di Gabriele Ottaviani
La vita – è il solo modo
per coprirsi di foglie,
prendere fiato sulla sabbia,
sollevarsi sulle ali;
essere un cane,
o carezzarlo sul suo pelo caldo;
distinguere il dolore
da tutto ciò che dolore non è;
stare dentro gli eventi,
dileguarsi nelle vedute,
cercare il più piccolo errore.
Un’occasione eccezionale
per ricordare per un attimo
di che si è parlato
a luce spenta;
e almeno per una volta
inciampare in una pietra,
bagnarsi in qualche pioggia,
perdere le chiavi tra l’erba;
e seguire con gli occhi una scintilla di vento;
e persistere nel non sapere
qualcosa d’importante.
(Wisława Szymborska)
[…]
Barbara è distesa immobile sull’enorme divano di pelle bianca in casa dei suoi genitori. Le braccia sulla testa, gli occhi chiusi, ascolta e tace. Anita siede per terra, a gambe incrociate, la schiena poggiata contro il divano, e parla. Parla da quando Barbara l’ha fatta entrare, senza pause, per non dar tempo all’amica di fermarla, o di rifiutarsi di ascoltare. Le racconta di Andrea, di quello che c’è stato fra loro e di quello che lui vorrebbe continuasse a esserci. Della madre che non vuole vedere, e che non ha mai voluto farlo. Di Daniel, del loro scontro fuori dell’Ypsilon, di quello che è successo a casa di lui, del disgusto che gli ha letto negli occhi e che l’ha fatta scappare via. Quando finalmente tace, Barbara resta in silenzio per qualche istante, poi di scatto si mette a sedere: «Hai fatto bene a dargli quello schiaffo. Gliene dovevi dare un altro». È così seria che dimentica pure di ostentare il romanesco. «Invece forse ha ragione» risponde Anita, a testa bassa. «Mo’ te lo do io uno schiaffo, se non la pianti! Ma che cazzo dici?». Anita si alza, comincia a camminare per il salone. «Perché, non è vero? Ha vent’anni più di me, è l’uomo di mia madre e io ci sono andata a letto, e non una volta sola!». «E prima non lo sapevi? Ci voleva l’inglesino per fartelo ricordare? Il punto è che avrai avuto le tue ragioni, e anche se adesso io non le capisco ancora, sono comunque solo fatti tuoi!». Barbara sta quasi gridando «E fermati un secondo, per favore, che mi fai girare la testa!». Anita si ferma, fissando l’amica. «Allora» riprende Barbara, a voce più bassa, il tono calmo. «Perché sei andata a letto con Andrea?». L’altra si lascia finalmente cadere su una delle due poltrone di fronte al divano. «Perché era gentile. Perché mi guardava come una dea». «Vabbè» taglia corto l’altra «secondo me so’ stronzate, comunque la domanda è un’altra: ci vai ancora?». «No!». «Bene! Allora qual è il problema dell’inglesino?». «Non lo chiamare così, dai! Ce l’ha un nome, no?». Barbara fa una smorfia. «Mi spieghi perché non ti piace?» le chiede Anita. L’altra si stringe nelle spalle. «Non lo so, ma non mi fido di lui. E poi scopa con quella bamboletta, la bionda. Me l’ha detto Jan. Scopa con lei, ma fa la morale a te!». «Sono sicura che non ci sta più, con quella». «Anì, a te l’amore te fa male, eh! Diventi stupida!». «Che vuoi dire?». «Che non ci stava nemmeno prima, ci scopava e basta. E come fai a sapere che non lo fa ancora? E poi che tipo è uno che va a letto con una ma non gliene frega niente?». «Te l’ha detto Jan che non gliene frega niente, di quella?» risponde Anita, cercando di mascherare il sollievo che le parole di Barbara le hanno dato. «Lasciamo perde, eh? Non ce stai co’ la testa, proprio!» conclude l’altra, rimettendosi distesa sul divano, a occhi chiusi. Pure Anita si siede di nuovo, per terra. Avvicina le labbra all’orecchio di Barbara e dice: «E se mi so’ innamorata?». Barbara apre di nuovo gli occhi, fissando l’amica da vicino. «Du’ gocce d’acqua te e tu’ madre, eh? Se c’è ’no stronzo nel raggio di cento metri, è vostro!». Anita si alza di scatto, raccoglie da terra lo zainetto e va verso la porta. «Lo vedi perché non volevo dirti niente, eh? Lo vedi?». Anche Barbara si alza dal divano e le va dietro. «Aspetta! Cerco solo di aiutarti! Quello non è per te! Ti farà male come gli altri!». L’altra si volta. «Ti sbagli. Io li conosco, quelli. Li conosco proprio bene. Daniel è solo troppo… inglese». «Vuoi dire che tutti gli inglesi so’ stronzi?». «Vaffanculo, Ba’!». «Eddai, aspetta!». Ma la porta è spalancata e Anita è sparita.
Il solo modo per coprirsi di foglie, Laura M. Leoni, Bookme. Daniel è mezzo inglese e mezzo italiano. È in Italia per l’Erasmus, come fanno da anni e anni tanti ragazzi europei. E si sa che l’Erasmus è una vera e propria esperienza di vita, non solo di studio, per quanto esso sia parte fondamentale della vita, ovviamente. È una prova, un test, un passaggio di considerevole rilevanza, un momento di crescita, un tuffo dove l’acqua è più blu, e le reti di protezione non sono granché solide. Camminando in cerca di sé può dunque succedere di incontrarsi. E di incontrare una passione senza freni. Di essere costretti ad abbandonare le certezze al caldo riparo delle quali ci si è crogiolati troppo a lungo. Così per Daniel, così per Claudia, donna insoddisfatta, così per Anita, formidabile cantante, straordinariamente infelice. Ma non ha senso vivere se non si può essere quel che si è, e non è mai troppo tardi per diventarlo, come recita una celebre frase: il romanzo è semplice, lineare, limpido, fluido, fresco, brillante, curato, credibile, non banale, coinvolgente. Da leggere.