di Gabriele Ottaviani
Sabato 21 marzo. Mi sveglio di prima mattina e mi accorgo che qualcosa è cambiato. Forse non è un caso se questo è il primo giorno di primavera, perché mi sembra di sentire una nuova linfa che mi scorre dentro. Il profumo della nuova stagione filtra dalle finestre, che sono aperte per facilitare il ricambio d’aria, la luce è un po’ più intensa e l’alba arriva prima; lo so perché spesso io mi sveglio prima del sole. Sono ancora dentro la mia bolla di plastica, ormai sono passati diversi giorni, ma ho trovato la mia dimensione. Per ascoltare la TV sfrutto una funzione avanzata di iPhone che si attiva con gli auricolari AirPods: basta premere un pulsante perché ciò che viene catturato dal microfono del telefono venga trasferito alle cuffiette senza fili. Un po’ come usare una microspia. Quando mi serve, indosso gli auricolari dentro il casco e mi faccio appoggiare il telefono vicino alla TV. In questo modo riesco a cogliere il senso di ciò che viene detto nei film, anche se non proprio tutto. Ho imparato a fare manutenzione al parabrezza che ho davanti agli occhi: lo pulisco regolarmente per essere in grado di leggere attraverso il velo di plastica.
La vita a piccoli passi, Luca Viscardi, Sperling & Kupfer. Ha ragione Viscardi, al secolo Gianluca Vegini, marito, padre, cinquantunenne, bergamasco, blogger e conduttore radiofonico: vivere, come recita il sottotitolo del suo libro, è trovare il coraggio di affrontare la paura. Che può avere tante forme. E si può avere paura di tante cose. Luca ha avuto paura di morire. Perché si è ammalato. Di Coronavirus. Per cui non esiste ancora un vaccino. Che ha fatto oltre trentasettemila vittime. Che ha inferto un colpo terribile a un’economia già provata. Che sta annichilendo il mondo e favorendo gli speculatori. Che ci ha tolto gli abbracci, i baci e i buffet (tanto che ci sono persino giornalisti o presunti tali che adesso assistono per intero alle proiezioni stampa e alle conferenze, non sapendo più cos’altro fare perché non ci sono tartine da ingollare…). Che ci ha fatto rimettere in ordine le priorità, perché davvero se non c’è la salute non c’è niente. La sua esperienza è quella di un sopravvissuto, che senza retorica racconta la sua verità, umana e semplice, un diario vibrante, una cronaca gentile e intensa: da leggere.