di Gabriele Ottaviani
Aveva già mangiato. Goloso di tutto ciò che produce gioia…
La prigione di carta, Marco Onnembo, Sperling & Kupfer. Marito, padre, professore di scrittura creativa al college di Brownsville, Malcom King ha una solida formazione umanistica ma insegna in un mondo in cui la battaglia tra analogico e digitale è stata incontrovertibilmente vinta da quest’ultimo, tanto che i ragazzi che l’uomo si trova di fronte sono letteralmente incapaci di avvalersi di carta, penna e inchiostro, di scrivere a mano. La questione non è solo la perdita di un’importante abilità: del resto i mezzi non sono né buoni né cattivi, dipende da come ce ne si avvale. Ed è proprio questo infatti il punto: King teme che la conoscenza, e così le menti e le coscienze, possano in questo modo, visto che il predominio della digitalizzazione totale è un esclusivo appannaggio delle forze di governo, essere manipolate. E così… Distopico. Dunque tragicamente attuale. Ben scritto, ben congegnato, simbolico e trascinante, stimolante e profondo: da non perdere.