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“La seduzione”

download (2).jpgdi Gabriele Ottaviani

Di sicuro a te a scuola non ti rubavano il panino, non ti prendevano la cartella e la lanciavano dalla finestra, non ti rubavano il berretto e si mettevano in cerchio attorno a te passandoselo dall’uno all’altro mentre tu tentavi inutilmente di recuperarlo, di sicuro non ti davano pacche sulla nuca quando ti passavano accanto, ed è vero che non ti è mai successo che un compagno si mettesse a quattro zampe dietro di te senza che te ne accorgessi e che un altro ti desse una spinta sul petto per farti cadere di schiena e perché poi tutti scoppiassero a ridere? Di sicuro non ti hanno mai riempito la sacca da ginnastica di cardi, di sabbia, di merda, tu non eri di quei bambini a cui mettevano dei soprannomi di cui ridevano tutti, non ti hanno mai preso in tanti, fatto cadere, sollevato da terra tenendoti per le gambe e le braccia, portato verso un palo, messo in modo che il palo si trovasse in mezzo alle tue gambe, e non ti hanno mai tirato verso il palo per massacrarti i genitali, che risate, non ti hanno mai lasciato steso lì a contorcerti per il dolore e l’impotenza. A me succedevano queste cose, non molto di più che ad altri, per fortuna non ero quel ciccione con gli occhiali e non molto sveglio per il quale ogni intervallo era un martirio, che si sedeva accanto alla porta con la speranza di poter uscire di corsa non appena il professore dava per terminata la lezione però c’era sempre qualcuno attento a prenderlo e trattenerlo finché ai capetti non veniva in mente come torturarlo quella volta. Io non ero il ciccione con gli occhiali né quello con il labbro leporino, così la mia dose di umiliazione era quella normale, quella di un ragazzo fra i tanti. Ma sicuramente tu non sai nemmeno di cosa sto parlando.

La seduzione, José Ovejero, Voland, traduzione di Bruno Arpaia. Ariel è in quella terra di mezzo fra i cinquanta e i sessanta che inevitabilmente, come ogni età di transizione, induce a guardarsi, a meno di non essere completamente vacui, dentro e comporre dei bilanci: la sua esistenza di scrittore di un certo livello ma ormai spaventato dalla pagina bianca si trascina con una certa abulia, almeno finché nella sua vita non compare un giovane che vede in lui un mentore. Un giorno però il ragazzo subisce un’atroce aggressione, e a quel punto monta in lui un umanissimo desiderio di vendetta, in cui coinvolge anche Ariel: i piani spaziali e temporali iniziano a confondersi, e questo vibrante paradosso escheriano diviene un’imprescindibile esegesi sui tortuosi e torbidi meandri dell’animo umano e del desiderio. Da leggere.

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