di Gabriele Ottaviani
Titch salì gli scalini due alla volta, saltellando e, per poco, non andò a sbattere contro Rosa che aveva in mano un vassoio con la sua cena. «Uau, ragazza, attenta, non è una cosa molto intelligente da fare». «Scusa, scusa. Ho urgente bisogno del bagno». Diede un’occhiata affamata ai maccheroni al formaggio di Rosa. «Oh, ce ne sono ancora?» «No, è un pasto pronto. Ho avuto una giornata piena d’impegni… E tu dove sei stata, a proposito? No aspetta… me lo dirai dopo essere andata in bagno». Quando Titch riapparve, molto più tranquilla, disse a Rosa: «Oggi mi è andata proprio bene. Ho trovato lavoro, devo fare le pulizie in due pub a Polhampton, la mattina presto, ma non gli stessi giorni in cui lavoro al caffè, quindi farò soldi a palate. Ma non è tutto». La ragazza aveva un’espressione trionfante. «Guarda!». Tirò fuori dalla borsa un assegno e cominciò a sventolarlo. «Tremila sterline! Lo sapevo che era solo questione di tempo». «Cosa?! Hai vinto la lotteria o qualcosa del genere?» «In un certo senso»…
Il piccolo negozio dei desideri, Nicola May, Newton Compton, traduzione di Simona Palmieri. La vita di Rosa fa acqua da tutte le parti, l’orizzonte di Londra le pare ogni giorno dinnanzi agli occhi sempre più asfittico e l’eredità che le giunge del tutto inaspettata sembra davvero una manna dal cielo. Il problema è che non può affatto vendere il piccolo e ameno negozio nel bel mezzo del Devon, perché c’è una clausola che parla chiaro: può essere al massimo solo ceduto a qualcuno che davvero se lo meriti. Rosa dunque, purtroppo, o forse piuttosto per fortuna, non ha scelta: deve mettersi in gioco, e… Piacevolissimo, pieno di grazia, appassionante. Come l’acqua per chi ha sete.