas e Res publica litterarum e molto altro ancora, una vera e propria opera d’arte.